Il presidente Crocetta presenta il Patto per la Sicilia «Vale più delle Olimpiadi, ma noi non diciamo no»

Mille e cento cantieri, per un piano che «a differenza di quanto accaduto a Roma, non ci fa paura». Così il governatore Crocetta presenta questo pomeriggio il Patto per la Sicilia, siglato insieme al premier Matteo Renzi qualche settimana fa ad Agrigento. Crocetta descrive nel dettaglio il piano, assicurando che garantirà «la manutenzione di tutte le strade principali e secondarie dell’Isola». 

E lancia subito un parallelismo con le Olimpiadi a cui la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha detto no. «La programmazione complessiva del Patto con il Sud ammonta a 7,5 miliardi – afferma -, oltre due miliardi sono per opere cantierabili già nel 2016-2017. Sono un po’ più delle somme per le Olimpiadi. Cosa avremmo dovuto fare? Avremmo dovuto dire che non volevamo queste opere per i rischi nella gestione? La scommessa si fa con la trasparenza e con i patti di legalità, che faremo coinvolgendo le forze dell’ordine per sottoporre a monitoraggio costante queste opere».

A questo proposito, il governatore avanza l’idea di «istituire una regia di monitoraggio. Si tratta  – spiega – di tantissimi progetti, è fondamentale un coordinamento, una cabina che abbia al suo interno competenze diverse, dall’ingegnere, all’avvocato, al burocrate, fino all’amministrativo che conosce le procedure. Noi non possiamo perderla questa scommessa, immagino che entro metà ottobre istituiremo la task force». 

Una previsione sull’avvio del primo cantiere? «Dipende dai Comuni», risponde Crocetta che passa ad analizza i criteri di scelte degli interventi. «Abbiamo fatto una programmazione in base alle aree di crisi – aggiunge il primo inquilino di Palazzo d’Orleans -. Sulle scelte delle opere, quello lo decidono i Comuni: un sindaco ci comunica le sue priorità e su quello noi ci basiamo. Dal mio punto di vista si tratta comunque di cantieri, perché per intervenire su una chiesa o su una piazzetta, bisogna in ogni caso aprire un cantiere. Molte riqualificazioni urbane sono interventi sui beni culturali, ma abbiamo voluto che venissero inserite anche le periferie. È importante la chiesa, ma anche il campo sportivo del quartiere popolare, che spesso è l’unica attività che possono svolgere i giovani di quel quartiere».

Il Patto intercetta 343 dei 390 Comuni siciliani, ma in molti casi (130) si tratta di interventi che interessano più Comuni, come per quelli che riguardano fiumi e strade. «Lo scorso mercoledì, in giunta abbiamo definito la graduatoria degli interventi – sottolinea Crocetta -. Gli assi sono incardinati in base alle priorità della Sicilia: il primo asse è quello del Territorio-Ambiente, a cui sono destinati circa la metà dei 2,3 miliardi da spendere entro il 2017. È stata una nostra scelta precisa, per prevenire frane ed erosioni costiere». Le maggiori risorse del Patto (quasi 600 milioni di euro) sono destinate al dissesto idrogeologico, mentre 462 milioni andranno a interventi per il settore acque e rifiuti. Oltre 200 milioni di euro per il settore delle infrastrutture strategiche viarie, 193 milioni per gli interventi sui beni culturali, 175 milioni per la viabilità, 163 milioni per la riqualificazione urbana, 152 milioni per le aree industriali, 120 per il territorio, 60 all’edilizia pubblica, 50 per i contratti di sviluppo e per l’impiantistica sportiva, 45 alle infrastrutture portuali, 23 al turismo, 8,5 alla ricerca, 3,1 per l’energia alternativa.

Crocetta risponde anche alle critiche mosse negli scorsi giorni sul finanziamento destinato a Gela: «Che scandalo fa il finanziamento della piscina per Gela? Non ha un valore sociale di riscatto in una città fortemente degradata? Mi dispiace che io mi debba difendere per un intervento da sette milioni per una città, che è la quinta per dimensioni nell’Isola, su un piano da sette miliardi». A quanti invece hanno criticato la lista delle opere, denunciando che fossero già state precedentemente finanziate, Crocetta replica precisando più volte che «dietro quell’elenco c’è un lungo lavoro, per questo ringrazio tutti coloro che ci hanno lavorato perché ci sono voluti anni per mettere insieme tutto».  

Miriam Di Peri

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