«L’Antimafia? È scritta nella Costituzione»

La Carovana Antimafie riparte. Per la sedicesima volta. Zaino in spalla, due furgoni e via. La prima volta fu nel 1994 da un’idea dell’Arci Sicilia: dieci giorni di viaggio da Capaci a Licata, seguendo un percorso a tappe che, a un anno e mezzo dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, si proponeva di raggiungere coloro che lavoravano in prima fila per la legalità democratica, la giustizia e la crescita sociale del territorio, ma anche di sensibilizzare le persone, promuovere impegno sociale e progetti concreti.

Da allora la Carovana ha percorso tanta strada, si è arricchita di esperienze e di voci. Dal 1996 è copromossa insieme all’Arci da Libera, coordinamento di oltre 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, impegnate sul territorio con l’obiettivo di costruire sinergie politico-culturali e organizzative capaci di diffondere la cultura della legalità, e Avviso Pubblico, rete di amministratori di comuni, province, regioni e comunità montane che promuove azioni di prevenzione e contrasto all’infiltrazione mafiosa nel governo degli enti locali e aggrega quanti manifestano interesse per i percorsi di educazione alla legalità democratica.

La Carovana è, inoltre, divenuta nazionale e internazionale. Anche quest’anno, infatti, per la seconda volta, il percorso della Carovana nei suoi 17.440 chilometri toccherà oltre a tutte le regioni italiane, anche Corsica, Francia, Svizzera, Albania, Bosnia, Bulgaria e Serbia. Il fenomeno mafioso non è circoscivibile territorialmente – tende anzi ad essere sempre più presente nell’economia dell’Italia settentrionale e dell’Europa continentale – ed è importantissimo che un laboratorio itinerante di animazione sociale che opera per trasmettere la cultura della legalità e della giustizia, costruendo luoghi di aggregazione, spazi di socialità, relazioni tra le persone e le reti comunitarie e inventando continuamente nuove forme per combattere il degrado e la marginalità sociale, continui ad allargare di volta in volta i propri confini.

Il progetto di quest’anno – partito il primo marzo da Roma, prima delle 123 tappe previste fino al 4 giugno, che vedrà la conclusione del viaggio a Corleone – è stato presentato presso la Federazione nazionale della stampa italiana. A sostenerlo anche il contributo di Unione Europea, Cgil, Cisl, Uil, Arciragazzi e Banca Etica. Tra gli intervenuti, don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che ha sottolineato il ruolo svolto dall’associazione nel globalizzare la presenza di una società civile responsabile, per esempio con l’impegno per la confisca dei beni di proprietà della mafia e il loro utilizzo sociale. Tra le campagne in corso particolarmente importante la raccolta di firme affinché la Convenzione di Strasburgo del 1991 sulla corruzione venga applicata in Italia. «Sono le politiche sociali gli strumenti per la ricostruzione del paese, a partire dal lavoro», ha sostenuto don Ciotti. E poi ancora: «il primo testo antimafia è la nostra Costituzione, di cui sono figlie le leggi che tutelano gli interessi di tutti e non di pochi privilegiati».

«Si fa tanto, ma mai abbastanza» ha detto invece il Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, «la mafia non guarda solo al profitto, ma cerca il consenso della gente, si muove nelle trame della politica. Per questo, accanto all’azione repressiva della magistratura e delle forze di polizia, ruolo sostanziale in questa battaglia è svolto dalla coscienza individuale e sociale, che sappia dire no». Paolo Beni, presidente dell’Arci, ha invece focalizzato l’attenzione sul fatto che la Carovana sia giunta alla XVI edizione. Una ricchezza, ma anche un problema: la mafia, anzi le mafie, sono tutt’altro che sconfitte. Cambiano forma, aspetto e oggi in particolar modo trovano terreno fertile nella grande crisi economica, culturale, sociale e politica che sta attraversando il paese. «Perché nel momento in cui alla crisi si risponde con l’arretramento sul piano dei diritti e delle tutele sociali, come anche sul piano della cultura, si crea il terreno fertile per il proliferare delle mafie, moltiplicando di fatto le occasioni di sopruso e ricattabilità».

Il ruolo di iniziative come la Carovana antimafie è proprio quello di rompere l’isolamento di chi è vittima di sopraffazioni, di dar voce a chi non ne ha, di informare, sensibilizzare, mobilitare, di costruire relazioni. Gabriele Santoni, vicepresidente di Avviso Pubblico, ha posto invece l’attenzione sul tema della memoria e sull’importanza della trasmissione di questa alle nuove generazioni: «La Carovana come occasione per ricordare tutti gli amministratori che hanno lottato
contro le mafie perdendo la vita e tutti quelli che lottano tutt’ora, svolgendo il loro lavoro quotidiano e subiscono continuamente minacce, come Caterina Girasole, sindaco di Isola Capo Rizzuto, per fare un esempio
».

Oltre a dibattiti, convegni, testimonianze di familiari di vittime di mafia, incontri con la cittadinanza, cene della legalità con i prodotti delle terre confiscate, concerti, spettacoli, animazione nelle piazze e nelle scuole, tra le iniziative più significative previste per questa edizione spiccano sicuramente il 19 marzo, Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, che si celebrerà a Potenza, in Lucania, «terra che ha visto uccidere molte persone i cui nomi rimangono spesso sconosciuti, ma che ha visto anche crescere numerosissime realtà impegnate meravigliosamente nella lotta alla mafia», ha spiegato Don Ciotti. A seguire, il 25 marzo, la Carovana si sposterà da L’Aquila a Torino, portando nei furgoni dei mattoni delle scuole e della Casa dello Studente crollate durante il terremoto, e collegherà simbolicamente questa tragedia a quella del Liceo Scientifico Darwin di Rivoli, anch’essa frutto dell’incuria e della speculazione a danno di vite umane.

Il 18 aprile i carovanieri parteciperanno ad un importante convegno internazionale su mafia e antimafia a Ginevra, e il 2 maggio salperanno dal porto di Bari diretti alle coste dell’Albania, sulle tracce della storia di Hiso Telaray, bracciante albanese assassinato in Puglia, terra dove è molto diffuso il fenomeno dello schiavismo nel settore agricolo. La memoria di ogni tappa verrà scritta dai carovanieri stessi grazie a diari di bordo giornalieri e cortometraggi, realizzati da videomaker e documentaristi della regione ospitante. Ad ogni tappa il simbolo della Carovana, la bandiera della legalità democratica, si arricchirà con un pezzo di stoffa con il nome della città della tappa e con le firme di chiunque voglia sostenere questo meraviglioso progetto.

Antonia Cosentino

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