In esclusiva un pezzo di storia del Fondo Pensioni dell’ex Sicilcassa

IN QUESTA INTERVISTA GIOVANNI PITRE’ – UNO DEI PROTAGONISTI DI UNA PARTICOLARE STORIA DI UN’IDEA PENSIONISTICA SICURAMENTE ORIGINALE CHE VA IN SCENA IN SICILIA – RACCONTA IL PASSATO, DAL TENTATIVO DI VENDERE UN INGENTE PATRIMONIO IMMOBILIARE AI CREDITI VANTATI VERSO LA BANCA ORMAI SCOMPARSA. MA ANCHE IL FUTURO

La Sicilcassa è stata, insieme con il Banco di Sicilia, la banca dei siciliani per antonomasia. Questa banca poteva vantare un Fondo Pensioni che è sopravvissuto alla stessa Sicilcassa.

La storia di Questo Fondo Pensioni è stata tormentata. Ma è importante perché – in un momento storico in cui lo spirito di Bilderberg che aleggia in tutta l’Europa mette in discussione tanti diritti (in alcuni casi, persino diritti soggettivi) – indica una strada da seguire: quella di lavoratori che si riuniscono per costruirsi il futuro con le proprie mani.

Oggi abbiamo il piacere di intervistare Giovanni Pitrè, candidato alla carica di consigliere del Coniglio di amministrazione del Fondo Pensioni del Personale della ex Sicilcassa e componente della Lista Obiettivo Vendita. Pitrè è stato per anni all’interno degli Organi dello stesso Fondo Pensioni.

Ci parli della sua esperienza in questo Fondo.

“Ho avuto l’onore di rappresentare gli iscritti di questo Fondo per diversi anni e più precisamente per 12 anni a partire dal 1999, anno in cui questo Fondo fu riconsegnato agli iscritti dopo una breve parentesi di gestione commissariale necessaria al fine di adeguare lo Statuto alla nuova situazione, peraltro unica nel panorama previdenziale italiano dei fondi pensioni, venutasi a determinare a seguito della liquidazione della Sicilcassa spa e quindi in assenza dei consiglieri eletti dal datore di lavoro. La gestione commissariale, voluta dalla Commissione che vigila sui Fondi pensione era necessaria per capire se il Fondo godeva di buona salute e nello stesso tempo adeguare le norme statutarie alla nuova situazione”.

Esperienza intensa la sua?

“Certo, intensa e positiva in termini di rapporti umani e di accrescimento personale di questa tematica previdenziale che sembra interessare ai tanti soltanto nell’approssimarsi la data pensionistica. Anni difficili e di forte contrasto in cui le varie categorie di iscritti si confrontavano duramente per mettere a punto una riforma possibile che consentisse di attribuire nuove prestazioni ai tanti iscritti al Fondo alla luce delle penalizzazioni che il sistema della previdenza prevedeva un po’ per tutti i soggetti, ma che erano particolarmente onerose soprattutto per chi era ancora in servizio; basti pensare che il nostro Fondo Pensioni consentiva di andare in pensione, a totale carico del Fondo e con un sistema di calcolo migliorativo del regime INPS (o AGO) con un minimo di 25 anni contributivi, mentre per chi non aveva ancora maturato quel requisito minimo non era stata più consentita la possibilità di andare in pensione a totale carico Fondo. Inoltre era stato previsto il blocco del calcolo interno al 5/9/1997, al fine di determinare migliori prestazioni integrative rispetto l’AGO, creando di fatto un grande danno a chi era ancora in servizio e poteva ambire ad una evoluzione della propria carriera bancaria sopratutto in termini economici. Di contro i pensionati a quella data si erano visti congelare una parte della prestazione pensionistica non avendo più riconosciuta la perequazione della propria quota Fondo, mentre la quota AGO quindi a carico INPS veniva regolarmente adeguata. Proprio queste mancate prestazioni, che dovevano essere a carico Banca, erano state oggetto di una richiesta di rimborso (circa 178 milioni di vecchie lire) da parte dell’allora commissario Di Brina nei confronti della gestione della liquidazione della Sicilcassa spa, contenzioso credo, ancora in discussione anche se negli anni passati ricordo che c’era stato un timido segnale di soluzione della controversia ma a fronte di una cifra davvero irrisoria”.

Quindi siete riusciti nell’intento di mettere d’accordo le diverse anime all’interno del Fondo, dove ci sembra di capire che c’erano sostanziali diversificazioni in termini di aspettative?

“Anche qui, pur avendo avuto nella storia del Fondo rappresentanti di iscritti con aspettative profondamente diverse, nel 2008 sotto la presidenza Alaimo, si concretizzò una Riforma epocale che consenti in pratica di restituire ai pensionati la mancata perequazione dal 1997 ed a chi invece non aveva alcuna prestazione uno ‘zainetto’ previdenziale a ristoro della mancate prestazioni, ma il vero problema che ci siamo trovati allora e che sarà la vera sfida del nuovo Consiglio di amministrazione stava per manifestarsi…”.

Ci spieghi meglio.

“Per erogare le prestazioni legate al vecchio Statuto e le nuove migliorie stabilite dalla Riforma, peraltro votata dal 99% degli iscritti, si doveva dismettere l’ingente patrimonio immobiliare che il Fondo aveva accumulato negli anni iniziali. Si parla di circa 900 unità immobiliari posizionate prevalentemente nel territorio siciliano ad uso abitativo, ma anche uffici ed importanti plessi commerciali di particolare valore. Nel 2008, ottenuto l’ok al nuovo Statuto mediante referendum e la necessaria approvazione della Covip (la Commissione che vigila sui Fondi pensioni), che ha seguito con particolare attenzione l’evoluzione del nostro Fondo, quel Consiglio di amministrazione che realizzò la riforma bandì una gara pubblica di vendita dell’intero patrimonio immobiliare coadiuvata da un importante advisor, che purtroppo non ebbe l’esito sperato a causa della ormai conosciuta ‘bolla immobiliare’ che colpi sin dal 2007 anche l’Italia; in quei tempi iniziò una lunga serie di interlocuzioni con soggetti che, pur mirando alla acquisizione in blocco dell’intero patrimonio, denotavano una carenza di liquidità immediata che non consentì al Fondo di chiudere la compravendita”.

Peraltro, se non ricordiamo male, il sistema creditizio iniziava a contrarre le proprie operazioni di finanziamento creando ulteriori difficoltà al buon esito dell’operazione.

“Erano gli anni in cui ricominciò un fermento interno agli iscritti del Fondo con il delinearsi di linee contrapposte per la vendita del patrimonio immobiliare: chi voleva vendere in blocco cercando di accorciare i tempi della dismissione e chi invece chi vedeva nella vendita frazionata, immobile per immobile, la soluzione più semplice per iniziare a distribuire le risorse che via via si andavano a realizzare”.

Quindi un nuovo scontro tra gli iscritti?

“Sulla buona fede delle persone che cercavano una valida soluzione alla vendita io non ho alcun dubbio, ma fatta la prima asta, peraltro non andata a buon fine, fummo tacciati di volere mantenere la nostra poltrona di amministratori soprattutto da coloro i quali vedevano nella frazionata il ‘miracolo’ della vendita. Io non credevo e non credo che questa sia la soluzione migliore per il nostro Fondo, proprio alla luce della tempistica occorrente alla vendita e per questo non avevo posto la mia candidatura nella precedente consultazione, dove stravinse proprio la linea di indirizzo della ‘frazionata’ gestita da abili ricercatori di consenso elettorale. I fatti dimostrano che questi sostenitori della nuova modalità di vendita si sono dovuti scontrare con la dura realtà del mercato immobiliare: in tre anni hanno venduto meno del 10% dell’abitativo, vendendo sicuramente le unità immobiliari più appetibili con ingenti costi per la realizzazione della complessa vendita”.

Ci sembra di capire che da qui si arriva al programma ed alla sua candidatura nella Lista Obiettivo vendita.

“Proprio cosi! Insieme ad altri amici che condividono l’esigenza di pervenire ad una rapida vendita con la conseguenziale liquidazione delle quote minime che abbiamo promesso ad ogni singolo iscritto, abbiamo attinto una serie di importanti notizie dove si dimostra che negli anni bui della bolla immobiliare e più precisamente dal 2013 ci sono state importanti operazioni di compravendita di immobili commerciali in Italia e che i relativi compratori provenivano da nazioni come gli USA ed il Qatar, ma non solo. Leggendo la storia del Fondo e soprattutto di quello che noi reputiamo gli errori per la vendita, cercando di fare un’analisi asettica della situazione che abbiamo vissuto, crediamo sia necessario procedere all’azzeramento delle attuali costose consulenze andandoci a dotare di uno o più specifici Advisor internazionali che operano proprio in quei mercati dove la nostra crisi viene vista come possibilità di buoni affari, consapevoli del fatto che occorrerà consultare la nostra base di iscritti mediante referendum confermativo ove trovassimo un compratore che offrisse una cifra sostanzialmente diversa dalla valutazione dei nostri immobili”.

Ci vorrebbero, se abbiamo capito, nuovi advisor. Quanto costerebbero?

“Chiaramente i nuovi advisor avrebbero le loro commissioni soltanto a vendita avvenuta; da questa operazione noi pensiamo che ci potranno essere soltanto soluzioni positive per tutti e non soltanto per alcuni! Nel contempo pensiamo anche a rivisitare l’attuale struttura del Fondo, che ha certamente minori incombenze dovute al fatto che non si pagano praticamente più le ‘vecchie’ prestazioni legate al precedente statuto; anche qui occorrerà valutare attentamente la nuova situazione che si è venuta a creare in base alle primarie esigenze che ha il Fondo legate principalmente – ma oserei dire soltanto – alla vendita degli immobili”.

E l’importante credito vantato nei confronti della liquidazione delle gestione liquidatoria della Sicilcassa spa?

“In questo caso, se vendessimo tutto ed in fretta potremmo anche rivalutare positivamente, ma sempre dopo un referendum consultivo degli iscritti al Fondo che sono i veri proprietari di quelle somme, una eventuale soluzione concordata a saldo e stralcio”.

Un ultimo suo pensiero sui futuri amministratori. 

“Io credo che i nuovi amministratori dovranno interrogarsi ogni mattina su cosa occorrerà fare giorno per giorno per arrivare alla vendita totale degli immobili del nostro Fondo tramite la vendita in blocco, non escludendo le iniziative già poste in campo per la frazionata, evitando ove possibile inutili contrapposizioni interne che potrebbero sminuire l’azione importante che invece il nuovo Consiglio di amministrazione dovrà mettere in campo. A chi verrà eletto il mio migliore augurio di un buon lavoro”.

Redazione

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