In Area Didattica si discute

“L’avevamo detto” e non è Cassandra a parlare, ma l’Area Didattica.

 

Un’Area Didattica che sente la necessità di incontrarsi, di discutere e di ricostruire la vicenda a partire dal disagio dei professori.

 

La situazione della facoltà era da tempo precaria e il binario sbagliato è stato imboccato quando le politiche locali hanno perseguito il folle sogno del “quarto polo”, aprendo facoltà a grappolo d’uva. Facoltà, la cui fine oggi è nota a tutti.

E Lingue è quella che più consapevolmente delle altre facoltà si è battuta contro questa politica sconsiderata e che oggi, suo malgrado, ne paga le conseguenze.

I nodi, insomma, vengono da lontano e questo era stato preannunciato da tempo.

Ma la situazione resta attualmente fluida: una possibile apertura di un tavolo di trattativa tra Ateneo e Consorzio potrebbe ribaltare la situazione o il verdetto della vertenza di giorno 25, presso il tribunale ordinario di Catania, potrebbe far mutare gli scenari.

 

Proprio per questa incertezza la Facoltà non può dare indicazioni definitive agli studenti, assicura però che farà tutto il possibile per ridurre i disagi per gli iscritti e per le loro famiglie, anche se non saranno attivati gli insegnamenti per il primo anno. Il presidente di Area Didattica, prof.ssa Laudani, garantisce che gli studenti potranno comunque sostenere gli esami e portare a compimento i propri studi. Chi si iscriverà al primo anno ripetente, inoltre, non ha l’obbligo di frequenza, ma ha il diritto di frequentare. Per questo si potrebbero attivare, come supporto, dei tutoraggi  garantendo le lezioni per alcune materie e gli esami per tutte. 

Così come ci si augura di recuperare, tramite una variazione del piano di studi, la specialistica in lingue orientali, unica in tutta la Sicilia.

Tutte queste sono ipotesi chiaramente da sottoporre a verifica, in base alle condizioni che si presenteranno nell’immediato futuro.

 

Ma al momento i primi anni sono bloccati ed è sulla base di questo dato che la commissione didattica deve lavorare. Le conseguenze del blocco delle immatricolazioni sono notevoli: si tratterebbe di un “effetto domino” che colpirebbe non solo le materie dei primi anni, ma coinvolgerebbe anche i professori “strutturati”. La Commissione didattica sta infatti riorganizzando gli insegnamenti per il prossimo anno accademico, nonostante la fluidità del momento che potrebbe far ridiscutere il piano didattico.

 

Una cosa è comunque certa: il momento è critico. In attesa del verdetto della Magistratura e di scoprire se i primi anni partiranno o meno, rimane il nodo della legge 270 a dividere i professori. Alcuni ritengono che una più pronta applicazione avrebbe evitato il caos di questo periodo altri la considerano tout court un danno per il sistema universitario.  

Entro luglio la Facoltà deve sapere se questo blocco delle immatricolazioni è “provvisorio” o se, nei fatti, Lingue a Ragusa scompare.

Nessuno dei professori è disposto a rimanere in queste condizioni di estrema precarietà e solo una svolta politica può cambiare le sorti della nostra sede: chiudere i corsi sterili e aumentare le risorse nelle facoltà virtuose sembra essere l’unica soluzione. Ma da parte della Facoltà non devono comunque mancare una riflessione e una buona autocritica che portino sollievo non solo allo scoramento generale ma anche alla qualità didattica.

La Facoltà si rammarica di questo scontro tra i vertici dell’Ateneo e del Consorzio, ma è convinta che con un buon impiego delle risorse sia possibile superare il trauma e riacquistare un buon rapporto col territorio.

Senza però delle garanzie certe e degli investimenti adeguati e pluriennali è chiaro che il progetto a Ragusa morirebbe, con tutto quello che ne consegue. Insomma: per adesso – salvo  colpi di scena –  i primi anni restano chiusi, ma è necessario sapere al più presto se è possibile ripartire dopo questa gelata o se si dovrà scrivere in via definitiva la parola fine a questa esperienza.

Lucia Occhipinti

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