Il presidio degli studenti al Vittorio Emanuele III «È più significativo essere qui che in aula bunker»

«Per noi essere qui oggi davanti ai cancelli dell’industriale è importante e significativo tanto quanto essere dentro a quell’aula bunker che si trova a pochi metri da qui. Anzi, forse lo è ancora di più». C’è fierezza nelle parole della giovanissima Laura, studentessa del liceo classico Garibaldi, che ha deciso di sposare l’idea lanciata dal Movimento studentesco dei picciotti, insieme a Potere al popolo e al comitato No Muos-Palermo di riunirsi in un presidio davanti alla scuola Vittorio Emanuele III. Quella divenuta, suo malgrado, nota alle cronache dei giorni scorsi per la vicenda della professoressa d’italiano sospesa per due settimane, Rosa Maria Dell’Aria. La docente è stata accusata di non aver vigilato rispetto a un video realizzato dai suoi studenti, in cui questi accostavano la promulgazione delle leggi razziali nel ’38 al decreto sicurezza voluto recentemente dal vicepremier Matteo Salvini. Che in questo momento si trova proprio a pochissimi metri dal presidio dell’industriale, all’interno dell’aula bunker dell’Ucciardone. Mentre a fare da contorno ai numerosi striscioni affissi dagli studenti ai cancelli della scuola ci sono transenne e agenti delle forze dell’ordine che osservano silenziosi. 

La sua presenza in città in una giornata come questa ha destato non poche polemiche, sull’onda delle quali gli studenti della scuola di via Duca della Verdura hanno deciso di presidiare i cancelli dell’istituto per manifestare il loro dissenso. «Appoggiamo in pieno la causa della manifestazione di oggi – dice, infatti, anche Francesca, un’altra studentessa del vicino Garibaldi -. Tutti gli anni non sono mai mancata al corteo pomeridiano fino all’albero Falcone, quest’anno però ho deciso di seguire anche questo appuntamento di mattina, andando un po’ oltre le consuete commemorazioni di rito». A spingerla a essere presente stamattina, insieme alla compagna di classe, è stata soprattutto il caso della prof Dell’Aria. «Ho seguito la vicenda che ha coinvolto questa insegnante, il comportamento che lo Stato ha avuto nei suoi confronti mi è sembrato eccessivo, non meritava quello che le è accaduto».

La necessità di fare memoria, questo 23 maggio, sembra andare inevitabilmente a braccetto con l’esigenza di manifestare il proprio dissenso verso gli atteggiamenti di uno Stato percepito come sempre più autoritario e intollerante. «Soltanto il fatto che sia tutto accaduto a pochi giorni dal 23 maggio già basterebbe, l’omertà non dovrebbe esistere, soprattutto in un giorno come questo, reso forse nel tempo addirittura ipocrita da chi durante l’anno si comporta in un modo troppo autoritario andando contro la libertà degli altri semplicemente per vantaggio personale – insiste la studentessa, alludendo ad alcuni politici attuali -. Questa iniziativa ci dimostra che è proprio questo che sta capitando, non so se definirlo propagandistico, ma di certo un atteggiamento del genere viola gli articoli 21 e 33 della Costituzione e si pone contro la libertà d’espressione. E, per citare un caso recente, addirittura contro quella degli studenti di una classe, quelli che sono alle prime armi nel loro percorso di formazione di un pensiero critico». 

Silvia Buffa

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