Il sogno-incubo di un lavoratore della formazione: un burrone dove precipiterà con tutta la sua famiglia!

QUESTO RACCONTO E’ PIU’ VICINO ALLA REALTA’ DI QUANTO SI POSSA IMMAGINARE E DESCRIVE LA COSCIENZA DI CIRCA 8 MILA DIPENDENTI DEL SETTORE BUTTATI AL LASTRICO DA DUE ANNI DI PREMESSE NON MANTENUTE DA PARTE DEL GOVERNO REGIONALE

Negli ultimi giorni l’attenzione mediatica sul settore della Formazione professionale ha avuto un’impennata dovuta allo shock del fallimento del click-day in tema di tirocini formativi.

La vicenda ha fatto passare in secondo piano la ‘macelleria sociale’ in atto nelle tre filiere formative: Oif, Interventi e Servizi. Aumenta il malumore dei lavoratori, convinti che sia tutta un’unica regia quella di tirare fuori sistematicamente un motivo per distrarre l’attenzione sui fallimenti politico-gestionali del Governo del presidente Rosario Crocetta e dell’assessore alla Formazione, Nelli Scilabra.

Ripercorriamo l’emergenza sociale attraverso il racconto di un lavoratore assalito dal quotidiano incubo di non potercela fare.

Nel presentare il contenuto del sogno avvertiamo la necessità di sottoporre ai tanti lettori la nostra chiave di lettura attraverso una breve premessa al racconto che contribuisce ad attualizzare il quadro apocalittico del settore.

Di seguito le nostre considerazioni, che sintetizzano le sollecitazioni di tantissimi lettori pervenute in redazione negli ultimi giorni.

Il sogno rievoca l’incubo quotidiano che assilla migliaia di operatori della Formazione professionale.

La caduta nella voragine, immaginata nel sogno, simboleggia una certa aria di rassegnazione che spinge sempre più i lavoratori e le loro famiglie verso la povertà economica e sociale.

C’è grande umanità descritta nel sogno/incubo. Quell’umanità che il Governo regionale del presidente Rosario Crocetta ha perduto strada facendo. O forse non l’ha mai avuta. L’indifferenza di fronte a certi fatti conferma una certa cattiveria sociale certamente non prevedibile per tutti coloro che avevano dato fiducia al governatore contribuendo ad eleggerlo con il loro voto nel lontano 28 ottobre del 2012.

Due anni di ritardi nell’erogazione del finanziamento che tiene bloccati gli stipendi dei lavoratori non è forse un atto di cattiveria sociale?

Lasciare ‘scolare’ al sole i lavoratori incatenati per protesta contro i ritardi dell’Amministrazione regionale nell’emanazione dei mandati di pagamento correnti e nella chiusura dei rendiconti, che libererebbero le spettanza già maturate negli anni precedenti, non è forse cattiveria sociale?

Creare false aspettative con riunioni fiume e impegni solenni sottoscritti con le parti sociali per poi non cambiare nulla e licenziare d’ufficio i 1800 lavoratori degli Sportelli multifunzionali, non è forse cattiveria sociale?

Giocare con il Ciapi di Priolo, come fa il gatto con la volpe, coltivando il convincimento negli operatori della Formazione professionale che ci può essere un futuro nell’ente strumentale della Regione siciliana accedendovi attraverso progetti come ‘Spartacus’ o ‘Prometeo’, per poi scoprire che è tutto un bluff, non è forse cattiveria sociale?

Ed allora, prescindendo dai reali motivi che abbiano spinto il presidente Crocetta, l’assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, l’assessore al Lavoro, Giuseppe Bruno, la dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale dei dipartimenti Lavoro e Formazione professionale, Egidio Ortisi, legale rappresentante del Ciapi e la dottoressa Patrizia Monterosso, segretario generale della presidenza della Regione siciliana, il sogno/incubo, lo ripetiamo, racconta fedelmente il disagio sociale, oltre che economico, di 8000 famiglie inspiegabilmente spinte nel burrone della disperazione.

Non durerà a lungo questo macabro spettacolo, ne siamo convinti. Come ogni cosa della vita prima o poi finirà ed allora si potranno tirare le somme e misurare i danni. E solo a quel punto chi ne è responsabile è giusto che paghi.

Pubblichiamo di seguito la lettera/sogno/incubo che non deve impressionare, ma dare il senso reale del disagio sociale, oltre la ‘macelleria sociale’ che ha una sola matrice: il governo Crocetta.

Per ragioni di privacy il lavoratore ha chiesto al giornale di restare anonimo.

Ero all’Assemblea regionale siciliana, gli uscieri guardavano i loro orologi rolex con uno sguardo attento come se seguissero attimo per attimo l’avanzare delle lancette, l’aria era pregna di un odore sulfureo, i cosiddetti deputati erano in contemplazione ed erano parecchi, forse mancavano solo i 5 Stelle, fatto di poca rilevanza, sicuramente erano a manifestare da qualche parte.

Un prete in ginocchio con il rosario in mano recitava frasi in latino – “Ecce Crucem Domini, fugite partes adversæ!” -. (Ecco la Croce del Signore, fuggite potenze nemiche!).

Il centro del cortile era vuoto, al suo posto appariva una voragine simile a un’entità misteriosa.

Ad una estremità di questo enorme cratere si ergeva imponente una figura ectoplasmatica i cui contorni erano quasi indistinti, di colore nero fumo, con due enormi ali che la facevano sembrare imponente. Intorno a questa maestosa figura, come in una corte, si intravedevano delle figure femminili che ridevano in maniera garbata e complice, sembrava che volessero compiacere questa strana creatura.

Mi avvicinai, cercando di avere una visuale più distinta, perché non riuscivo a capire cosa stesse succedendo e soprattutto non riuscivo a percepire se la scena fosse reale o frutto della mia fantasia. Ad ogni modo lasciai questi pensieri e incominciai a focalizzare quanto davanti a me si presentava.

La figura alata stringeva fra le mani un flauto e uscivano dallo strumento delle note che riempivano l’aria di una melodia incantata, che dava a chi l’ascoltava una falsa sensazione di vivere in armonia con il creato.

Alle sue spalle vedevo una massa indistinta di figure umane in file ordinate e con lo sguardo assente, rassegnato a ciò che li attendeva. Ad un tratto questa folla umana mi apparve più nitida e la sorpresa per me scioccante fu il constatare che molti di quei volti erano a me noti ed era stranissimo vederli tutti non in tensione, ma quasi sorridenti, come consapevoli che ciò che li attendeva era finalmente la fine di un incubo e l’oblio delle sofferenze che avevano subito durante gli ultimi anni della loro vita, un lasciarsi alle loro spalle umiliazioni, inganni, promesse mai mantenute … Molti erano accompagnati dalle loro famiglie e alcune donne tenevano in braccio i loro figli, la cui unica colpa era quella di essere nati.

Erano i colleghi della Formazione raggruppati in tre file. Quello che accumunava tutti era la dignità, forse l’unica cosa che non poteva loro essere tolta. Incominciavo piano piano a capire che stavo assistendo all’ultima scena di un dramma annunciato.

La melodia del flauto veniva sfiorata ad intervalli regolari da una voce umana ed echeggiava come per incanto fra le pareti del palazzo. Gli uscieri come notai seguivano con tempismo perfetto le cadenze della voce che gridava:

Oif … Interventi … Servizi … Ognuna di queste parole, gridate con un’imperiosità accattivante, facevano avanzare la filiera di appartenenza della Formazione e subito dopo si sentiva un tonfo dovuto all’effetto della caduta in quella voragine che sembrava non avesse fondo.

La mia mente veniva scossa da quelle voci che tuonavano come colpi di cannone, ma che venivano addolcite da quella melodia che pareva dire – questa è la Rivoluzione! c’è lo chiede il nuovo mondo! – e il riecheggiare di quelle voci di appartenenza si fondeva con il suono sino a diventare armonia di un brano grottesco e accattivante.

Soffermai lo sguardo su volti a me familiari, Giuseppe, Pietro, Giorgio, era il loro turno, una forza misteriosa mi spingeva verso quel baratro.

Quei volti, che sembravano assenti, ad un tratto diventarono animati e le loro braccia prima penzoloni presero vita, invitandomi a seguire la loro dolce fine. Ero combattuto tra due forze… e la prima, quella che mi tratteneva, piano piano, si faceva sempre più debole, il ritmo delle voci lo sentivo sempre più forte e mi rimbombava nelle orecchie fino a farlo diventare assordante, le donne vicino al mostro alato sogghignavano e come sirene intonavano un canto di requiem che mi invitava verso quel baratro.

Non potevo rassegnarmi a quella fine, non volevo, non potevo lasciare la compagna della mia vita, mia moglie, da sola. Avevamo lottato insieme tutta la vita, avevamo creato con enormi sacrifici una famiglia. E i miei figli? Che ne sarebbe stato?

Il più piccolo frequentava ancora il Conservatorio e il grande…. Mentre pensavo a queste cose il mio sguardo si pose proprio su di lui, era in fila con gli altri senza nessuna espressione, rassegnato a quello che stava avvenendo.

“Emanuele! Fermati!”, gridai, ma la musica impediva alla mia voce di raggiungerlo. Gridai ancora più forte: “Fermati in nome di Dio!”.

Ad un tratto mi sentii schiacciato dalle mie responsabilità, come se fossi stato io a guidare i suoi passi verso quella fine rassegnata. Ai fianchi della fila vi erano i sindacati che davano istruzioni su come era più agevole buttarsi nel burrone.

Infatti avevano trovato l’accordo con le donne che circondavano quella strana creatura: tutto si doveva svolgere con la massima correttezza, avendo avuto la garanzia per i loro adepti che gli sarebbe stato concesso l’ultimo saluto ai familiari. Credetemi, non fu facile ottenere questo risultato, però ‘alla fine la spuntarono’. Per molti fu un gran conforto sapere che, grazie a loro, potevano essere assistiti fino alla fine, la loro assistenza garantiva una fine rassicurante e indolore.

Ad un tratto il mostro alato smise di suonare e con mano ferma roteò il flauto verso la fila che si fermò all’istante, era come aver dato un comando preciso, così potei notare che il flauto aveva una forma strana, in realtà era una tibia trasformata in strumento di morte.

Il mostro alato si mise al centro della voragine riempita di corpi senza vita ed iniziò il suo discorso:

“Oggi stiamo assistendo al trionfo della mia Rivoluzione!

La nostra amata Isola verrà ripulita da questa massa di persone che rappresentano un ostacolo ai nostri progetti futuri. Da Messina a Trapani, da Palermo ad Agrigento e così nelle altre province non vi saranno superstiti nella Formazione, non resterà più nessuno! Azzereremo la Scuola, i servizi, le imprese! (e se mi dimentico qualcosa suggerite e provvederemo).

Abbiamo introdotto nelle amministrazioni Politici e Burocrati altamente selezionati, si tratta di figure alle quali è stata richiesta particolare competenza e una cultura simile alla mia, capacità di prestidigitazione nell’oratoria, al fine di poter dire tutto e il contrario di tutto.

Ebbene siamo all’epilogo. Tutto è compiuto”.

Riprese il suo flauto e continuò quella melodia che riusciva ad incantare e a fare avanzare la fila di turno.

In quel momento si aprì un varco e riuscii ad afferrare mio figlio che stava scivolando verso il baratro, la presa era forte, ma perdevo terreno, sudavo per lo sforzo, ma anche per quello che stava succedendo, imprecavo e sudavo, il terrore si era impossessato del mio corpo, mi misi a urlare, ma ad un tratto da lontano sentii una voce che mi chiamava con tonalità sempre più crescente, era mia moglie che come un angelo mi appariva per dirmi:

“Svegliati! Oggi è un altro giorno”.

A questo ci avete ridotto! A fantasticare sulla nostra fine! Maledetti!

Ma che ci crediate o no, verrà il giorno della Giustizia e a dominare la scena sarà il Signore, che per la sua grande bontà e misericordia permette ancora che convivano gli onesti e i disonesti, i buoni e i cattivi, sì, perché rispetta la libertà di tutti e aspetta con divina pazienza che ogni suo figlio si decida, alla fine, di fare buon uso dei doni più grandi e più belli che ci ha dato: l’intelligenza e la libertà che sono proprio quelli che ci rendono a Sua immagine e somiglianza.

In quel giorno però il tempo sarà scaduto, sarà infatti la fine dei tempi e i suoi angeli faranno la mietitura: il grano verrà conservato e la zizzania sarà buttata nella fornace ardente dove sarà “pianto e stridore di denti”.

Alla fine giustizia sarà fatta da Colui che è la Giustizia, da Colui che è l’autore della vita, da Colui che la può dare e la può togliere!!!

Ciò che sembra irreale, per il fatto di essere soprannaturale, è più reale di ciò che vediamo e tocchiamo, ossia di ciò che percepiamo con i nostri sensi.

Non ci credete?

Aspettate e vedrete!

 

 

Giuseppe Messina

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