PUO UN PREMIO NOBEL PER LA PACE VOLERE UNA GUERRA SUL MODELLO BUSH-IRAQ? DIVENTEREBBE UN DUCA DI VALENTINO A STELLE E STRISCE IN SALSA PIRANDELIANA
In queste ore molto calde, mentre Barack Obama sta meditando se e come sferrare lattacco alla Siria, ci si domanda, non senza una ragione, se, nella sua vita, lattuale presidente degli Stati Uniti dAmerica ha avuto la fortuna di leggere le opere di Luigi Pirandello. Perché di pirandelliano, in Obama, cè veramente tanto: a cominciare dal fatto che lui, premio Nobel per la pace, sta pensando se iniziare una guerra.
Nel cinismo del potere le due cose si conciliano. Per quello che Obama dovrebbe rappresentare non soltanto per gli Stati Uniti dAmerica, ma per i tanti Sud del mondo le due cose dovrebbero essere inconciliabili.
Cè, poi, un altro elemento che fa riflettere. E questo non è pirandelliano, ma machiavellico. Il pensatore italiano che, nel secolo decimo sesto, era diventato scienziato dellazione umana, insegnando ciò che gli uomini fanno e non quello che avrebbero dovuto fare, apprezzava i metodi del duca di Valentino.
Una variante di questi metodi, non esattamente morali, è stata valorizzata da Bush quando ha attaccato lIraq di Saddam, sulla base di prove mai esibite.
Forse, nel caso di Obama – e nellattacco che dovrebbe sferrare l’America alla Siria – il presidente Usa, invero poco machiavellicamente, si è incartato nelle prove che inchioderebbero la Siria di Assad quale responsabile delle stragi con armi chimiche.
Ma anche in questo caso, le prove tardano ad arrivare. Sulla rete, ormai da giorni, circola la notizia che il leader della Russia, Putin, avrebbe le prove che la Siria di Assad, con luso delle armi chimiche, non centrerebbe proprio nulla.
Trattandosi di siti un po corsari, la notizia non ha avuto grande risalto. Oggi, però, sui giornali – noi labbiamo letto sul Corriere della Sera on line – Putin invita Obama ad esibire le prove della responsabilità della Siria di Assad nelluso delle armi chimiche.
Se un uomo prudente e calcolatore come Putin lancia questa sfida, ebbene, quello che hanno scritto i siti nei giorni scorsi non doveva essere, poi, così campato in aria. Un leader come quello russo, di solito attentissimo in ogni mossa, non lancia una sfida così importante senza carte nelle mani.
Tutto questo accentua il carattere pirandelliano di Obama che, da presidente progressista, si ritrova a dover dare risposte ai settori più conservatori del suo Paese: i mercanti di armi (interessatissimi alle guerre, perché solo se ci sono guerre, possibilmente lunghe, loro fanno grandi affari) e i potentati che vorrebbero entrare in Siria per iniziare a minare le basi della Russia, magari soffiando sul fuoco dellIslam fondamentalista.
Cosa, questa, come osserva giustamente il presidente del Venezuela, Maduro, che si risolverebbe anche in unondata di terrorismo che non risparmierebbe lEuropa, incasinando ulteriormente larea delleuro.
foto di prima pagina tratta da news.panorama.it
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