IN QUESTA SEMPLICE CONSTATAZIONE C’E’ LA VERA RAGIONE DEL FALLIMENTO DEL PIANO GIOVANI: IL TENTATIVO, MALDESTRO, DA PARTE DI QUESTO GOVERNO DI RECUPERARE SUL PIANO DELLE CLIENTELE TUTTO QUELLO CHE HA PERSO SUL PIANO POLITICO E SOCIALE. NON C’E’ DA STUPIRSI SE IL GOVERNATORE E’ AL PENULTIMO POSTO TRA I PRESIDENTI DELLE REGIONI ITALIANE
Nella Sicilia di questi giorni la confusione politica e la confusione amministrativa la fanno da padroni. Forse – rifacendoci alle testimonianze orali e alle descrizioni dei libri – per trovare un momento così difficile per la nostra Isola bisogna tornare agli anni subito successivi al secondo conflitto mondiale. L’agricoltura era allo sbando, l’industria quasi scomparsa. La povertà era dominante.
Oggi lo scenario è un po’ diverso. Ma, tendenzialmente, la nostra comunità, invece di andare avanti, va indietro. E la povertà dilaga. Non c’è da stupirsi se i siciliani considerano l’attuale presidente della Regione, Rosario Crocetta, una mezza jattura (è al penultimo posto nel sondaggio Datamedia sui presidenti delle Regioni del nostro Paese).
Certo, le politiche dell’Unione europea non aiutano. Né ci aiuta la demagogia del Governo nazionale di Matteo Renzi.
Questo Governo nazionale, che rispetto ai temi economici e strategici della Sicilia è il peggiore di tutti quelli che l’hanno preceduto, solo quest’anno ha scippato dal nostro Bilancio 1 miliardo e 150 milioni di euro di accantonamenti, più altri 200 milioni di euro per la sceneggiata degli 80 euro. Soldi che sono stati tolti in anticipo alla nostra Regione, ma che – sotto forma di 80 euro ai redditi inferiori a mille e 500 euro al mese – sono stati distribuiti solo in minima parte.
Dopo questo scippo, grazie a un Governo regionale di ‘ascari’, il Governo nazionale ha imposto alla Regione siciliana la rinuncia a contenziosi costituzionali che, in buona parte, erano già vinti, per scipparci altri 5 miliardi di euro (e forse di più, come ha precisato, con la orza dei numeri, il nostro Massimo Costa, che nella vita fa l’economista).
Una rinuncia in cambio della quale il nostro inadeguato presidente della Regione si è accontentato di appena 500 milioni di euro.
Dopo di che, qualche giorno fa, il solito Governo Renzi ha firmato atti politici e programmatici ancora poco chiari (aspettiamo di leggerli) che prevedono nuovi permessi di ricerca di idrocarburi nel Canale di Sicilia. Oltre ai permessi di ricerca ci sono anche permessi per la coltivazione, ovvero per avviare l’estrazione di questo petrolio?
La presenza del petrolio nel Canale di Sicilia – e, segnatamente, anche entro le dodici miglia dalla costa siciliana – è nota già dagli anni ’50 del secolo passato. Ne era a conoscenza anche Enrico Mattei, l’indimenticato presidente dell’Eni.
Si tratta di un petrolio di scarsa qualità e a notevole profondità. Che, in ogni caso – così pensavano i grandi presidente della Regione di quegli anni, i Giuseppe Alessi e i Franco Restivo – avrebbero dovuto costituire una riserva. Concetto, questo, ribadito nella seconda metà degli anni ’80 da Rino Nicolosi.
Dovevamo aspettare Renzi e Crocetta per iniziare una disordinata e pericolosa ricerca di questo petrolio. Con gravissimi rischi per i delicati equilibri ecologici del Mediterraneo.
In questa condizione di grandi difficoltà internazionali e nazionali si innesta il Governo Crocetta che, con scelte amministrative che definire negative è poco, ha ulteriormente peggiorato le condizioni economiche e sociali della nostra Isola.
L’incredibile vicenda del Piano Giovani – 453 milioni di euro sostanzialmente bloccati da due anni – è la testimonianza del fallimento pressoché integrale di questo Governo.
La vera spiegazione di questo fallimento è tutta nel ‘dramma’ personale dei protagonisti di questa disastrosa esperienza politica e amministrativa. Impossessatisi, di fatto, della Regione nel novembre del 2012 – grazie, anche, alla dabbenaggine politica del PD e dell’Udc – il senatore Giuseppe Lumia, Rosario Crocetta e gli alleati ‘industriali’, già a sei mesi dall’insediamento non riuscivano a spiegarsi come mai, pur controllando tutti gli strumenti del potere in Sicilia, non riuscivano a canalizzare consensi elettorali.
Dopo due anni di governo e tre campagna elettorali, questi personaggi hanno raggranellato, anche su questo fronte, solo fallimenti. Con un consenso sociale, politico ed elettorale che decresce invece di crescere.
Sono andate male, nel 2012, per il Megafono, le elezioni politiche. Esperienza che è servita solo a riportare al Senato il signor Lumia letteralmente ‘fuggito’ dalle primarie del PD nelle quali sarebbe stato ‘bocciato’.
Sono state disastrose le elezioni comunali. Dove il Megafono non si è strutturato come movimento politico, ma ha fatto solo perdere Sindaci e consiglieri comunali al PD.
Ridicolo quello che è avvenuto alle elezioni europee. Dove un assessore regionale – Michela Stancheris – sostenuta da Lumia, da Crocetta, da Totò Cardinale da Mussomeli, dal Governo della Regione e da almeno 25 deputati regionali non solo non è stata eletta, ma è riuscita a prendere oltre 20 mila voti in meno di una candidata che veniva appoggiata solo da Articolo 4 di Lino Leanza.
Insomma: la gestione pedestre dei tirocini formativi era già tutta ‘scritta’ nel clamoroso tonfo elettorale di Michela Stancheris.
Il ricorso – secondo noi fuori legge – a ben quattro società esterne all’Amministrazione per fargli fare cose che avrebbero dovuto fare gli uffici regionali (e su questo si spera che la Corte dei Conti si svegli: non ci sono solo i caffè e i cornetti dell’Ars) non sono altro che il disperato tentativo di creare un consenso che Crocetta, Lumia e compagni vedono scemare giorno dopo giorno.
La verità è che questo Governo, in Sicilia, non lo sopporta più nessuno. Il dramma dei circa 10 mila dipendenti della formazione professionale lasciati senza stipendi, in alcuni casi per due anni, è l’effetto e non la causa di un Governo ormai privo di credibilità politica e istituzionale.
Non c’è settore della vita pubblica siciliana toccato dagli attuali governanti che non sia stato messo in difficoltà, dai Comuni alle Province, dalla forestazione all’agricoltura, dalla formazione alle politiche del lavoro, dal turismo ai lavori pubblici, dall’ambiente all’energia, dai rifiuti all’acqua. Il tutto in un quadro di illegalità amministrativa (e non soltanto amministrativa, alla luce di quanto è successo con i tirocini formativi, dove con la ‘sponda’ delle già citate società ‘esterne’ alla Regione, sono state messe in atto ‘operazioni’ per favorire amici, parenti e mogli di personaggi legati all’assessore).
Un fallimento totale, che consiglierebbe ai parlamentari dell’Ars di chiudere un’esperienza da dimenticare. Ma, si sa, non è facile per nessuno rinunciare a 18 mila euro al mese.
Così assistiamo al paradosso di un Governo regionale che esiste e resiste non per propria volontà, ma perché i deputati di Sala d’Ercole (che in maggioranza sono contro lo stesso Governo) lo tengono in vita per non andare a casa.
In questo scenario c’è una parte del PD siciliano – i nove parlamentari regionali cuperliani – che vorrebbe imporre una svolta al Governo. E che sta usando la mozione di censura all’assessore Nelli Scilabra come arma di ricatto: cari Crocetta e Lumia, volete salvare l’assessore Scilabra? Cambiamo la Giunta e noi la salviamo. Sennò votiamo a favore della censura!
Come si può notare, in tutta questa storia quello che manca è l’interesse per la Sicilia.
Diamo per buono il tentativo del PD di imporre a Crocetta una svolta. Resta una domanda: i dirigenti di questo Partito sono veramente convinti di governare con Lumia, Crocetta e i suoi alleati?
La fiducia dei siciliani, verso l’attuale Governo è ai minimi storici. I dirigenti del PD siciliano pensano veramente di risalire la china con Crocetta, Lumia e i suoi sodali, magari mantenendo in Giunta l’assessore Scilabra?
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