Il tour di Paolo Cognetti parte da Catania «Scrivere è come pescare, serve pazienza»

«Da fuori l’acqua nasconde i suoi segreti, ma un bravo pescatore è in grado di capire la profondità dal poco che si vede in superficie, di pazientare mentre tutto sembra immobile e di tenersi pronto. E di combattere». Parola dello scrittore milanese Paolo Cognetti, uno tra i migliori autori italiani di racconti, intervenuto alla libreria Vicolo Stretto di Catania nell’appunto settimanale dedicato alla letteratura. A moderare gli interventi di un pubblico vivace e coinvolto lo scrittore siracusano ma etneo d’adozione Daniele Zito, autore de La solitudine di un riporto (Hacca, 2013). 

L’iniziativa inaugura, proprio da Catania, la prima tappa del tour che porterà Cognetti in giro per tutta l’Italia a presentare il suo ultimo lavoro, A pesca nelle pozze più profonde. Meditazioni sull’arte di scrivere racconti (Minimum fax, 2014), un libro a metà tra il saggio e l’autobiografia. In realtà un divertente e abile gioco di rimandi tra l’autore e i suoi amati modelli letterari, in cui Cognetti rende partecipe il lettore del proprio apprendistato e che si propone come un veloce e utile prontuario per coloro che vogliano misurarsi con quella forma anomala e inquieta che è il racconto.

Dopo le raccolte Manuale per ragazze di successo (2004), Una cosa piccola che sta per esplodere (2007) e il romanzo Sofia si veste sempre di nero (2012), finalista al Premio Strega 2013, tutti editi da Minimum fax nella collana Nichel, attualmente la più pregevole collana di ricerca per la narrativa italiana. A pesca nelle pozze più profonde ci offre un ritratto dell’autore inconsueto e appassionante, un’educazione letteraria e sentimentale, in cui le intuizioni di teoria narrativa si mescolano agli episodi della vita dell’autore che sceglie l’arte paziente della pesca come metafora per svelare i segreti della composizione di queste forme brevi e illuminanti.

Cognetti è sicuramente uno dei migliori scrittori italiani di racconti e certamente il maggiore della sua generazione, quella dei trentenni, di cui ha raccontato le inquietudini e la precarietà, ma è anche autore di documentari e di reportage che illustrano la sua spiccata passione per il vagabondaggio e per la letteratura americana. New York, ritratta in New York è una finestra senza tende (2010) e in Tutte le mie preghiere guardano verso ovest (2014), città che frequenta assiduamente ormai da dieci anni, è lo scenario di pellegrinaggi solitari e misteriosi nel silenzio delle sue strade notturne. Così come la montagna, altra sua passione, protagonista del racconto autobiografico Il ragazzo selvatico (2013), un diario di eremitaggi.

Ma è il mistero il vero protagonista dei suoi libri e l’ingrediente di ogni buon racconto, come ha più volte ripetuto lo scrittore. E Sul mistero si intitola la prima delle tre parti in cui è diviso il libro, a cui seguono Ama i tuoi personaggi e Quattro storie di Sofia. Cognetti si è soffermato a lungo sui suoi maestri e ha indicato il valore della letteratura americana e le differenze tra questa e quell’europea e italiana, così come le differenze tra il romanzo, genere compiuto, e il racconto, frammento e pezzo di vita. Per la prima, snocciolando i nomi dei suoi autori (da Poe a Hawthorne a Hemingway a O’Connor, a Malamud a Salinger a Cheever, Paley, Carver, Dubus, Saunders, fino al nobel Munro) ha evidenziato il carattere barbaro e selvaggio di una letteratura nata al fuori da ogni tradizione e incline a raccontare più le esperienze che gli intellettualismi della tradizione. Per la seconda, contro l’egemonia del romanzo e la sua aspirazione alla compiutezza, ha chiarito come il racconto sia uno strumento di indagine della realtà e dei rapporti tra gli uomini o con le loro parti in ombra, una narrativa poco ambiziosa ma onesta. Autentici frammenti di modo, i racconti sono modi investigazione che lasciano al lettore la possibilità di interrogarsi. Sono le domande che i racconti suscitano a conferire loro valore: cosa hai visto? Cosa è successo? Perché è finito? Perché finisce così? Perché non c’è risposta?

Alfredo Nicotra

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