Il party degli idioti

I Nonlinear si definiscono semplicemente come degli idioti che fanno musica. Molto semplice, non c’è molto da dire. Idioti che mescolano punk ed elettronica, satira e ironia con estrema disinvoltura. Sono diseducativi, maleducati e forse anche sporchi. Con queste premesse, il duo torinese composto da Vito e Luca è stato ospite dei microfoni di Slash Band.

Ciao Vito, benvenuto ai microfoni di Radio Zammù. Cominciamo da un curiosità. Perché vi definite come degli idioti sul vostro sito?
Perché oggi è un po’ ironico essere definiti degli idioti. Per noi è un vanto, andiamo fieri di questa definizione in un Paese che al momento non è molto ironico. Troppo spesso mi sembra tutto troppo gratuito. A noi piace divertirci con poco, per questo ci piace giocare con il pubblico quando suoniamo dal vivo. Prendiamo palline, trombette e spazzoloni per condividere, oltre alla musica, queste che sembrano sciocchezze.

Niente di più indicato visto il prossimo arrivo del Carnevale? Avete in programma qualcosa di particolare per i prossimi concerti, compresa la tappa di Catania?
Proprio con questi piccoli spettacoli, i nostri ‘Carnival Party’ abbiamo intenzione di realizzare un mini tour nel sud Italia. Cominceremo proprio da Catania questo piccolo giro, sperando di coinvolgere tutto il pubblico dello Zo.

Tutte le canzoni del vostro album sono accomunate dalla medesima lunghezza, tre minuti e trentatré secondi? C’è una scelta precisa?
È semplice idiozia. In una sera di delirio in sala prove, all’inizio della composizione del disco, abbiamo deciso di optare per questa scelta, consci di non sapere a cosa andavamo incontro. È stato un po’ un lavoro da monaci, ma non c’è una significato specifico, nessuna cabala nella scelta della durata. Era solo uno scherzo fine a sé stesso.

Tornando alle vostre origini, la periferia piemontese, qual è il vostro rapporto con l’ambiente che vi circonda?
È molto difficile. Vedi, noi siamo musicisti in attività da molto tempo, anche se prima singolarmente. Finché non abbiamo voluto fare insieme un esperimento, che infatti abbiamo chiamato ‘esperimento popolare’, cioè cercare di portare della musica che fosse frutto di uno studio, di una sperimentazione, di un impegno, per renderla fruibile ad un pubblico composto dagli abitanti della nostra città, dai nostri amici, dai nostri simili, gente senza una certa preparazione musicale. Per questo abbiamo cercato di celere gli elementi più tecnici dietro quelli che potevano facilitare l’ascolto della nostra musica. Questo modo di pensare ci ha portato fuori dalla periferia: non ci capita più di suonare in un posto piccolo come Grugliasco, anzi difficilmente suoniamo in Italia negli ultimi tempi.

Suonate poco in Italia perché avete la fortuna di girare mezza Europa. Esperienza esaltante la vostra.
È partito tutto come un gioco, per riprendere un po’ il discorso affrontato in precedenza. Abbiamo cominciato a cercare delle date in giro proponendo più che un concerto un vero è proprio spettacolo, cercando di coinvolgere l’organizzatore a realizzare una festa piuttosto che un concerto che utilizzasse semplicemente due casse e pochi strumenti. La gente si è affezionata molto a questa iniziativa e si è creato un circuito che nello scorso anno ci ha permesso di realizzare oltre sessanta date in oltre dodici paesi europei. Questo ci ha permesso di interfacciarsi con delle culture totalmente diverse dalla nostra, che mai avevamo pensato di poter raggiungere, e di far ascoltare la nostra musica frutto di un modo di pensare, appunto, provinciale e italiano, a gente che così non è.

Girare il mondo esportando la propria musica è un esperienza unica. Vi permette la sopravvivenza oppure fate altro nella vita?
Io personalmente faccio altri due lavori, perché fare il musicista non paga a sufficienza. Tra l’altro, io e Luca abbiamo trovato lavoro insieme e tutte le mattine ci occupiamo di gestione logistica di eventi culturali per organizzare spettacoli e concerti. Nel pomeriggio entrambi passiamo ai nostri secondi lavori prima di rivederci in sala prove per suonare.

Cambio di ospite, adesso parliamo con Luca. Per te una domanda più accademica, quasi da Accademia della Crusca, sulle scelte linguistiche dei vostri pezzi, in particolare dei vostri titoli come ‘Sentt Qst’ o ‘Stacce’. Da cosa deriva la scelta?
Per quanto riguarda i testi bisogna ringraziare Val, il nostro cantante, che scrivendo mischia un po’ di romanesco con l’inglese e persino il neo melodico. La scelta dei titoli gioca un po’ con il cattivo uso dell’italiano dei social network, e non solo. Molti termini romani sono rubati al nostro produttore che spesso le utilizza nel suo linguaggio corrente. È una persona molto divertente e a noi piace riprenderlo.

Oggi più che mai è d’obbligo la nostra domanda fissa. Il nostro gioco che consiste nell’accostare il nome del vostro album ‘Sei Mejo Te’ con il titolo di un libro, un live, un film, un album italiano o straniero e, solo per oggi, con una posizione del Kamasutra?
Il libro da associare è ‘L’origine della specie’ perché vedo il progetto Nonlinear sempre in evoluzione. Il film lo dobbiamo decidere insieme ed è ‘Un sacco bello’ di Carlo Verdone. L’album è ‘Hello Nasty’ dei Beastie Boys. Il live è sicuramente Woodstock, sebbene non eravamo presenti quel giorno. La posizione è forse la risposta più semplice, ovviamente la 69.

Chiudiamo ricordando la successione delle date dei vostri concerti. Dopo la data del 3 marzo a Catania, dove sarete?
Dopo Catania, nei successivi giorni saremo a Messina, Catanzaro, Marina di Gioiosa Jonica e a Gallico, entrambe località in provincia di Reggio Calabria. Per tutto il resto, restate in contatto con noi su internet. Non mancheremo di aggiornare i nostri siti.

francescocurro

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