Il senso dei Betty Poison per la musica

Presenza costante nella scena del rock internazionale, i Betty Poison sono Lucia Rehab (voce e chitarra), Nunzio Falla (chitarra) e Tiziano Mollica (batteria). Suonano incessantemente in tutta Italia e all’estero, solcando palchi di rinomata importanza: dall’Heineken Jammin’ Festival (che hanno vinto nel 2007 e per il quale concorrono anche quest’anno) ai Magazzini Generali di Milano, dove lo scorso febbraio hanno aperto il concerto delle Hole, la band storica capitanata da Courtney Love. “Sono state loro a sceglierci” – ci racconta Lucia –  “e Courtney Love si è anche complimentata con noi”.

 

Lucia, come è stato suonare per una band così importante?

Temevamo molto il confronto e, soprattutto, che la gente si scocciasse a sentirci, come di solito accade per i gruppi che aprono i grandi concerti. Invece, il pubblico ha risposto benissimo, urlando le nostre canzoni e sostenendo anche noi.

 

Le Hole sono tra i vostri riferimenti musicali. Vale anche per i Prodigy, di cui aprirete un concerto in Belgio, la prossima estate?

Apprezziamo molto il loro lavoro, ma non sono paragonabili alle Hole, che per noi sono un riferimento fondamentale. Anche se c’è una cosa che non condividiamo dell’ indi-rock d’eccellenza: lo snobismo nei confronti del rock più popolare. Come se diventare troppo famosi fosse una colpa.. E’ un pregiudizio! I nostri riferimenti musicali, infatti, variano molto: da Lou Reed a Patti Smith, dai Nirvana ai Cure. E’ chiaro che se un gruppo underground rimane fedele a se stesso è da apprezzare; ma se riesce anche a farsi seguire da milioni di persone, forse è perchè in quel momento storico il gusto medio si è elevato.

 

Avete dei riferimenti musicali anche nel panorama attuale?

I Luminal sono dei veri poeti: un talento! Oltre alla stima, ci lega anche una profonda amicizia. E lo stesso vale per i Pandora. Quando gareggiamo insieme, non esiste competizione, anzi ci sosteniamo a vicenda.

 

Siete appena rientrati da L’Aquila…

Sì, è stato fantastico. Ci siamo esibiti a Case Matte, un ex ospedale psichiatrico. La gente vive in condizioni terribili, ma con noi è stata meravigliosa. Ciascuno ha subito almeno un lutto, ma per loro come per tutti la musica continua ad essere vita.

 

Vi siete presentati al pubblico come i Betty Ford Center. Poi cos’è successo?

Il Betty Ford Center è il centro di disintossicazione di lusso fondato negli USA da Betty, la vedova del Presidente Ford. E’ probabile che abbiamo urtato la loro sensibilità, infatti hanno inibito i nostri video sia su youtube che su myspace. A quel punto, abbiamo preferito evitare qualunque questione legale e modificare il nostro nome. Tanto noi e la musica siamo sempre gli stessi.

 

Anche la vostra composizione originaria è cambiata. Mi riferisco al vostro chitarrista attuale..

Era il 2007. Avevamo già vinto il Suburban Live Set a Catania e l’Heineken Jammin’ Festival. Ed è stato allora che abbiamo scelto Nunzio, che avevo sempre apprezzato sia umanamente che professionalmente. E’ un chitarrista sensibile, melodico e con i miei stessi riferimenti musicali. Con il suo ingresso siamo diventati un trio in perfetta simbiosi, umana e musicale.

 

Al di là delle vostre origini, comunque, nei vostri brani il tema della malattia mentale ritorna spesso (vedi Mrs Borderline, Psicovicious..)..Come mai?

La malattia ha fatto parte della mia vita. Da giovanissima sono stata in terapia per qualche anno, ma è tutto superato. Psicovicious, in particolare, tratta della Sindrome di Stoccolma, ovvero della dipendenza che si può sviluppare nei confronti di qualcuno che si ama ma che ti tratta male. Nel video, quella persona è rappresentata da un coniglio nero; lei lo ama e lo sposa, ma ne esce nell’unico modo possibile: il manicomio.                                                                                                     

Con “Paris Hilton up  your ass”, invece, avete “dedicato” un brano anche alla sorella di Paris Hilton…Quanto vi sentite distanti dal mondo pop e dalle sue icone dell’ ultimo decennio?

Totalmente! A me fa schifo chi espone solo un concetto: il nulla! Le tante Paris Hilton del momento sono famose solo perché sono famose, cioè perché compaiono sul video e non perché abbiano fatto qualcosa.

 

In una recensione recente su di voi, Cristiano d’Agata ha scritto : “I Betty Poison più che classe, hanno le palle”…

La classe non c’è proprio. E’ una presa di posizione totale contro ciò che è chic, o meglio contro un valore globale che svuota la sostanza. La classe è misura; un filo di profumo di Cocò Chanel è misura. Noi siamo contro questa eleganza misurata. Siamo disturbo, eccesso; e non per scelta. Semplicemente perchè se sei attratto naturalmente da qualcosa, non puoi amare il suo opposto. Noi amiamo la naturalezza di Anna Magnani, per cui non possiamo essere attratti dalla compostezza di Chanel.

 

D’Agata parla anche di “malessere che cola” dalle tracce di Poison for you, il vostro nuovo album. Di che malessere si tratta?

Il malessere è la conseguenza dell’essere vivi e lucidi. La realtà è fortemente abrasiva e, se la senti fino all’osso, è necessario evadere, sfogarsi. La musica non mi convince che ci sia un senso esistenziale, ma riesce a dare senso a me stessa.

 

Come vi ha accolto il mercato musicale estero?

L’estero ha acquisito degli assunti che in Italia sono ancora impensabili. Qui ci  chiedono ancora perchè cantiamo in inglese. E’ chiaro che è una forma di espressione. Ma è una domanda sintomatica di chiusura e arretratezza. Inoltre, all’estero la gente va molto più facilmente ad assistere all’esibizione di un gruppo che non conosce; qui è più difficile, anche se noi ormai abbiamo la nostra fetta di pubblico. In Italia, inoltre, il rock è ancora avvertito come simbolo di trasgressione, come un male da tenere nascosto. I nostri video, infatti, sono passati sì anche su Rete4, ma di notte. Poi, però, nel pomeriggio la tv si riempie di contenuti osceni ed idioti!

Antonia Maria Arrabito

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