Il labirinto del fauno

ANNO: 2006

PAESE: Spagna / Messico / U.S.A.

REGIA: Guillermo Del Toro

CAST: Ivana Vaquero, Doug Jones, Sergi López, Ariadna Gil, Maribel Verdú

TITOLO ORIGINALE: El Laberinto del Fauno

Sinossi ufficiale: Spagna, 1944. La fine della Guerra Civile. Carmen (Ariadna Gil) , che si é risposata da poco, si trasferisce insieme alla figlia Ofélia (Ivana Baquero) a casa del nuovo marito, il freddo e autoritario Vidal (Sergi López), capitano dell’esercito di Franco. Trovando insopportabile la nuova vita, la giovane Ofélia trova rifugio in un misterioso labirinto che ha scovato vicino alla grande casa di famiglia e dove il Fauno, la magica creatura che fa da guardiano al labirinto, le rivela che è proprio lei la principessa smarrita di un regno magico. Ma per scoprire la verità, Ofélia dovrà portare a termine tre compiti pericolosi, per i quali non è affatto preparata…

Presentata al festival di Cannes nell’ultimo giorno del concorso ufficiale, la nuova pellicola del promettente Guillermo Del Toro, non nuovo a riletture in chiave fantasy di periodi della storia spagnola (basti pensare al suo “The Devil’s Backbone” del 2001), è passata praticamente inosservata agli occhi ed alle attenzioni dei cineasti presenti alla manifestazione filmica. Trattamento inspiegabile, questo, se ci si sofferma appena un attimo a fine proiezione, riflettendo sui reali contenuti del film.

Il Labirinto del Fauno è si una storia fantastica, un fantasy-horror per bambini cresciuti o adulti dall’indole fanciullesca, ma nasconde anche fra le sue trame una critica ferma e convinta alla violenza, alla guerra ed alla disillusione che si insinua giorno dopo giorno nelle menti dei più giovani. La storia della piccola Ofélia (una bravissima Ivana Baquero) è calata in una realtà feroce e brutale come quella della Spagna Franchista, in cui la violenza e gli scontri sono all’ordine del giorno; Del Toro utilizza così la metafora storica per nascondervi un (neanche tanto) velato riferimento ai nostri giorni, anch’essi intrisi di violenza, in cui le prime vittime sono proprio i bambini.

Sarà in un antico labirinto in mezzo ad un bosco che Ofélia troverà riparo dalla nuova vita che altri hanno scelto per lei (la madre si è da poco sposata col cattivissimo Vidal, un Capitano di Francisco Franco): la paura per ciò che non conosce e per le rivelazioni del fauno Pan (il guardiano del labirinto), ed il dover affrontare lugubri creature come Pale Man, sono nulla per Ofélia a confronto della realtà che la circonda fuori dal fantastico labirinto. E tutto il film vive e si fa forte di questa contrapposizione fra il mondo magico e la terrificante realtà, tanto più sono difficili le prove a cui viene sottoposta Ofélia nel labirinto, quanto appaiono poi poca roba se paragonate alle violenze del regime franchista, personificate nel patrigno Vidal. La fiaba diventa così reale per la piccola Ofélia, mentre la realtà è invece incubo surreale, in un intreccio parallelo che solo alla fine verrà sciolto.

Emanuele Brunetto

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