Il dramma degli incendi boschivi

Torna puntuale con l’estate il dramma degli incendi boschivi, una vera e propria emergenza che ogni anno trasforma in cenere le aree più belle del nostro territorio. Il patrimonio forestale italiano, tra i più importanti d’Europa per ampiezza e varietà di specie, costituisce un’immensa ricchezza per l’ambiente e l’economia, per l’equilibrio del territorio, per la conservazione della biodiversità e del paesaggio. Tuttavia ogni anno assistiamo all’incendio di migliaia di ettari di bosco, molto spesso dovuto a cause dolose, legate alla speculazione edilizia, o all’incuria e alla disattenzione dell’uomo.

Le conseguenze per l’equilibrio naturale sono gravissime e i tempi per il riassetto dell’ecosistema molto lunghi. Qualsiasi strategia di prevenzione e lotta al fuoco, per quanto valida nei suoi principi ispiratori, è destinata a fallire se non sostenuta dalla partecipazione della gente, sia in termini di coinvincimenti che di azioni materiali. La salvaguardia e la tutela dei boschi sono oggi strettamente connesse al grado di civiltà degli uomini, alla  loro cultura e sensibilità. Si rilevano, infatti, insufficienti i divieti e le sanzioni, i sistemi di lotta tecnologicamente avanzati, o altre iniziative adottate, in presenza di una coscienza sociale poco attenta alle esigenze dell’ambiente. La difesa del bosco e degli alberi, è ormai quasi esclusivamente connessa alla qualità dei rapporti che l’uomo è in grado di stabilire con l’ambiente.

Al riguardo, l’opera di sensibilizzazione delle popolazioni e di informazione dei cittadini, anche con il coinvolgimento dei mass media, non sarà pienamente efficace se non mira a realizzare una cultura della tutela del patrimonio forestale inteso come bene imprescindibile  che appartiene alla stessa collettività. E’ necessario, pertanto, dare opportuno impulso a tutte quelle azioni di carattere informativo e formativo che concorrono alla crescita di un cultura dell’ambiente e del bosco, promovendo la consapevolezza che uomini e alberi appartengono al medesimo contesto naturale. La disattenzione verso interesse e valore (il bosco ha oggi un valore più pubblico che privato, più generale che locale, più culturale che materiale, più ecologico che economico) spesso addebitabile all’incuria, alla scarsa attenzione ed educazione, alla superficiale conoscenza del bosco e del suo significato ambientale, in non rari casi nasconde mire speculative che andrebbero, sempre e ovunque, contrastate, tenuto conto del divieto di cui all’art. 9 della legge 1 Marzo 1975, n. 47 e di analoghe disposizioni regionali in materia.

La predetta legge vieta l’insediamento di costruzioni di qualsiasi tipo nelle zone boscate distrutte o danneggiate dal fuoco, impedendo, altresì, che tali zone assumano una destinazione diversa da quella avuta prima dell’incendio. Oggi si è promossa l’immagine del bosco come elemento del paesaggio e richiamo turistico, provocando l’effetto di un aumento della mobilità di massa e della presenza umana all’interno dei complessi boscati. Una presenza, spesso, che si traduce in azioni devastratrici ed inquinanti, mediante comportamenti irresponsabili, come l’accendere fuochi ed abbandonare rifiuti nei boschi; una presenza, molte volte, poco consapevole del valore delle risorse naturali di cui beneficia e non in grado di capire il significato e l’importanza del ruolo che esse svolgono nell’ambito territoriale, né il livello di produttività che tali risorse raggiungono sia in termini di biomassa che di servizi forniti alla società. Per la prevenzione degli incendi volontari, che spesso assumono la forma dell’atto vandalico o del ricatto alle istituzioni, e opportuno attuare tutte le misure tendenti a ridurre le tensioni sociali che potrebbero degenerare nell’uso del fuoco. 

Gaetano Bonaventura

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