«È una festa religiosa e familiare insieme, che si passa tra amici e parenti». Il Natale visto dalle comunità straniere a Palermo, e nello specifico le parole sono della presidentessa della Consulta delle Culture Delfina Nunes, somiglia molto a quello di chi in città c’è nato. Con l’unica netta differenza che riguarda ciò che si trova a tavola. «Ogni etnia approfitta delle festività – continua Nunes – per rispolverare i piatti tipici della propria terra. Io ad esempio che sono di Capoverde mi cimento con baccalà e crocchette di tonno. Oppure penso agli ecuadoregni, che ci danno alla grande. Poi certo può capitare una pasta al forno, anche perché molti di noi sono meticci, c’è chi vive qui da 30 anni».
Gli stranieri residenti a Palermo sono 26.587 e rappresentano il 3,9 per cento della popolazione. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dal Bangladesh con il 20,9 per cento di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dallo Sri Lanka (ex Ceylon) col 14,5 per cento e dalla Romania che vanta l’11,5 per cento. Grazie proprio all’alta presenza nel capoluogo, in Sicilia la provincia di Palermo rimane quella con più stranieri (36.980, +3,9 per cento rispetto al 2015). Gli stranieri residenti in Sicilia provengono per il 97,3 per cento da tre continenti: i primi sono gli europei (comunitari e non) col 43,7 per cento, seguono gli africani col 31,7 per cento e, infine, gli asiatici con una quota del 21,9 per cento. Nella «capitale dell’accoglienza», come l’ha più volte definita il sindaco Leoluca Orlando, il Natale in fondo accomuna le diverse culture.
Lo conferma Kone Abdoulaye, segretario de l’UN.I.S. (Unione Ivoriani in Sicilia), associazione che promuove la cultura della Costa D’Avorio. «Differenze proprio non ce ne sono – dice – tanti di noi non hanno la possibilità di fare un regalo a bambino, che poi è la stessa vita di quelli nati qua. Noi come comunità ivoriana domenica scorsa abbiamo organizzato l’iniziativa Babbo Natale non ha nessun colore, giunto alla quarta edizione in cui ci riuniamo per fare un regalo a tutti i bambini. La bellezza della Costa d’Avorio è la ricchezza culturale, nella nostra comunità – che è laica – non puoi distinguere musulmani e cristiani. Sediamo tutti alla stessa tavola».
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