La Regione siciliana a grandi passi verso il default Le banche tengono in piedi il sistema pubblico dell’Isola

A quanto ammontano i debiti della Sicilia? O meglio, a quanto ammontano i debiti del sistema pubblico dell’Isola? La domanda non è oziosa alla luce di tutto quello che è avvenuto da metà novembre ad oggi. I dati, quelli veri, li conoscono soltanto gli uffici dell’assessorato regionale all’Economia. Un’idea di quello che sta succedendo è possibile averla mettendo assieme una serie di elementi: i risultati delle audizioni nelle commissioni legislative dell’Assemblea regionale siciliana, qualche resoconto dei lavori parlamentari di sala d’Ercole, le dichiarazioni dei sindacalisti, le proteste dei lavoratori di tanti settori e di tante società pubbliche, le preoccupazioni manifestate da alcuni imprenditori e, soprattutto, lo scenario finanziario problematico che contraddistingue le Aziende sanitarie provinciali e le Aziende ospedaliere della Sicilia. Si tratta, come si può notare, di frammenti di verità che, letti ad uno ad uno, non danno il quadro della situazione. 

Cominciamo dalla Regione. Ormai è noto che il buco di competenza dell’amministrazione regionale, proiettato nel 2015, viaggia intorno ai 2,5-3 miliardi di euro. A questo indebitamento di competenza si aggiunge l’indebitamento di cassa della stessa Regione verso il sistema sanitario pubblico, cioè verso le Aziende sanitarie provinciali (Asp) e verso le Aziende ospedaliere. Da circa una ventina di giorni il governo regionale ha fatto sapere che dal 2001 al 2012 (o dal 2006 al 2012: ancora questo punto non è chiaro), la Regione non ha corrisposto alle Asp e alle Aziende ospedaliere 2,6 miliardi di euro. Di questi, 600 milioni di euro sono stati erogati grazie a un mutuo contratto dall’amministrazione regionale tra aprile e maggio di quest’anno. Restano da erogare due miliardi di euro. Da qui la richiesta del mutuo da due miliardi di euro da parte del governo. Richiesta che è stata bloccata dalla commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, che ha chiesto di conoscere l’indebitamento della Regione verso Asp e Aziende ospedaliere anche con riferimento al 2012, al 2013 e al 2014. 

Secondo l’ex assessore regionale, Franco Piro, mettendoci dentro le somme che la Regione non ha corrisposto al sistema sanitario pubblico negli ultimi tre anni, l’indebitamento della stessa Regione verso Asp e Aziende ospedaliere potrebbe schizzare a circa cinque miliardi di euro. E si tratta di un indebitamento di cassa. Resta da capire perché nel 2009, contraendo un mutuo da 2,6 miliardi di euro e aumentando ai massimi livelli Irpef e Irap – in pratica, mettendo in atto il piano di rientro – il governo regionale dell’epoca dava per risolti i problemi finanziari della sanità pubblica siciliana. A questi dati si aggiunge l’accantonamento annuale romano. Ogni anno il governo nazionale trattiene dal bilancio regionale un miliardo di euro circa. Nel bozzone di bilancio e finanziaria che il governo regionale dovrebbe presentare all’Ars in questa settimana, dovrebbe venire fuori la cifra che il governo Renzi toglierà alla Sicilia per il 2015. Somma che dovrebbe attestarsi tra uno e 1,2 miliardi di euro. In questo caso la cassa coinciderà con la competenza, perché Roma si tratterrà questa somma dalle entrate della Sicilia.

In crisi finanziaria sono anche quasi tutte le società partecipate dalla Regione, molte delle quali rischiano la chiusura. In difficoltà è anche il sistema del trasporto pubblico locale, così come la formazione professionale. Questo settore non è alimentato dal bilancio regionale, ma dai fondi europei (Fse). Solo che i soldi per pagare il personale di questo comparto sembrano svaniti nel nulla.   

Andiamo ai Comuni siciliani. Che sono quasi tutti indebitati. Le ultime notizie raccontano di 25 Comuni che hanno già dichiarato il dissesto o il pre-dissesto finanziario. A cui se ne dovrebbero aggiungere altri 25 pronti per la dichiarazione di dissesto o pre-dissesto. Impossibile, in questa fase, conoscere il grado di indebitamento dei Comuni siciliani. Per esempio fino a due anni fa l’indebitamento dei Comuni verso gli Ato rifiuti superava il miliardo di euro. Dato che gli Ato rifiuti non sono altro che società d’ambito costituite dagli stessi Comuni, a propria volta indebitati con i titolari delle discariche siciliane, si tratta di debiti dei Comuni versi gli stessi titolari delle discariche, in molti casi gestite da privati: che sono coloro i quali hanno guadagnato un sacco di soldi grazie alla crisi dei rifiuti, come denuncia spesso il presidente di Anci Sicilia Leoluca Orlando.

In crisi sono anche buona parte delle società partecipate dagli stessi Comuni siciliani. Gli enti locali dell’Isola sono in una situazione drammatica. Ma governo e Parlamento nazionali, proprio in queste ore, con l’approvazione della legge di stabilità, potrebbero togliere ai Comuni siciliani altri 500-600 milioni di euro. Sono i fondi Pac (Piano di azione e coesione) che finirebbero, per oltre i due terzi, ai Comuni del centro nord Italia. I Comuni siciliani perderebbero i fondi per l’impiantistica sportiva, per i centri storici e, soprattutto, per il sostegno agli anziani, ai minori e all’infanzia. Sempre in queste ore il governo nazionale – e sempre con la legge di stabilità – potrebbe decidere di tagliare altri soldi ai Comuni siciliani, che dovrebbero recuperare questi fondi tassando con l’Imu i proprietari di fondi agricoli delle aree svantaggiate. Non si conosce l’importo preciso di tale, ulteriore taglio. Ma solo per i Comuni della Valle del Belice il taglio si attesterebbe intorno a 6,5 milioni di euro.   

Le Province, in Sicilia, sono state abolite a metà: una legge dell’Ars ha eliminato Consigli provinciali e presidenti. Ma le Province ci sono ancora. E sono tutte senza soldi. In questo fine anno, per pagare i dipendenti hanno tagliato una parte dei servizi. Quello che succederà il prossimo anno nessuno lo sa. In crisi, ovviamente, sono tutte le società partecipate. 

Quasi tutto il sistema pubblico siciliano, in questo momento, è indebitato con il sistema bancario. In molti casi, non si tratta di mutui a tassi tutto sommato bassi, ma di onerose scoperture di cassa. Sarebbe interessante capire a quanto ammontano gli interessi passivi pagati da tutte le amministrazioni pubbliche siciliane alle banche, visto che in questo momento le finanze pubbliche dell’Isola sono rette, in una misura che non conosciamo, dalle scoperture bancarie. Perché sta succedendo tutto questo? Per ora l’unico dato certo, inconfutabile, è che i tagli del governo Letta e del governo Renzi, negli ultimi due anni, hanno assestato colpi durissimi al sistema pubblico siciliano. 

Giulio Ambrosetti

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