Il vecchio ordinamento non si tocca

In questi giorni per i corridoi del nostro monastero è circolato un leggero venticello…che ha fatto venire comunque i brividi ad alcuni studenti del vecchio ordinamento della facoltà di Lingue.

Si è vociferato, infatti, che tra un anno o giù di lì, tutti gli appartenenti all’ordinamento “pensionabile” sarebbero dovuti passare al nuovo, per conformarsi tutti in un solo piano di studi.

 

Inutile dirlo, su queste voci si sono create delle vere e proprie catene di S. Antonio, che ognuno ha arricchito come ha potuto, giurando magari di averlo sentito da un collega che era stato alla lezione “solennemente indetta” dal professore X per annunciare a tutti la triste verità.

 

Rimasto raggelato da tale inaspettato venticello mi reco alla segreteria di presidenza per trovare quiete ai dubbi che mi assalivano.

Mi sono bastati circa venti secondi per rendermi conto di quanto il passaparola fosse il mezzo di comunicazione più efficace al mondo, soprattutto quando si tratta di emerite e illustrissime “bufale”.

 

Con ciò il vecchio ordinamento è salvo, ma resta da constatare che effettivamente i “nonnini” all’interno delle mura della nostra facoltà fanno fatica ad andar via.

A chi attribuire la colpa? Tralasciando le chiacchiere portate agli orecchi dai venticelli, crediamo sia opportuno fare una seria analisi della scena.

La facoltà di lingue e letterature straniere accoglie ogni anno nelle sue aule circa 2000 iscritti, dei quali se ne laureano appena 30 circa all’anno. La colpa primaria di tale dato spetta sicuramente alla riforma Moratti, che taglia i fondi economici a scapito delle ore d’insegnamento per i professori e delle strutture, e fa aumentare i carichi didattici e le ore di studio per mandare i ragazzi ad accrescere l’esercito studentesco, perché effettivamente lavoro, alla fine dei conti, non c’è n’è per nessuno.

 

Se poi vogliamo essere tanto pignoli da cercare “il pelo nell’uovo”, possiamo dire che i ragazzi del vecchio ordinamento possono affibbiare la colpa agli esami scritti. Difatti questi esami, ormai temuti più di certi famosi professori, sono diventate delle vere e proprie bestie nere, che vietano l’uscita definitiva dal cancello del monastero. Tali esami, infatti, presentano alla resa dei conti, una discrepanza tra ciò che si è studiato (quindi comprese le ore di insegnamento) e ciò che si deve sapere per poter affermare di conoscere una lingua.

 

Tale problema atavico è passato da qualche tempo ormai alla seria visione della commissione didattica, che sta vagliando delle ipotesi di risoluzione, tenendo sempre conto dell’esiguo ammontare economico della facoltà. L’ipotesi più accreditata in questi giorni (ma sempre ipotesi rimane), è quella di creare degli organi di tutorato e di sostegno, dove gli studenti possano riprendere lo studio della lingua, monitorati costantemente da professori che seguano passo passo i loro miglioramenti e chiariscano dubbi ed errori ormai fossilizzati nelle menti. Il tutto contornato dalla possibilità di effettuare prove “in itinere” per il superamento degli esami.

 

Altra ipotesi è quella di aumentare il numero degli appelli scritti.

Quello che si può dire con certezza è che presto tutto sarà tamponato con efficacia.

Il nuovo ordinamento? Anche per questo ci sono novità, una revisione dei carichi di studio innanzitutto, ma ci riserviamo di delucidarvi pienamente su questo in un prossimo articolo.  

Salvo Angemi

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