Il movimento Albatros ha ripulito piazzale Bronx «Vogliamo creare spazi per socialità e arte a Catania»

È un ex parcheggio abbandonato, che si trova in via Ala accanto alla scuola Maiorana, a pochi metri dal carcere di piazza Lanza e dai murales realizzati dall’artista Anc per Addiopizzo Catania. Ma i membri del neonato movimento Albatros lo chiamano piazzale Bronx, «perché a New York in quel quartiere malfamato è nato in realtà un grande fermento culturale. Noi vogliamo riaccendere le nostre piazze, affinché questa città riprenda vita, rispetto, arte, colori, e abbiamo iniziato da qui, perché è una zona che frequentiamo già», spiega Damiano Cucè, tra gli animatori di questo gruppo di giovani. Ha vent’anni, e con un’altra ottantina di ragazzi «più o meno della mia età, c’è chi va a scuola chi lavora già», prima di dedicarsi a un contest di freestyle e beatbox, domenica 7 dicembre l’ha passata a ripulire per bene una vera e propria discarica nel centro cittadino. 

«Abbiamo riempito quattro cassonetti interi di rifiuti. Ma penso che potremmo riempirne ancora altri dieci», spiega Damiano. L’operazione è andata avanti per ore, ma il ripulire nell’operazione dei ragazzi di Albatros è una premessa fondamentale: recuperare gli spazi serve per poi svolgervi delle attività. «Il nostro obiettivo è quello di far vivere in maniera diversa le strade di Catania prive di socialità e qualsiasi forma d’arte. Da questo punto di vista, per noi, è una città morta». E se ci si chiede come dovrebbe diventare piazzale Bronx, «basta guardare piazza Santa Maria Di Gesù: l’abbiamo ripulita con i membri di LiberiPensieriStudenteschi, movimento studentesco dell’istituto Archimede, e ora è un luogo di aggregazione. Molti ex componenti del collettivo scolastico, ormai cresciuti, fanno parte del movimento». 

Il nome Albatros viene «da una poesia del poeta francese Charles Baudelaire: dei marinai catturano questo grande uccello, che non ha spazio per aprire le sue grandi ali e spiccare il volo. Noi a Catania ci sentiamo così», spiega Damiano, che aggiunge: «Speriamo però di riuscire a spiegare le ali». Magari anche con l’aiuto delle istituzioni, come nel caso dei fondi Pari che a dicembre contribuiranno ad animare il centro? «Noi non siamo un movimento che esclude a priori il ricorso a bandi pubblici – spiega Damiano -, ma in passato con il collettivo studentesco abbiamo visto come la burocrazia blocchi tutto: le istituzioni prima ti mettono avanti carte da compilare, poi magari si interessano a quello che vuoi fare. Noi guardiamo le cose da un altro punto di vista, ovvero se non vincoliamo la libertà di altri, anche se una cosa come raccogliere i rifiuti senza permesso è paradossalmente vietata, noi la facciamo», conclude Damiano Cucè.

Leandro Perrotta

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