Il flop del primo convegno dei gilet arancioni siciliani Ritardi, assenze e l’annuncio di una lista alle elezioni

Un’ora di ritardo riempita con un video motivazionale sulle note di Chevaliers de Sangreal di Hans Zimmer, la colonna sonora del film Il Codice da Vinci. Atti d’accusa, reiterati inviti ad applaudire e una passione sfrenata
per il Marocco. Quella che sembra una convention motivazionale degna dei migliori palcoscenici è, in realtà, il
primo congresso regionale dei gilet arancioni siciliani
. Il movimento guidato dal generale in congedo
Antonio Pappalardo – noto alle cronache per essersi fatto promotore della strampalata teoria che nega l’esistenza della pandemia – tra assenze inattese e guasti tecnici, si è riunito ieri pomeriggio nella sala congressi
del President Park Hotel, ad Aci Castello

Obiettivo? «Cambiare musica». Ma dopo più di un’ora, l’evento non è
cominciato e la musica è sempre quella: Chevaliers de Sangreal di Hans Zimmer. Dopo aver consegnato la
prima tessera di partito al fratello del generale e presidente regionale Pietro Pappalardo, simpatizzanti e
sostenitori – poco più di cinquanta persone in tutto – raggiungono la postazione allestita all’ingresso della sala
congressi per procedere al tesseramento con un costo di dieci euro. Di quello che dagli stessi gilet viene definito un movimento «apolitico e apartitico», poco dopo viene annunciato la presentazione di una lista per le elezioni amministrative a Termini Imerese, in provincia di Palermo. 

«Perché – sostiene convinto il presidente onorario – ci danno al 5 per cento ma, in realtà, siamo al 20». Tutta colpa della
stampa che, senza distinzione di sorta, per i gilet sarebbe «al soldo dei poteri forti». Ed è il presidente regionale Peter Colletti ad ammettere che, in effetti, «la nostra sfida è quella di
riuscire a confrontarci con il potere
». Quanto Peter era ancora Pierluigi, nel 2018, ricopriva l’incarico di consigliere di amministrazione in Asec, la partecipata del Comune di Catania che si
occupa della gestione del gas in città. 

Seduti accanto a Colletti ci sono il segretario provinciale Amedeo Schembri e Maurizio Francesco Loritto.
Agente immobiliare il primo, imprenditore con una smodata passione per le moto il secondo.
«Al governo sono tutti incompetenti, incapaci e pagati per distruggere l’Italia», sentenzia Loritto. Ma quando dal pubblico un
coro di voci chiede da chi sono pagati loro, l’esigenza di un confronto con i poteri forti svanisce e l’imprenditore si
ritira in un laconico «su questo non mi sbilancio», invitando il pubblico all’applauso. Il primo di una lunga serie.

Nel frattempo, le telefonate tra il generale e i colonnelli si moltiplicano. Il nodo da sciogliere è la piattaforma su
cui effettuare il collegamento
. «Zoom non va bene generale – comunica Colletti a
Pappalardo – la chiamiamo su Skype». Di quella videochiamata però non c’è stata alcuna traccia. E il mancato
appuntamento con Pappalardo
non è stato l’unico inconveniente a deludere le aspettative dei gilet presenti. A
disertare il convegno è stato anche il primo cittadino di Messina Cateno De Luca, annunciato come ospite nel
manifesto dell’evento. «Purtroppo sta vivendo una situazione delicata in famiglia – spiega Colletti – e per
problemi personali non ci ha potuto raggiungere». 

Ma perché De Luca, il sindaco che dava la caccia al Covid con
i droni
, avrebbe dovuto prendere parte al primo congresso dei negazionisti della pandemia? «Perché in Sicilia
abbiamo bisogno di uomini coraggiosi», replica Colletti. Una chiamata alle armi, dunque, per la
quale le divergenze di opinione sul coronavirus non sembrano costituire un ostacolo. Ma la gente
mormora: «Non hanno presentato neanche un programma». Il segretario regionale, dopo
aver definito «infelice» l’osservazione dei partecipanti, sbotta: «Qua non è questione di programmi, ma di
sopravvivenza
». 

Gabriele Patti

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