Il ponte pedonale, un problema di coerenza

E’ difficile potersi lamentare con chi “sta sopra” quando chi “sta sotto” fa lo stesso.
E’ ancor più difficile sperare le cose possano cambiare quando i giovani di oggi diventeranno i grandi di domani, principalmente perché i grandi ideali che spesso accompagnano l’adolescenza, vengono ripetutamente traditi nei fatti, nei piccoli egoismi quotidiani.

Non mi riferisco alle divergenze di opinioni tra chi non vorrebbe farsi imporre regole inutili e demagogiche e chi invece ne stima l’effetto psicologico, né mi riferisco a chi vorrebbe raccogliere i rifiuti separatamente per facilitare il riciclo in una città ove i bidoni per la raccolta differenziata vanno e vengono, come le mode.

C’è un caso molto più semplice, di banale educazione civica, che è sotto gli occhi di tutti quotidianamente e anche in questo caso nessuno vi fa caso, tutti subiscono, tutto tace, e la situazione peggiora.

Qualche anno fa il Comune investì centinaia di milioni di lire per costruire un ponte pedonale di fronte la Cittadella universitaria. D’altronde dove la massima affluenza è tra persone tra i 18 e i 30 anni si suppone che poche debbano essere le eccezioni, pochi non siano in grado di salire e riscendere le scale, e proprio per quei pochi è rimasta la possibilità di premere un pulsante per trasformare il semaforo in rosso.

Eppure sembra che gli unici a salire le scale di questo ponte siano gli emulatori di “3 metri sopra il cielo”, pronti a lanciare i loro messaggi d’amore a tutta la città, alternati al più da qualche messaggio più “educativo” come quelli lasciati ultimamente da Addio pizzo.

Centinaia di milioni di lire spesi solo per offrire una bacheca pubblica a chi non ha migliori mezzi di comunicazione.

A tutti gli idealisti, a tutti quelli che non vogliono credere un mondo migliore non sia possibile, il mio appello.

Se credete di avere dei diritti non violate quelli degli altri. Qualcuno si lamenta della disparità di trattamento tra personale e studenti nei parcheggi della Cittadella, come se perché una lezione abbia senso non ci sia bisogno di entrambi (professori e studenti), ma come può lamentarsi costui se poi gli stessi studenti non rispettano il diritto di altri abusando di quel pulsante pedonale?

Se credete che l’Amministrazione sprechi dei soldi, non fate sì che quanto è stato speso per quel ponte vada sprecato, usatelo.

Se credete che in Sicilia si spenda troppo per la sanità, che le assicurazioni siano troppo care, prendete quel ponte ed evitate che chi sta a lezione o vive nelle case di fronte debba ogni settimana sentire, almeno un paio di volte, ruote stridere contro l’asfalto seguite da un bel botto. L’abuso del ponte causa incidenti.

Se credete che stiamo inquinando troppo, che bisognerebbe ridurre gli sprechi, provate a pensare quanto carburante viene sprecato ogni giorno per quel rallentamento, ormai praticamente costante in tutte le ore diurne, causato da quel semaforo troppo spesso giallo/rosso (ogni riferimento alla partita di domenica è puramente casuale). Pagate per andare in palestra e non siete in grado di salire una quarantina di gradini? Provate a pensare quanto può essere il petrolio consumato in più ogni volta che quel semaforo non è verde…

Per una singola macchina sicuramente poco, che sono 5 millesimi di litro? Nulla. Eppure la matematica è terribile… quel semaforo che diventa giallo e poi rosso farà rallentare una cinquantina di macchine per ogni senso di marcia. Ecco, se vogliamo quantificare ogni volta che premete quel pulsante state facendo consumare mezzo litro di benzina. State facendo spendere a qualcun altro 1000 lire.

E se questo semaforo divenisse rosso ogni 3 minuti? Per 10 ore al giorno? Siamo già a 200 litri! 200 giorni l’anno? Siamo già a 40.000 litri di benzina sprecata. Questo il costo approssimativo dell’egoismo.

Quando salirete le scale la prossima volta, ricordatevi, a ringraziarvi oltre ai vostri glutei, è l’aria che respirate, è l’economia, è il vostro futuro.

Francesco Mascali

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