Dal tempo lungo – spazio dilatato dove azione e pensiero trovavano il loro percorso che lentamente portava lontano – si è passati al tempo supersonico, quello che ci bracca in un tourbillon irrefrenabile. Una sorta di reazione a catena di mutamenti. Un frullatore dove vengono shakerate scoperte di ogni specie. Per fare un esempio calzante: ci sono voluti cinque secoli affinché l´innovazione di Gutenberg – che, attenzione, non ha inventato la stampa come schematicamente si scrive, ma i caratteri mobili singoli – dispiegasse a pieno le sue potenzialità; oggi ci vuole un attimo per creare valore aggiunto nel variegato universo dei supporti informatici. Una invenzione dopo l´altra in un infinito divenire. Questa affascinante e complessa galassia virtuale-reale è stata esplorata dalla giornalista Rosa Maria Di Natale, docente a contratto presso l´Università di Catania nel saggio “Potere di link”; sottotitolo: “Scritture e letture dalla carta ai nuovi media”.
Il libro chiuso di un tempo lascia il posto al libro aperto, a quell’opera collettiva che rimbalza freneticamente da un punto all´altro, da un uomo all´altro, coinvolgendo milioni di siti, miliardi di persone. Ormai nulla è mai definitivo. Un messaggio subito dopo l´immissione nel circuito viene aggredito, disossato, trasformato, ritorna al mittente con connotati modificati, per ripartire carico di altri contenuti. Questo in un flash e per infinite volte. Un montaggio e smontaggio continuo che lascia una scia di significati e di significanti.
La parola attraversa sabbie mobili in cui affonda, nuota, affiora, inabissa e riaffiora. L´autrice comunque facendo sue le teorie di Roger Fidler è convinta che in questa “mediamorfosi” «la quasi totalità dei cambiamenti continuerà a racchiudere in sé le esperienze del passato». Sicché il vecchio libro sopravviverà a questi assalti del web, ritagliandosi un suo spazio nei tre domini: broadcast (radio, televisione, convegenza web-tv), documenti (stampa, editoria, pagine web), comunicazione interpersonale. Ogni medium, infatti, non sorge dal nulla, ma affiora gradualmente dalla trasformazione del medium precedente. Solo che prima ciò accadeva nel tempo lungo, oggi nel tempo accelerato. «Lo sviluppo dell´editoria elettronica – scrive Fidler in “Mediamorfosi. Comprendere i nuovi media” – non dovrebbe essere interpretato come un segnale premonitore della fine dei media a stampa. Al contrario suggerisce che la stampa può trasformarsi in uno strumento ancora più versatile e popolare di comunicazione per il prossimo millennio».
Sembrerebbe una certezza quanto meno avventata l´assunto di Fidler, ma diventa più comprensibile con l´articolazione del suo pensiero: «Questa ipotesi di lavoro richiede però di accettare fino in fondo la visione secondo la quale i media a stampa non debbano più dipendere dall´inchiostro, dalla carta e dalle presse per continuare il loro percorso evolutivo». Chi vivrà vedrà.
Ci sono sembrati particolarmente interessanti due capitoli del libro. In uno si ribadisce l´influenza dei media non solo sulla problematica e sulle tecniche della comunicazione, ma sulla nostra vita tout court, sugli influssi diretti nel condizionamento del pensiero e dei comportamenti quotidiani. Nell´altro si rende merito agli scrittori che a livello istintivo hanno capito ai primi segnali la portata della valanga in arrivo: Celati, Tondelli, Ballard, Kundera, De Lillo, Cortazàr e Calvino. Di quest´ultimo viene opportunamente ricordato il decalogo della buona letteratura, cioè leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità e molteplicità.
La prefazione al libro è stata scritta da Enrico Escher, giornalista e studioso dei nuovi media, prematuramente scomparso. Di lui vogliamo ricordare una frase: «Libro di uno, libro di tutti, senza per questo perdere, il valore della sua “unicità”».
[Pubblicato su Repubblica Palermo 13/10/2009 con il titolo “Dalla carta alla Rete saggio sulla “Mediamorfosi”]
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