Il gruppo di Scicli e la «questione siciliana»

Giovedì 7 giugno, presso il Centro Voltaire ha avuto luogo un incontro tenuto dal prof. Paolo Nifosì. Argomento: il Gruppo di Scicli. Ma non si è trattato di una semplice relazione documentaria sul gruppo, in quanto il dibattito ha riguardato problematiche artistiche generali nonché una, da sempre esistente, “questione siciliana”.

L’unione di tali artisti operanti nell’area iblea è stata definita gruppo piuttosto che scuola per la mancanza, nel suo operare, di una linea programmatica a favore di un perseguito sentimento per l’arte; un’arte autentica che seppur guarda al panorama sopranazionale, non prescinde dall’esperienza del luogo, dalla percezione del proprio territorio; non è dispregiativo infatti parlare di una geografia, rispetto ad una riconosciuta storia dell’arte se si riconosce che entrambe le discipline affondano le loro radici nel concetto di localismo. E l’esperienza del Gruppo di Scicli è tanto radicata nella comunità siciliana da cercare di promuovere gli artisti locali piuttosto che cercare ospitalità nelle città del nord dell’Italia.

Il Gruppo non si inserisce nel dibattito sulla concezione dell’arte e dell’avanguardia artistica preferendo che il suo pensiero sull’arte venga estrapolato dal suo modo di discernere gli artisti meritevoli nell’ambito artistico attraverso una pratica avulsa da preconcetti o da limiti elitari. Tali presupposti permettono al Gruppo di non venir meno ad una apertura al mondo circostante, e di perdurare nel tempo, non lottando contro di esso, ma alleandovisi; di mantenere il passato, porre attenzione al presente, accogliere i rinnovamenti che il futuro presenta.

E proprio in riferimento al tempo è stata possibile una più ampia riflessione sul rapporto tra immediatezza e durata nella sfera artistica, per cui si è potuto concludere che solo attraverso la meditazione l’artista riesce a trasformare l’immediatezza dell’atto ispiratore in durata, e così il prodotto artistico in opera.

Gli artisti del Gruppo di Scicli avanzano nonostante la relativa indifferenza delle istituzioni, rompono l’idea del dominio di un centro su una periferia, avallano la tesi che non esiste una sola arte ma più arti, e la loro è immagine e frutto di una delle tante Sicilie esistenti, in quanto la Sicilia come l’arte, come il mondo, è un complexus, un abbraccio di più realtà, non isola ma arcipelago.

Elena Cantarella

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