Imprenditore denuncia il pizzo, tre arresti «Cinquemila euro pi stari ‘nda paci»

«Cinquemila euro pi stari ‘nda paci». Il 10 maggio si sono presentati in due a chiedere il pizzo ad un imprenditore edile che lavora nel quartiere di Nesima a Catania. L’uomo, non catanese, avvicinato dalla Dia che aveva appreso del tentativo di intimidazione, ha deciso di denunciare. Sono scattate così, su disposizione della Procura della Repubblica, le intercettazioni ambientali e le videoriprese che hanno portato all’arresto in flagranza di Enrico Caruso, Pietro Cavallaro e Nicola Garufi. Tutti e tre pregiudicati, i primi due con condanne passate in giudicato per associazione mafiosa. «Non è un episodio di grandi dimensioni – spiega Luigi Lombardo, sostituto procuratore della Dda di Catania, che ha coordinato le indagini – ma è un caso paradigmatico di collaborazione tra cittadini e forze dell’ordine».

Le telecamere della squadra mobile hanno filmato l’ultimo tentativo di estorsione avvenuto due giorni fa. Giovedì pomeriggio i tre estorsori si sono presentati chiedendo all’imprenditore il pagamento di cinquemila euro «per mettersi in regola», in due rate: tremila euro subito, i restanti duemila a lavoro finito. «Non avrai più problemi, perché ci saremo noi dietro di te», hanno assicurato. A quel punto gli agenti della mobile sono intervenuti arrestando i tre. Enrico Caruso, 57 anni, era già stato condannato due volte per estorsione ed associazione mafiosa, in quanto appartenente al clan Santapaola-Ercolano. Era stato scarcerato nell’agosto del 2010. Anche Pietro Cavallaro, 56 anni, ha alle spalle una condanna per associazione mafiosa, organico del clan Sciuto-Tigna, per rapina e tentato omicidio Scarcerato nel 2003, è rimasto sotto sorveglianza speciale fino al 2006. Il più giovane dei tre, Nicola Garufi, 51 anni, ha scontato una condanna per rapina e omicidio a scopo di rapina ed era libero dall’ottobre del 2010.

«Dalle intercettazioni – sottolinea Giovanni Signer, dirigente della squadra mobile – emerge chiaramente che i tre erano i deputati al controllo di quel territorio, per conto di Cosa Nostra». Gli agenti della Dia di Catania avevano appreso del tentativo di estorsione ai danni dell’imprenditore, che, di fronte alla contestazione di determinati elementi da parte delle forze dell’ordine, si è deciso a denunciare. Il dirigente della mobile ha specificato che i tre fermati sono organici a Cosa Nostra, ma ha precisato: «preferiamo non indicare al momento a quale gruppo facevano riferimento».

[Foto di Ragnagne]

Salvo Catalano

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