Il Piano triennale passa, ma senza la linea A del Tram A rischio l’intero finanziamento da oltre 700 milioni

Il Piano triennale delle opere pubbliche si è finalmente sbloccato, ma senza la linea A del Tram (Stazione centrale – Stadio) e quindi senza il finanziamento da oltre 700 milioni di euro previsto per realizzarla. La linea tranviaria è stata infatti stralciata ieri sera con un emendamento votato a maggioranza dal consiglio comunale. Una notizia a due facce: da una parte l’approvazione del triennale 20-22 consente di sbloccare cantieri e lavori previsti anche nel triennale 21-23, con le gare d’appalto che possono partire così in tempi rapidi per scuole, asili, illuminazione pubblica e altre opere importanti. Dall’altra che segna un passo d’arresto per il progetto della rete del tram, che si vede così privata della sua spina dorsale, sempre ammesso che si riesca a mantenere il finanziamento per il resto dei prolungamenti delle linee esistenti.

Un dato questo che al di là dell’aspetto politico, con il tram diventato elemento centrale e ossessivo della guerra senza quartiere tra la nuova maggioranza e la nuova opposizione, che ha di fatto paralizzato l’attività amministrativa negli ultimi mesi, ha fatto suonare un campanello d’allarme in associazioni ambientaliste e sindacati. A partire dalla Cisl. «Non ci interessa la bagarre politica che sta sullo sfondo della bocciatura del progetto del tram al centro di Palermo che avrebbe consentito di ridurre il traffico in una delle vie più percorse dalle auto della città, e che ben si sposava con una logica di sviluppo green eco-compatibile che dovrebbe guidare le scelte di ogni amministrazione locale – dice il segretario generale Leonardo La Piana – Ciò che seriamente temiamo è che questo scontro di natura politica pre-elettorale non fa per niente guardare al bene collettivo e dunque a quello della vita quotidiana dei cittadini».

«La decisione di ridurre l’estensione del nuovo servizio tranviario è una scelta anacronistica – risponde Legambiente con la presidente palermitana Vanessa Rosano – Ricordiamo ai consiglieri che hanno bocciano la linea A, che viviamo nella città meno sostenibile d’Italia, come risulta dal rapporto Legambiente Ecosistema Urbano 2021, nel quale si evince che i servizi per una mobilità ecologica non raggiungono la sufficienza per una città metropolitana e che i cittadini e le cittadine sono ancora fortemente legati all’utilizzo del mezzo privato. Occorre mettere in atto ogni azione a favore dell’abbassamento di emissioni per contrastare i cambiamenti climatici in atto, e sì, anche il tram è uno strumento che va in questa direzione. Bisogna abbandonare scelte come questa che vanno contro i bisogni di una città dalle tante periferie e la salute delle persone». 

E poi c’è Giusto Catania, l’assessore alla Mobilità, che ha parlato di «pugnalata inferta alle spalle della città di Palermo» e ha ricordato che i consiglieri che hanno bocciato la Linea A sono gli stessi che l’hanno votata nel piano triennale dal 2017 a questa parte, con chiaro riferimento ai pezzi della vecchia maggioranza orlandiana transitati dall’altra parte della barricata, consiglieri di Italia Viva su tutti. 

«Su questo progetto si sono costruite menzogne e mistificazioni – dice Catania – Per questa ragione da due anni mi è stato sistematicamente impedito di parlare di tram in Consiglio comunale. Evidentemente non volevano che ci fosse qualcuno in grado di smontare il loro castello di bugie.
Ieri è stato buttato un finanziamento pubblico di 800 milioni di euro, come hanno scritto e spiegato bene i dirigenti del Comune di Palermo. Sarebbe stata una boccata di ossigeno per migliaia di lavoratori e per l’economia cittadina.
Evidentemente, mentre nel mondo si afferma la necessità di una transizione ecologica, questi consiglieri palermitani vogliono una città affogata dalle automobili, dall’inquinamento, dal rumore.
Ieri notte si è consumata una delle pagine più buie nella storia della città. Mentre qualche consigliere comunale esultava, in modo plateale, da qualche altra parte gruppi di potere hanno festeggiato».

Gabriele Ruggieri

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