Con la nomina del giudice per le indagini preliminari di Roma Nicolò Marino a procuratore aggiunto di Caltanissetta, deliberata ieri dal plenum del Consiglio superiore della magistratura, il processo Montante potrebbe essere spostato a Catania. Marino, infatti, è parte civile per uno degli episodi contestati e, per legge, in questi casi il procedimento deve essere celebrato nel capoluogo etneo.
La questione è stata sollevata oggi in aula, nel corso dell’udienza del maxi-processo con 30 imputati nati dall’inchiesta sul sistema Montante, dall’avvocato Giuseppe Dacquì che è il difensore di diversi imputati. Per la vicenda, che è una tranche dell’inchiesta sull’ex leader di Sicindustria, già condannato in appello in abbreviato a otto anni per corruzione, per rivelazione di notizie coperte dal segreto d’ufficio e favoreggiamento, è in corso il dibattimento di primo grado davanti al tribunale di Caltanissetta a carico di esponenti delle forze dell’ordine, imprenditori e politici.
«Si dice che in Italia non c’è la certezza della pena – ha detto Dacquì nel corso dell’udienza – invece non c’è la certezza del diritto. Avevo sollevato la questione in quanto persona offesa è il dottore Marino che, al tempo dei fatti, era in organico alla procura di Caltanissetta. Il gup e il tribunale l’avevano rigettata perché non svolgeva funzioni, visto che in quel momento ricopriva la carica di assessore. Vista la nuova nomina quale procuratore aggiunto, faccio rilevare che è inopportuno che il tribunale continui a svolgere attività istruttoria in questo distretto». Alla richiesta dell’avvocato Dacquì si sono associati il pubblico ministero Maurizio Bonaccorso e tutte le parti. Il tribunale, presieduto da Francesco D’Arrigo, ha accolto l’istanza e ha rinviato il processo al 19 dicembre.
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