Il passaggio alla Camera ha generato un’altra vittima tra gli emendamenti alla legge elettorale, forse meno noto rispetto alle tanto discusse quote rosa, cioè quello relativo al voto per i fuorisede. Presentata dal deputato di Scelta civica Pierpaolo Vargiu, la proposta verteva sulla possibilità di recarsi alle urne anche per studenti, lavoratori e cittadini fuorisede. A determinare la bocciatura hanno contribuito in misura determinante i 216 no del Partito democratico, legato all’accordo di maggioranza che ha previsto la bocciatura di ogni modifica al pacchetto dell’Italicum. «Dopo tante parole questo è il risultato». Stefano La Barbera, presidente del comitato Io voto fuorisede, non nasconde la delusione che a oltre una settimana dalla discussione in parlamento dilaga tra i sostenitori della causa. «Si è persa un’occasione storica per introdurre questa riforma».
«Anche quelli che nella discussione hanno dichiarato che si trattava di una misura positiva poi hanno votato contro», racconta amareggiato il giovane palermitano. Nelle ultime settimane era scattata una sorta di caccia al parlamentare per convincere i singoli deputati del valore della riforma. Alla fine Fratelli d’Italia, Movimento 5 stelle, Scelta civica e Sel hanno votato compatti il sì all’emendamento e anche la maggior parte dei leghisti (11 su 14) ha dato il proprio assenso. Forza Italia e – soprattutto – il Pd hanno invece affossato sotto il peso dei no la proposta. «Da quella parte del Pd che rappresenta i 30enni ci aspettavamo di più – afferma La Barbera – Sta facendo una pessima figura anche nei confronti degli stessi parlamentari che si sono impegnati con noi», costretti ad adeguarsi (con qualche eccezione, 19 i sì e cinque gli astenuti) alla linea imposta. «Il Pd aveva un accordo complessivo sulla riforma elettorale», replica Livio Gigliuto, presidente dei Giovani democratici siciliani. Il suo gruppo, a livello nazionale, è promotore di una proposta simile a quella lanciata dal comitato. E il giovane renziano catanese è fiducioso sul risultato finale: «Sono ottimista, anche per le dichiarazioni del ministro Boschi».
Il ministro per le Riforme Costituzionali e per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi subito dopo la votazione ha garantito che «il Governo valuterà delle soluzioni tecniche per accogliere la possibilità di far votare anche coloro che si trovano all’estero temporaneamente o fuori sede in Italia». Questo attraverso un ordine del giorno che «impegna il Governo a valutare lopportunità di prevedere ulteriori iniziative normative che rendano possibile lesercizio del diritto di voto per i cittadini che si trovano in luogo diverso da quello di residenza in territorio italiano e per i cittadini temporaneamente domiciliati all’estero». «Non è chiaro se verrà presentato un emendamento al Senato (nei prossimi giorni la riforma verrà discussa a palazzo Madama, ndr) o un decreto legge», precisa Stefano La Barbera.
Certo è che il prossimo appuntamento elettorale è quello per le europee di maggio. Consultazioni che – ancora una volta – potrebbero escludere oltre 800mila elettori. «Se il Governo vuole dare un segnale forte di cambiamento deve intervenire adesso. Prima dei 35 anni, generalmente, non si hanno stabilità lavorativa e certezze – prosegue – Non avremo mai una rappresentanza». Quella che manca, secondo La Barbera, è «la volontà politica». Se la proposta dovesse essere nuovamente rimandata, conclude, «non so con quale faccia potranno parlarci di coinvolgimento dei giovani e chiederci di votare per loro».
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