Il Museo di Bellini e l’impalcatura della discordia «Le visite? Da circa 14mila a poco più di ottomila»

«Quanti anni che c’è? Saranno almeno cinque». Dentro palazzo Gravina Cruijllas c’è un’impalcatura che arriva fino al secondo piano e occupa tutto il cortile. Ci si entra dal civico 3 di piazza San Francesco D’Assisi e una targa marrone, fuori, indica che quella è la casa natale di Vincenzo Bellini. Al primo piano, dal 1930, c’è il museo civico dedicato al compositore etneo. Ma arrivarci, da quando sono iniziati i lavori di restauro e messa in sicurezza, non è così semplice. Bisogna passare sotto ai ponteggi e seguire le indicazioni scritte su cartelli di carta nascosti dietro a pezzi di cantiere. «Le visite un po’ ne soffrono, certo», racconta Silvano Marino, responsabile del museo belliniano e di quello dedicato allo scultore Emilio Greco, al piano di sopra della stessa struttura. «Prima ne facevamo fino a 14mila all’anno, nel 2015 ne abbiamo fatte 8450 – continua – Magari i turisti pensano che sia chiuso». Perché per arrivare alla biglietteria bisogna attraversare i lavori in corso. «È stato un grosso appalto, più di un milione di euro. I soldi sono quelli per la ricostruzione post terremoto del 1990», spiega Santi Bosco, consigliere comunale di Palazzo degli elefanti ma, in questa circostanza, solo amministratore di condominio dell’edificio.

«I lavori? – continua Marino – Sono fatti dal privato, sono iniziati parecchi anni fa e sembra che adesso stiano per finire. Anche noi siamo stati disagiati. Hanno incatenato tutto il palazzo in caso di terremoto, sono stati sistemati solai e pavimenti. Un lavoro abbastanza complesso». Palazzo Gravina Cruijllas, stabile settecentesco, è in parte abitato da alcuni condomini e in parte destinato a scopi istituzionali: i musei e i loro uffici. «Siamo un po’ accampati – spiegano i lavoratori – Attendiamo che finisca la ristrutturazione per dare la giusta promozione: cartellonistica e tutto il resto. A proposito, dov’è il cartellone grande che si mette fuori?», si domandano tra loro. Un dipendente va a prenderlo e a sistemarlo davanti all’ingresso, prima del portone. Ci sono alcune locandine e una freccia che indica il corridoio sotto ai ponteggi tramite il quale si arriva alla biglietteria. «Gli interventi interni sono finiti, pare che debbano mettere un fissante, togliere i fili elettrici…», prosegue un dipendente comunale. La speranza è che la rimozione di tutto possa servire a incuriosire pure i catanesi, oltre che i turisti: «Collaboriamo con le guide e qualche settimana fa sono venuti i responsabili delle crociere, per inserire il museo belliniano nel circuito di quelli da visitare – aggiunge Silvano Marino – Fino ad agosto, nel 2016, abbiamo avuto quasi settemila presenze. Di solito i mesi migliori sono quelli primaverili, con le scolaresche».

Oltre all’ingresso al museo – coperto dalle lamiere del cantiere – a mancare al museo civico belliniano è soprattutto l’uso del cortile. «Questi sono gli spazi della casa di Bellini, non ci sono stanze abbastanza grandi per organizzare eventi. In passato facevamo concerti in cortile e appuntamenti culturali di questo genere. Tutte cose che non si possono più fare per ovvi motivi – interviene Marino – Noi stringiamo i denti perché, quando sarà tutto finito, questo posto sarà bellissimo». Per il momento, però, c’è da aspettare. Alcune settimane fa, una comitiva di 32 anziani turisti olandesi ha avvisato che sarebbe arrivata in visita. E ha chiesto la possibilità di ascoltare un po’ di musica lì dove Vincenzo Bellini ha iniziato a comporre la sua. «Li abbiamo ospitati nelle stanze di sopra, e già stavano stretti – continua il responsabile – È stato uno spettacolo fantastico, loro erano felici. E hanno promesso di tornare l’anno prossimo, magari la musica la ascoltiamo nella corte». A suonare per i turisti che lo richiedono almeno con qualche giorno d’anticipo sono spesso i musicisti dell’orchestra del teatro Massimo Bellini, o quelli dell’istituto musicale che sempre dal compositore di Norma prende il nome. «Non capita tanto spesso e lo fanno gratis, per loro è un’emozione venire a fare musica proprio in questo posto».

«I lavori sono quasi completi – garantisce Santi Bosco – Sono state tolte tutte le coperture dalle facciate esterne. Restano solo piccoli tratti di ponteggio interi». Cioè tutto il pianterreno e il primo piano. «Il cortile è l’ultima cosa che dobbiamo fare, perché ci sono anche da rifare le fognature», sostiene. E poi c’è anche da riposizionare i contatori dell’elettricità, spostati per esigenze tecniche e da ripristinare. Per tutte queste attività, secondo l’amministratore, «ci vorrà pochissimo. Penso che nel giro di qualche settimana, forse addirittura la prossima, i ponteggi saranno rimossi e le impalcature tolte». I ritardi, ammette il consigliere comunale, ci sono stati. «Il cantiere non poteva durare un anno, sono interventi di una certa importanza. Si sono dovute fare delle varianti rispetto al progetto e quindi si sono ottenute delle proroghe. Ovviamente, quando ci sono di mezzo finanziamenti pubblici bisogna seguire un certo iter». E, in questo caso, coinvolgere anche i privati: cioè i condomini che abitano ai piani di Palazzo Gravina Cruijllas che non sono occupati dalle strutture museali cittadine. «Il Comune di Catania – continua Santi Bosco – è ente finanziatore dei lavori assieme alla Regione Siciliana. Quindi non ha dovuto pagare le quote che invece spettano agli altri proprietari. Che faceva, pagava se stesso?».

Luisa Santangelo

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