A Palermo in questi giorni non c’è solo il Festino per rendere omaggio a Santa Rosalia. Oltre alla grandiosa macchina teatrale con la sfilata del carro la notte del 14 luglio e alla processione del 15, esiste un’ulteriore versione del Festino, più discreta ma anche questa molto sentita dai devoti, che trova le sue radici in un miracoloso episodio accaduto nel diciassettesimo secolo. Ci troviamo a Piazza Monte di Pietà, a pochi passi dalla Cattedrale, luogo in cui ogni anno, negli stessi giorni del Festino, viene celebrato il cosiddetto Festinello.
Per capire di che si tratta e come mai il Festinello si svolga proprio in questo quartiere, bisogna fare un tuffo nel passato. Nel 1625, nel rione Monte di Pietà, in via Panneria, vive e lavora come saponaro Vincenzo Bonelli. Sono gli anni in cui la peste miete vittime, tra cui la moglie dello stesso Bonelli. Disperato per la perdita della consorte, decide di salire su Monte Pellegrino per suicidarsi. Ma a un tratto gli appare Rosalia, che ferma il suo gesto e gli dice di riferire all’arcivescovo che le ossa ritrovate l’anno prima sul monte erano proprio le sue e che avrebbero dovuto portarle in processione per tutta la città, così da debellare l’epidemia. Infine la Santa rivela all’uomo che, come la moglie, sarebbe morto anche lui di peste. In punto di morte, Bonelli rivela quanto accaduto e l’arcivescovo Giannettino Doria, venuto a sapere dell’episodio, si adopera per il riconoscimento dell’autenticità delle reliquie. Il giorno della processione, così come aveva rivelato la Santa, tutti gli ammalati guariscono miracolosamente. Dopo la morte di Bonelli, gli abitanti del quartiere decidono di edificare una piccola edicola con l’immagine della Santuzza sulla facciata della sua casa: una lastra di ardesia in cui la Santa è raffigurata distesa per terra con due cherubini in procinto di sollevarla verso il cielo. Inoltre l’effigie è arricchita da dettagli realizzati in argento lavorato, come la cornice, la veste indossata dalla Santa e la corona sul suo capo.
Nel maggio del 1943 i bombardamenti alleati distruggono il quartiere, colpendo anche la casa di Bonelli. Ma l’edicola – tra l’altro la più antica in città dedicata alla Patrona – rimane incredibilmente integra. L’ulteriore miracolo ha portato gli abitanti del Monte di Pietà a ricollocare la lastra in un altro punto della piazza. Da questo momento nasce la tradizione del Festinello: attraverso l’autofinanziamento, la raccolta di offerte e l’impegno dei devoti, l’edicola viene adornata con uno sfarzoso apparato decorativo. Per cinque giorni si susseguono messe, giochi, canti, triunfi, e a volte vengono realizzate costruzioni che rappresentano la grotta di Monte Pellegrino o un carro in miniatura. Il culmine delle celebrazioni è il passaggio della processione dell’Urna con le Sante Reliquie, che fa tappa nella piazza proprio davanti la piccola edicola, unico momento in cui la tradizione del Festino e quella del Festinello si incontrano nella profonda devozione per la Santuzza.
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