Il giudice Vella e la scorta dimezzata

E’ il 7 marzo 2011, un anno fa. Salvatore Vella è ancora sostituto procuratore della Repubblica di Sciacca. Si trova a Bivona, in quella terra di Quisquina già finita sotto la sua lente d’ingrandimento di investigatore, con risultati più che apprezzabili già ottenuti sul fronte antimafia. Vella è in una scuola, dove sta partecipando ad un convegno sulla legalità.
Durante una pausa dei lavori il magistrato si intrattiene a parlare con alcune persone. Poi torna al tavolo dei relatori. E qui si accorge che c’è qualcosa di strano. Non tutto è al suo posto. E la sensazione che Salvatore Vella prova è piuttosto brutta. Ormai è troppo esperto per non intuire un fatto bizzarro. Apre la sua agenda, che prima della pausa aveva lasciato sulla scrivania e, tra le pagine, trova un biglietto. Un pizzino, parola di cui, dopo l’arresto di Provenzano, oggi conoscono il significato perfino i milanesi. Vella legge il contenuto del biglietto. Una parola inequivocabile: Bum. Non c’ è bisogno di aggiungere altro.
E’ un’intimidazione che se il servitore dello Stato mette nel conto, l’uomo, il marito, il padre di famiglia, fatica ad accettare. Facce della stessa medaglia, naturalmente. A Vella viene potenziata la protezione. Due carabinieri diventano i suoi angeli custodi. Sono loro ad accompagnarlo al lavoro su un’auto blindata, a preservarne l’incolumità di magistrato ormai troppo scomodo per chi in Sicilia pretende ancora di fare il bello e il cattivo tempo. E’ passato un anno da allora. E poco prima di questo triste anniversario, la scorta di Vella è stata non solo dimezzata negli uomini, ma indebolita nei mezzi. Sembra quasi il viatico verso l’azzeramento totale.
Per Vella nemmeno più l’auto blindata. Non c’è spiegazione. Dicono che lo Stato deve risparmiare. Eppure auto blu e privilegi della politica non si toccano. Si preferisce penalizzare la scorta di un magistrato simbolo del riscatto di una terra dove il siciliano Vella ha scelto di vivere e di far crescere i suoi figli. Una terra di Sicilia che letteratura e cinematografia tante volte hanno definito maledetta, ma amata. Il mazarese Salvatore Vella vive a Sciacca. E’ questa la città che ha eletto a luogo privilegiato. Ed questa la città che dovrebbe indignarsi un po’ di più, in difesa di un suo concittadino che oggi presta la sua opera alla procura della Repubblica di Agrigento. Meglio non scomodare chi, come Falcone, denunciò la solitudine in cui rischiano di immolarsi i servitori dello Stato.
Bisognerebbe evitare che ci si renda conto in ritardo di aver commesso un grave errore.

Foto tratta da massimoraso.blogspot.com

 

Massimo D'antoni

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