L’Italia è il principale Paese europeo a fronteggiare l’immigrazione? Decisamente no. A dimostrarlo sono i dati dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) sui flussi migratori via mare registrati nei primi dieci mesi del 2015. Dalle statistiche emerge, infatti, come il nostro Paese rappresenti soltanto la seconda meta di destinazione dei migranti, di gran lunga dietro alla Grecia.
Sulle 774mila 175 persone giunte via mare in Europa, infatti, più di 600mila sono quelle approdate nella penisola ellenica. Ad arrivare in Italia, invece, sono stati circa 140mila, 90mila dei quali in Sicilia (dato aggiornato al 30 settembre). Ma il dato che più stupirà, specialmente chi vede nella questione immigrazione un problema fuori controllo, è il raffronto con i dati del 2014: tra maggio e ottobre – il periodo tradizionalmente più interessato dagli sbarchi – sono stati poco meno di 114mila i migranti giunti in Italia, con una riduzione del 10,56 per cento rispetto all’anno precedente. Il calo nella Penisola raggiunge punte di quasi il 42 per cento se ci si concentra sui mesi di settembre e ottobre.
Ciò, tuttavia, non significa che il fenomeno immigrazione nel suo complesso non abbia avuto una crescita, ma semplicemente che essa sta riguardando altre aree dell’Europa. Il numero totale delle persone sbarcate a ottobre in Europa – 218mila 394 – è infatti quasi pari all’intero flusso registrato nel 2014 (219mila). La differenza sta nel fatto che il centro nevralgico si è decisamente spostato in Grecia: nella penisola ellenica, infatti, lo scorso mese sono arrivate 210.265 persone a fronte delle 7.432 di un anno fa.
È per questo che un’attivista come Nawal Soufi, ribatezzata la voce del Mediterraneo e che da anni era punto di riferimento per l’accoglienza dei migranti in Sicilia, ha deciso di proseguirela sua attività in Grecia. «La situazione dal fronte turco-greco si sta aggravando. Gli sos ormai sono all’ordine dell’ora, non più del giorno», dice l’attivista di origini marocchine, trapiantata a Catania quando era bambina. Da ormai due settimane, Nawal accoglie i migranti che, su gommoni e pescherecci, attraversano il mare alla ricerca della salvezza. Lei è a Lezvos, ma dà una mano a tutti barconi che la cercano e che arrivano a largo dell’arcipelago.
Soffermandoci sull’Italia, dai dati dell’Unhcr emergono altre riflessioni interessanti. Il numero dei minori non accompagnati approdati sulle nostre coste, nei primi nove mesi dell’anno, è stato di circa diecimila, con una larghissima maggioranza di maschi (90 per cento) e con un’età media di 15 anni. Tra gli adulti, il 24 per cento dei migranti sono donne. Quasi tutti, poi, partono dalla Libia (89 per cento), e questo secondo l’Alto commissariato potrebbe essere uno dei motivi del netto calo (- 80 per cento) di siriani – la nazionalità maggiormente rappresentata tra i migranti in Europa – che hanno scelto di raggiungere il continente tramite l’Italia: l’introduzione della richiesta di visto per i siriani da parte di alcune nazioni nordafricane, infatti, potrebbe aver indotto i rifugiati a prediligere altre rotte.
In tal senso, fino a luglio 2015, le richieste di asilo in Italia arrivano perlopiù dai nigeriani (18 per cento) e gambiani (12 per cento), seguiti da senegalesi, pachistani e maliani. Richieste che complessivamente negli ultimi due anni continuano ad aumentare: se tra il 2013 e il 2014, l’incremento fu infatti del 150 per cento, nei primi sette mesi del 2015 il numero è aumentato di un altro 30 per cento.
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