Il nuovo calendario dello Stabile all’insegna della… stabilità

Inizia nel cordoglio la conferenza stampa tenutasi ieri al Teatro Verga per la presentazione delle linee programmatiche della prossima stagione dello Stabile. Ieri mattina infatti in concomitanza con l’incontro è stata appresa la notizia di un lutto che ha colpito la casa di “zio Ignazio” Marcoccio, storico socio fondatore del teatro. Ma, come si dice in questo ambito, “the show must go on”.

Per cui, di fronte ad una sala gremita di gente, tra cui elementi di spicco della vita artistica, politica e culturale di Catania, viene illustrata la linea d’azione del nuovo gruppo siglato Stabile, all’insegna della continuità e della fedeltà a mezzo secolo di storia. Il Teatro con sede in via Fava si avvicina al traguardo del cinquantenario di vita e si prevede un degno festeggiamento di questi 50 anni densi di emozioni, successi e conferme. Era il 3 Dicembre 1958 quando venne rappresentata “Malìa” di Luigi Capuana.

L’attenzione è stata calamitata dal veemente intervento del presidente del CDA Pietrangelo Buttafuoco che, nonostante abbia un’età inferiore rispetto ai suoi compagni di lavoro, dimostra di avere le idee ben chiare riguardo alla conduzione di questa grande barca d’emozioni. «Questo teatro è una “azienda culturale” che necessita di attenzione, responsabilità e serietà – queste le tre parole chiave, più volte ripetute nel suo discorso – sarebbe troppo facile rivolgersi agli enti statali, così come è solita fare l’azienda cinematografica che produce poi solo degli “aborti”; io invece mi rivolgo a voi tutti, colleghi, abbonati, artisti e politici, affinché si realizzi un progetto che porti alla coralità della nostra terra». Conclude con un invito ad arricchire di idee questo nostro teatro, accorrendo al vicino appuntamento del cinquantenario.

L’apporto del vice sindaco Giuseppe Arena mira invece alla rivalutazione dell’immagine della nostra città “troppo spesso vilipesa dalla stampa nazionale (vedi “Inferno e paradiso?” articolo sul numero di questo mese di National Geographic) e dall’opinione pubblica, raccontata in maniera univoca e demonizzata dalle svariate fiction di coppole e lupare che vengono girate qui”. Prosegue «Catania non è la città del 2 Febbraio e siamo stanchi di ripeterlo! Noi abbiamo bisogno di altro per rallegrare la nostra immagine e riempire i contenitori culturali, fin troppo vuoti ultimamente, di questa città». Questo è l’augurio di Arena, che confida nell’operato dello Stabile in tale direzione.

Molto acclamato dal pubblico anche il contributo dell’assessore ai beni culturali Lino Leanza che sfiora un problema molto sentito dal popolo degli artisti catanesi. Emerge, anche in sede al suo assessorato, l’esigenza di un rinnovamento dato che «la regione siciliana elargisce oltre 50 milioni di euro all’anno al teatro e ad oggi i frutti non si sono ancora visti. Non si è mai chiesto nulla in cambio e così c’è chi ne ha approfittato prendendo le quote e senza garantire né un utile, né un indotto virtuoso». Richiamando le parole di Buttafuoco, Leanza afferma: «il teatro è un’azienda ed in quanto tale è un’impresa che rischia». Partendo da queste premesse, il presidente annuncia la stesura di due nuovi disegni di legge in relazione a teatro e cinema, che si augura vengano approvati nei prossimi giorni e diventino presto legge a tutti gli effetti per la tutela del mondo artistico siglato “made in Sicily”. Il riferimento esplicito è soprattutto alle numerose produzioni che scendono dallo stivale per ambientare i soliti filmetti sull mafia nella nostra regione, approfittando dei generosi contributi statali ma senza mai assumere alcun siciliano. «Mi auguro che queste nuove leggi, create per valorizzare la meritocrazia, mettano fine una volta per tutte all’era della colonizzazione e dei provini convocati per farsa!».

Tra un intervento e l’altro giunge anche un messaggio dal preside della Facoltà di Lingue Nunzio Famoso che, pur non potendo essere presente, augura un buon lavoro alla nuova amministrazione e riconferma la sua totale disponibilità a proseguire la stretta collaborazione fra Teatro Stabile e Ateneo.

Infine la parola va al nuovo direttore artistico Lamberto Puggelli che, per la prima o al massimo la seconda volta nella sua vita, propone un discorso preparato. In effetti pare che lui e Buttafuoco (nuovo sposalizio dello Stabile) si siano in questa sede scambiati i ruoli abituali: il secondo, giornalista di professione e dunque abituato a raccontare i fatti, si è ritrovato ad improvvisare un discorso con calore ed energia, mentre il regista milanese, che per vocazione e inclinazione naturale ha sempre improvvisato, legge accuratamente le cinque cartelle descrittive del futuro calendario degli spettacoli.

In breve, il programma si presenta ricco e articolato, dando spazio anche ad altre lingue e culture. Si privilegerà da un lato il teatro siciliano della tradizione, con ‘Il Rosario’ di De Roberto, ‘A figghia di Joriu’ di D’Annunzio nella traduzione siciliana di Borgese e ‘L’altro figlio’ di Pirandello con Ida Carrara e Ciccio Contraffatto, tra l’altro presenti in sala. Dall’altro si darà anche spazio ad un teatro di ricerca e proposta, con ‘La busta’ di Scimone, ‘Bello di papà’ di Vincenzo Salemme e ‘La fine è il mio inizio’ di Tiziano Terzani. Si è pensato anche alle scuole, differenziando l’offerta per ragioni di età ed interessi: la fiaba ‘Tiritituf’ di Capuana per i più piccini, ‘La bambola abbandonata’ di Sastre per le scuole medie, mentre per gli adolescenti delle superiori ‘Aldo Moro, una tragedia italiana’ di Augias con Paolo Bonacelli e ‘Socrate’ di Cerami con Pippo Pattavina. Approfittando inoltre del vantaggio climatico che la nostra terra ci offre, si è già programmato anche qualche spettacolo che si terrà all’aperto seguendo la fortunata scia delle edizioni passate di ‘Romeo e Giulietta’ e ‘Antonio e Cleopatra’, con un’altra opera shakespeariana, ‘Re Lear’ di Giorgio Strehler e con ‘Il dialogo delle carmelitane’ di Bernanos, che verrà appropriatamente messo in scena nel chiostro dei Gesuiti.

Il cartellone, ben più ricco e dettagliato di quanto sintetizzato qui, vuole essere equilibrato nella varietà delle proposte, fra divertimento ed impegno, il culto della memoria e lo slancio verso il futuro. Con tre punti fermi: Sofocle, Molière e Shakespeare. E tutto all’insegna del nuovo motto reiterato dal nuovo direttore artistico: «Il mondo a Catania. Catania per la Sicilia. Catania verso il mondo».

Benedetta Motta

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