Il lido dell’Università? Ai privati

Ha appena aperto i battenti il “Lido Università”. Su cinquanta cabine montate, una ventina quelle occupate il 9 luglio da professori e personale universitario, cinque persone in media per ogni cabina e circa quaranta le entrate giornaliere. «Non benissimo come prima giornata – dichiara il neogestore Silvana Coppa – e sinceramente mi aspettavo di più come numero di giovani. Spero che con le attività di animazione e sport, che partiranno a breve, possa aumentare l’utenza degli universitari».  

La convenzione, tra L’Università di Catania e la ditta di Silvana Coppa, fissa la quota d’affitto di una cabina a 600 euro, che per quest’anno è stata abbassata a 500 (dato che la stagione è iniziata in ritardo) con massimo otto tesserini per cabina. Gli abbonamenti singoli sono a 60 euro e le entrate giornaliere a 2 euro. Gli estranei possono entrare pagando 5 euro, purché accompagnati da studenti o personale universitario.

In tempo per l’inaugurazione, la signora Coppa è riuscita a mettere in funzione almeno l’essenziale: dalle cabine al bar, dai bagni alle docce. Anche se, mancano delle attrezzature, acquistate dall’Università qualche anno fa, come le sedie a rotelle per portare a riva i disabili. Ne abbiamo trovata solo una e in uno stato pessimo. Ecco qualche immagine di questa prima giornata al lido. 


«Abbiamo ritardato l’apertura
 – ci dice Silvana Coppa – prima per avere le varie autorizzazioni e poi per rimettere in sesto il lido, il quale, essendo rimasto incustodito per molto tempo, aveva subito atti vandalici; erano state rubate le porte dei bagni e i water; alcune cabine semidistrutte andavano rimesse a nuovo e la sporcizia era tanta».

«Direi che dal 4 al 9 luglio abbiamo lavorato tanto e velocemente – dice Coppa -, ora aspettiamo che la gente si abboni e venga». Infatti sarebbero solo una trentina le cabine prenotate fino ad oggi, da professori e personale dell’università, anche in pensione, con famiglia a seguito. «Di ragazzi ce n’è pochi, forse perché vogliono vedere attività sportive e animazione prima di abbonarsi?». Erano proprio queste il punto forte della vecchia gestione.

Dal 1996 al 2009 la gestione del “Lido Università” era affidata al Cus (Centro universitario sportivo) di Catania, «il qualeci dice il presidente Luca Di Mauroera riuscito a poco a poco a risollevare le sorti del lido e a far entrare parecchi giovani, organizzando tornei di calcetto, beach volley, corsi di acquagym, risveglio muscolare e sport acquatici». Le cabine erano una sessantina di cui 4 adibite per spogliatoi e 2 per disabili.

L’Università ha poi tolto al Cus la gestione del lido perché «non potevaci spiega Di Mauropiù garantirci il finanziamento di 20mila euro che ci dava ogni anno. Senza quel contributo, anche se riuscivamo ad avere circa 40mila euro di introiti, tra abbonamenti ed entrate, non potevamo pareggiare il bilancio, considerando le spese di gestione giornaliera di pulizia della sabbia, dei bagni, i bagnini, il custode notturno…». Poi Di Mauro conclude dicendo: «Noi non lo facevamo per guadagnarci, piuttosto lo vedevamo come un servizio utile per gli studenti, per  gli appassionati di sport acquatici e per far lavorare alcuni dei nostri volontari. L’Università, togliendoci la gestione, non ha fatto altro che mercificare un bene sociale».  

Nel 2010 la gestione viene affidata alla “Ristorcoop” e quest’anno alla ditta “Coppa Silvana” che lo gestirà fino al 2013. A deciderlo, con una gara privata, è stata l’Università di Catania, in quanto concessionaria di una licenza demaniale marittima, rilasciata dalla Capitaneria di porto di Catania, valida appunto fino al 2013, per il mantenimento dello stabilimento balneare.

La convenzione tra L’Università di Catania e la signora Coppa stabilisce nessun onere economico da parte dell’Ateneo e fissa che per ogni anno di gestione del lido, tre in tutto, la signora Coppa dovrà corrispondere all’Università un canone di 10mila euro. E a garanzia del pagamento dovrà produrre apposita fideiussione bancaria e assicurativa per l’importo di 30mila euro. Insomma, l’Università si è tolta un peso, almeno per tre anni. 

Stefania Oliveri

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