Il Pd tra Lombardo e Pio La Torre

Mentre, di giorno in giorno, vengono fuori notizie sempre più strane sulla commistione impropria tra sanità pubblica e campagna elettorale, sembra essere passata in secondo piano una vicenda che, invece, è un po’ più grave: l’inchiesta giudiziaria che coinvolge il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, per il quale il Gip el Tribunale di Catania ha chiesto l’imputazione coatta, ipotizzando due reati piuttosto pesanti: il concorso esterno in associazione mafiosa e il voto di scambio aggravato.

Nei primi giorni, quando la notizia è venuta fuori, c’è stato un po’ di ‘annacamento’ tra le forze politiche siciliane. Si è parlato, in modo generico, di interruzione anticipata della legislatura e, magari, di elezioni ad ottobre. Poi l’argomento è stato elegantemente archiviato. Insomma, la mafia, ormai, è una sorta di ‘convitato di pietra’ della politica siciliana. Non ci resta che prenderne atto. Non possiamo avere tutto dalla vita. Meno che mai una politica – e magari una campagna elettorale – senza mafia. Pazienza.

Quanto alle iniziative per tenere le istituzioni al di fuori dalle ‘dinamiche’ politiche e mafiose, beh, quelle possono pure aspettare. Tant’è vero che la prossima settimana Sala d’Ercole terrà un bel dibattito sulla vicenda giudiziaria – cioè personale – del presidente della Regione. La cosa ci sembra anche giusta: in fondo, la mafia, dal 2001 ad oggi – stando a quello che ci dicono le indagini della magistatura – avrebbe partecipato ‘attivamente’ alle due elezioni dirette dei presidenti della Regione. Prendiamone atto e partecipiamo tutti con ‘passione’ al prossimo dibattito d’Aula. Chissà, magari emergeranno cose interessanti per la ‘politica’ siciliana, così ‘sensibile’ a certi argomenti, se è vero che ha anche organizzato una giornata parlamentare dedicata a questa vicenda.

La settimana politica che si apre domani presenta tanti spunti interessanti e solo apparentemente contraddittori. Se il 24 aprile l’Assemblea regionale siciliana, come già accennato, ci delizierà con il dibattito sulla vicenda giudiziaria del presidente Raffaele Lombardo, negli stessi giorni la politica siciliana dovrà commemorare – e supponiamo dovrà farlo anche Sala d’Ercole – la figura di Pio La Torre, il dirigente del Pci trucidato dal piombo mafioso la mattina del 30 aprile del 1982, cioè trent’anni fa.

Per il Pd siciliano – o meglio, per gli eredi del Pci dell’Isola confluiti nel Pd – ci sarà il classico trenta e due ventotto, come si dice dalle nostre parti.

Vedremo, così, negli stessi giorni, i dirigenti siciliani dell’ex Pci ‘accanto’ a Lombardo in Aula (se è vero che dello stesso governo Lombardo sono gli ‘azionisti di maggioranza’) e, contemporaneamente, impegnati a commemorare La Torre, ucciso dalla mafia. Insomma, un poco di qua e un poco di là, come nella migliore tradizione del ‘consocitivismo’ comunista.

Quasi una ‘nemesi storica’, per certi dirigenti dell’ex Pci siciliano, un tempo sempre pronti a ‘stigmatizzare’ i ‘cedimenti’ dell’ala ‘migliorista’ del partito ai settori ‘inquinati’ della società siciliana. ‘Miglioristi’ che – e chi scrive, per questione anagrafica, ne è testimone – non sono mai arrivati ai livelli di certi personaggi che oggi fanno il bello e il cattivo tempo nel Pd siciliano. Anzi, se proprio la dobbiamo dire tutta, i cosiddetti ‘miglioristi’ della Sicilia degli anni ’80 erano molto più seri, perché le cose – che potevano anche non essere condivisibili – li facevano alla luce del sole, assumendosi le responsabilità politiche.

Stando a quello che ci risulta, sarebbero già stati mobilitati ortopedici, fisiatri, osteopati e anche maghi per prendersi cura dei dirigenti del Pd siciliano, di provenienza comunista, che dovranno cimentarsi in contorsioni micidiali per barcamenarsi tra il diavolo e l’acquasanta…

In tutto questo la prossima settimana si attende con ‘trepidazione’ il pronuncimento del commissario dello Stato. Che, a occhio e croce, dovrebbe impugnare dai due terzi alla metà della manovra omnibus approvata dall’Ars.

Su questo fronte registriamo altre novità ‘interessanti’. Come la presa di posizione dei sindaci siciliani che, alla buon’ora, con ‘appena’ sei giorni di ritardo (sarebbero quindici e forse anche venti se consideriamo la ‘gestazione’ della manovra), si accorgono che i ‘concorsi per precari’ sono una burla. Possono esistere i ‘concorsi per precari’? E dove sono i soldi per ‘stabilizzare’ 22 mila precari nei Comuni siciliani?

Insomma, la prossima settimana ci sarà da divertirsi.

 

 

Giulio Ambrosetti

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