La visita a Maletto è saltata all’ultimo giorno. Domenica 3 giugno Matteo Salvini, durante il suo tour in Sicilia nella duplice veste di segretario della Lega e ministro dell’Interno, ha rivoluzionato i piani iniziali per poter essere a Pozzallo, sede dell’ultimo sbarco di migranti. A farne le spese sono stati diversi candidati sindaco che aspettavano la visita del loro leader per godere dell’effetto trascinamento. Ma il numero uno leghista non ha voluto deludere Antonio Mazzeo, giovane aspirante alla poltrona di primo cittadino di Maletto e tra i primi politici siciliani ad abbracciare la Lega. Così, durante una pausa catanese, ha voluto registrare un video insieme a Mazzeo per invitare i suoi concittadini a votarlo: «Antonio lo porto nel cuore, conto su di voi e sulla vostra scelta di onestà, sicurezza e pulizia».
(intervento di Salvini a 1 h e 1 min circa)
Chi non aspettava di essere convinto è certamente lo zio del candidato, Mario Montagno Bozzone, condannato in passato a due anni per associazione mafiosa (pena scontata), a cui lo scorso febbraio si è aggiunta una condanna in primo grado all’ergastolo per omicidio. Una parentela pesante e nota ai vertici della Lega, perché già emersa all’indomani dell’exploit di Mazzeo alle elezioni Europee del 2014 e alla vigilia delle amministrative del 2015 quando il giovane leghista fu candidato sindaco nella vicina Bronte. In quell’occasione anche la neo ministra della Salute Giulia Grillo, del Movimento 5 stelle, oggi alleato della Lega, rilanciò dai suoi canali social la scomoda parentela.
Rispetto a quelle tornate elettorali, la novità è la condanna per l’omicidio di Giuseppe Gullotti, maturato all’interno della faida della mafia dei Nebrodi. Mario Montagno Bozzone è stato condannato perché avrebbe fatto da palo al gruppo di fuoco guidato dal fratello, Francesco Montagno Bozzone, esponente di vertice dell’organizzazione criminale vicina ai Carcagnusi, sopravvissuto miracolosamente a due agguati, in lotta contro Salvatore Catania, boss dei Santapaola. «I parenti non si scelgono», si è sempre difeso Antonio Mazzeo. Ma non è sfuggita la presenza di Mario Montagno Bozzone in prima fila al comizio di apertura della campagna elettorale dell’aspirante primo cittadino lo scorso 13 maggio. Giubbotto di pelle nera e occhiali scuri, in piedi davanti al palco ad applaudire il nipote acquisito. Bozzone è infatti il marito della zia di Mazzeo (la sorella di suo padre).
Nonostante la militanza ormai datata di Mazzeo tra le file leghiste, il commissario del partito in Sicilia, Stefano Candiani, ha scelto di non concedere il simbolo del partito, e il candidato sindaco ha dovuto ripiegare su una lista civica. Questo però non è servito a evitare l’endorsement ufficiale del ministro dell’Interno Salvini. Non solo. Mazzeo ha pure annunciato la presenza a Maletto giovedì 7 giugno di un altro leghista, il ministro dell’Agricoltura Gianmarco Centinaio. «Verrà e parleremo delle nostre fragole, io parlo coi fatti», ha scandito il giovane aspirante primo cittadino.
Del tour elettorale dello scorsa domenica del ministro Salvini, c’è un’altra immagine che ha destato perplessità: quella che lo ritrae a Rosolini, circondato da una fiumana di gente e accanto a Giuseppe Gennuso, deputato regionale originario proprio di Rosolini, arrestato ad aprile per voto di scambio politico mafioso. Dopo alcuni giorni il Tribunale del Riesame ha fatto cadere l’aggravante mafiosa, ordinando la scarcerazione del parlamentare che resta indagato per voto di scambio semplice. «Salvini non sa nemmeno che faccia abbia Gennuso», spiega Tino Di Rosolini, candidato sindaco sostenuto dalla Lega nel Comune siracusano.
Politico di vecchia scuola, Di Rosolini negli ultimi anni ha avuto come riferimento il governatore Nello Musumeci, per poi portare a termine – come sta avvenendo anche per altri esponenti del centrodestra siciliano – il processo di avvicinamento a Salvini. «Siamo la sezione più a Sud della Lega – dice il candidato sindaco – domenica abbiamo rivolto un invito pubblico a tutti i cittadini per la visita di Salvini, Gennuso è un deputato regionale di questa città, ma non era lì perché sostiene me. Gode di tutti i diritti politici e non gli si poteva certo inibire di stare lì. Ha dichiarato che in queste Amministrative sarebbe stato super partes e così è stato: i suoi candidati – conclude – sono distribuiti equamente in tutte le coalizioni, compresa la mia».
Riceviamo e pubblichiamo la replica di Antonio Mazzeo:
In riferimento alle accuse che mi rivolge un giornalista di essere parente di un soggetto condannato per associazione mafiosa, ossia il marito della sorella di mio padre, ci tengo a rettificare come non ho alcuna frequentazione col soggetto in questione. Ciascuno risponde delle proprie azioni e del proprio operato, altrimenti il 99% dei siciliani dovrebbe rinunciare a svolgere attività politica. Chi mi conosce sa come nel mio impegno politico ho sempre condannato il malaffare e la criminalità organizzata. La mia candidatura è trasparente e sostenuta da centinaia di cittadini liberi che hanno scelto me e il nostro programma: per caso sono mafiosi anche essi?
Come ho detto più volte, i parenti purtroppo non si scelgono, io non ho rapporti con questo zio acquisito, chi mi conosce, incluso lo stesso autore dell’articolo, mi descrive come un ragazzo perbene, come in effetti ritengo di essere considerato che inizio a lavorare con mio padre già alle cinque del mattino.
Per quanto concerne la presenza al comizio della persona in questione, non è stata invitata da me, si tratta di un soggetto a cui evidentemente la magistratura ha ritenuto di non applicare alcuna misura cautelare e quindi, per le leggi dello Stato italiano, è libero di recarsi dove ritiene.
Premesso quanto sopra, ribadisco la mia ferma condanna alla mafia, alla corruzione e a ogni altra attività illecita. Se sarò eletto mi batterò, probabilmente con motivazioni maggiori rispetto a tanti altri, affinché il comune di Maletto diventi un palazzo di cristallo e la nostra bellissima cittadina sia liberata da ogni forma di criminalità.
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