Il leghista che critica la chiusura del Cara di Mineo «Inaccettabile, ma Salvini vuole tutelare territorio»

Militare nella Lega ma giudicare «inaccettabile» la chiusura del Cara di Mineo non è una contraddizione. Non, quantomeno, secondo chi la interpreta. E con ordinario pragmatismo ne fa quasi una bandiera. Cose di quella Terza Repubblica, si dirà, dove l’esecutivo gialloverde si fa da solo maggioranza e opposizione, il tutto riassunto nella fede al Contratto di Governo. E dove Movimento 5 stelle e Lega, al netto dell’inflessibilità ideologica suggerita dai leader, all’insegna sempre del solito pragmatismo sanno essere concavi o convessi all’abbisogna. Per Vincenzo Gozza, 47 anni, consigliere comunale di Caltagirone, tutto si tiene. Fin da quando, tre anni fa, la sua carriera politica iniziata in Alleanza Nazionale incrocia la fatale fascinazione per Matteo Salvini. Non la solita salita sul carro: «Nella Lega c’è la mia identità di destra, sulla famiglia, sulle iniziative per imprese, riconosco i miei valori», spiega lui a MeridioNews. Ribadire che in Sicilia il Carroccio nordista è ricordo annebbiato nemmeno serve più. 

L’ascesa del Capitano, proprio in queste settimane, raggiunge un punto topicola smobilitazione del cosiddetto più grande centro d’accoglienza d’Europa porta la firma del ministro dell’Interno e del suo Decreto Sicurezza. Entro l’anno tutto dovrà compiersi. I primi autobus si stavano per mettere in moto proprio mentre il luogotenente leghista nel Calatino manifestava, ospite di una tv locale, un auspicio destinato a restare vano: «Spero che Salvini non sia favorevole alla chiusura del Cara. Dire questo significa rivolgere un’attenzione negativa a un territorio». Sorrisini e imbarazzi, dapprima solo sussurrati, sono diventati a quel punto materia di diffuso chiacchiericcio nella Lega catanese in via d’espansione. Equilibrismi di cui sarebbe a conoscenza anche il sottosegretario Stefano Candiani, commissario della Lega per diretta designazione di Salvini. Da poco Gozza è stato peraltro nominato responsabile enti locali del Calatino dai plenipotenziari Fabio Cantarella e Anastasio Carrà. Con il sindaco di Motta Sant’Anastasia il rapporto è saldo: i due hanno già affrontato insieme la campagna elettorale per le Regionali valsa un posto da primo dei non eletti a Carrà.

Ma come si fa a definire «non accettabile» l’esito di una delle grandi battaglie del Capitano? «Certo che lo è», ribadisce il consigliere Gozza. Il punto è semplice: «Adesso c’è un’economia, un indotto che nel nostro territorio si sta distruggendo. La chiusura non mi piace se non si darà una continuità ai lavoratori». Il punto è dunque l’ipotizzato dramma occupazionale a Mineo e dintorni, dove il Cara, fin dall’era Berlusconi-Maroni, è stato un’oasi in lande di mancanza d’impieghi e paesi che si svuotano. Certo però, ricorda il leghista della città di don Sturzo, «non si può pensare che tutta l’economia del territorio dipenda dal Cara. Se non ci fosse stata l’immigrazione, altrimenti, cosa avremmo dovuto fare?» . E dunque, in fondo, dice bene Salvini perché «c’è un territorio da salvaguardare. Concentrare tutta questa gente in un unico posto non è servito a nulla, vogliamo un equilibrio». Sì al centro d’accoglienza, ma anche no. 

Nessuna contraddizione, secondo il leghista del Cara. Che, peraltro, il Residence degli aranci lo conosce come le sue tasche. Vincenzo Gozza, di mestiere, coordina le manutenzioni da vent’anni o giù di lì per Pizzarotti spa, il colosso delle costruzioni che tirò su il villaggio in principio per ospitare i militari americani di Sigonella. La stessa società che, secondo voci accreditate, si appresta a chiedere, fra danni alle strutture e non solo, un risarcimento da 14-15 milioni di euro allo stesso Stato ad oggi rappresentato dal ministro Salvini, leader della Lega. Tutto, ancora una volta, si tiene. «Non c’è nulla di inopportuno, lavoro per Pizzarotti da quando il Cara nemmeno esisteva, con la gestione dei migranti non c’entro nulla», chiarisce il consigliere. Il cui cruccio sono sempre, va da sé, i posti di lavoro: «Se il residence resterà vuoto, tutto è a rischio, anche la proprietà potrebbe fare le sue valutazioni». 

Eppure, inutile prendersela con Salvini. «Il declino del Cara è iniziato con il governo Renzi. Ora si risparmia ma è stato abbattuto il 70 per cento dei servizi». Meglio, forse, pensare alla sicurezza: «Forse non voterà la Lega chi sta perdendo il lavoro per la fine del Cara – preannuncia il consigliere Gozza – ma chi ha a cuore la salvaguardia del territorio lo farà comunque». 

Riceviamo da Vincenzo Gozza e pubblichiamo

Ci tengo a confermare la piena condivisione del programma della Lega come anche le decisioni prese dal segretario e non ritengo inaccettabile nulla di quanto fatto fino ad ora, perché ogni cosa è fatta a tutela e salvaguardia dei nostri territori per innalzare sia il livello di vivibilità che quello di sicurezza.

Chiudere il Cara, luogo di lavoro anche mio, visto che lavoro per l’impresa Pizzarotti proprietaria del residence dal 1999 quindi non legato direttamente al contingente migratorio, sicuramente rappresenterà un problema per l’indotto ed i lavoratori ma non credo che qualcuno pensasse che attraverso le disgrazie altrui sarebbe stato possibile sostenere un’economia particolareggiata oltre tempo. Oggi, in sinergia con il governo, invece di piangerci addosso, occorre riqualificare le strutture e proporre idee nuove per dare alternative sostenibili e non invasive al territorio.

Francesco Vasta

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