Il Magnifico contabile

Il discorso “politico” di Recca

«È il momento – nel rispetto degli studenti e delle famiglie – di spiegare cosa è successo nell’ultimo anno». Il rettore Antonino Recca sceglie la via dell’informazione per far sentire la voce ufficiale dell’Ateneo di Catania. Lo fa attraverso una conferenza riservata alla stampa nella quale a parlare sono una pila consistente di documenti.

«Non abbiamo aperto nessun conflitto, ma ricordiamo che è l’Università di Catania ad aver attivato dei corsi in sedi decentrate. Non esiste l’Università di Siracusa, Ragusa, Modica. L’Ateneo ha il diritto-dovere di organizzare le proprie attività con corsi che siano di qualità con il mantenimento delle esigenze di bilancio». Il messaggio lanciato dal Rettore è chiaro: il dissesto, anche nelle università, non è più impossibile e in un clima di tagli bisogna diventare veri e propri manager aziendali, onde evitare il crack.

Allo stato attuale, spiega il prof. Recca, il conto corrente domiciliato in piazza Università 2 ha un passivo consistente. Più di 30 milioni di euro è la somma contesa alla Kore di Enna; di circa 2,5 milioni è il debito del Consorzio ragusano (al quale si dovrebbe aggiungere la cifra di 4 milioni “condonata” per l’Anno accademico 2007/08). Da Modica si attendono ancora i bonifici per 7 milioni e 13 milioni sono quelli dovuti dal Consorzio siracusano. «Tutte queste cifre sono in euro» ci tiene a sottolineare il Rettore.

Con la schematicità che gli appartiene, il prof. Recca fa circolare tra i giornalisti lettere, richieste, fax, delibere, ripercorrendo il cammino che ha portato a questa estate rovente.

La polemica su Ragusa

La querelle con il Consorzio ragusano ha inizio nel settembre 2008, con una nota nella quale si indicano le nuove direttive: verificare le effettive entrate. Dopo un fitto carteggio, si giunge al tanto vituperato accordo del 29 maggio con il quale il Consorzio si impegna a trovare nuove garanzie e l’Ateneo conferma l’offerta didattica. La lettera della Banca agricola popolare di Ragusa non è considerata sufficiente e il Collegio dei revisori dei conti non dà parere favorevole. La mannaia cala dunque sul Manifesto degli studi, sfoltito dei primi anni delle sedi decentrate.


La situazione di Modica e Siracusa

La scena è molto simile anche per le altre sedi: Modica propone una modifica degli accordi, offrendo anche la cessione di un bene immobile (il Palazzo dei Poveri). Da Siracusa invece si attende ancora il bonifico di circa 4 milioni – perso tra i meandri della burocrazia amministrativa e quella bancaria – mentre il CdA non ha accettato la proposta di una dilazione in cinque anni del restante debito.

«Ma non è solo una questione di soldi», dichiara Recca. In mezzo infatti ci sono le sorti degli studenti. Quelli che hanno iniziato i propri percorsi formativi nelle sedi decentrate continueranno là fino alla laurea, ad eccezione degli iscritti di Scienze politiche a Modica. A loro il preside uscente Giuseppe Vecchio ha garantito che potranno laurearsi in Scienze del governo e dell’amministrazione anche a Catania, in quanto esiste già un altro corso della stessa classe (quindi autorizzato a rilasciare il titolo di studio). «Non vogliamo far iscrivere studenti che non possiamo seguire. Vogliamo attivare dei corsi che siano di qualità».

Il prof. Recca non ha accennato al timido spiraglio aperto in occasione di un dibattito televisivo sulle sorti dei corsi di Agraria e Lingue a Ragusa. Le due facoltà hanno un’offerta differente rispetto a quella presente a Catania, e il Rettore aveva affermato che – se adeguatamente finanziati – i corsi avrebbero potuto attivare i primi anni.

Probabilmente il nodo verrà risolto dopo l’incontro con il ministro Maria Stella Gelmini previsto per martedì prossimo, poiché si dovrebbe modificare il Manifesto degli studi. Ad ogni modo, senza la certezza di ottenere fideiussioni sembra esclusa qualsiasi trattativa.


Riprese e montaggio di Claudia Campese

Carmen Valisano

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