Il cognato di Messina Denaro e l’impero di Patti Dall’incontro dal barbiere agli affari di famiglia

Galeotto fu un incontro dal barbiere, secondo i diretti interessati. Determinante è stata invece una parentela di notevole peso, secondo la magistratura. Una cosa è certa: gli affari di Carmelo Patti, nato operaio e morto cavaliere del lavoro, per decenni hanno avuto in Michele Alagna l’ingranaggio centrale. Patti, imprenditore di Castelvetrano, ha costruito le sue fortune sull’asse Sicilia-Lombardia-Campania, prima come fornitore di Alfa Romeo e Fiat, poi nel settore dei villaggi turistici acquisendo la Valtur. Alagna è il fratello della compagna di Matteo Messina Denaro. L’unica relazione di fatto riconosciuta dal superlatitante: la donna, Franca Anna Maria Alagna, oggi 57enne, vive ancora a Castelvetrano nella casa della mamma di Matteo Messina Denaro, la signora Lorenza Santangelo. E lo stesso nome della nonna, Lorenza, porta la figlia, oggi 22enne, nata dal rapporto tra Matteo Messina Denaro e Franca Anna Maria Alagna. «Sia l’età della donna (all’epoca del parto aveva 35 anni ndr) che la scelta della famiglia del boss di accoglierla in casa – si legge nel decreto di confisca – sono segni di una relazione che durava da tempo e la maternità una scelta consapevole, maturata con la stabilizzazione (nei termini in cui una relazione con un latitante può esserlo) del rapporto negli anni».

Secondo la magistratura palermitana e trapanese, è in nome di questo legame di parentela, che Michele Alagna avrebbe gestito gli interessi del superlatitante. Sia in ambito familiare, sia in quello degli affari. A cominciare dalle società di Patti, a cui il Tribunale ha confiscato un patrimonio di un miliardo e mezzo di euro, perché ritenuto funzionale agli interessi della famiglia mafiosa di Castelvetrano.

All’inizio degli anni Novanta Alagna insegna all’istituto tecnico Ferrigno di Castelvetrano. E muove i primi passi da commercialista. Nel 1991 ha un «illuminante e casuale incontro» dal barbiere. Conosce quel Carmelo Patti di cui diventerà nei decenni successivi inseparabile compagno di affari. A presentarglielo è il nipote, Giovanni Patti. E così il non ancora cavaliere ma già affermato imprenditore fornitore della Fiat, affida ad Alagna la contabilità delle sue aziende. Nonstante, per stessa ammissione del commercialista ai magistrati, in quel momento avesse un solo cliente, un locale commerciante di biancheria. «Patti aveva molta fiducia nei giovani», sottolinea ai pm Alagna. Che diventa così il dominus della Cable Sud srl, l’azienda che effettuava l’assemblaggio dei cavi elettrici per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese e per altre fabbriche dove si produceva la Fiat Marea e alcuni modelli di Alfa Romeo. 

Per i giudici che hanno disposto la confisca, Alagna – assolto, così come Patti, nel procedimento penale – sarebbe il regista della complessa architettura societaria a forma piramidale finalizzata a una colossale evasione fiscale, per permettere la creazione di riserve di fondi neri con cui finanziare il clan. In pratica la Cable Sud avrebbe affidato a terzi il concreto assemblaggio dei cavi elettrici, limitandosi a operare un collaudo sul prodotto finito, ma queste imprese – tutte dislocate a Castelvetrano – sarebbero state solo cartiere, senza nessuna capacità imprenditoriale, costituite per emettere fatture per operazioni inesistenti, allo scopo di evadere l’Iva e l’Irpeg. È il pentito Angelo Siino, ministro degli appalti di Cosa Nostra palermitana per anni, a dare conferma che la falsa fatturazione era finalizzata ad aprire canali di finanziamento per la consorteria mafiosa. Ma Alagna ha continuato a curare gli interessi di Patti anche con l’affare Valtur e la costruzione di villaggi turistici in Sicilia. 

Perché un semplice commercialista è stato protagonista di questa inarrestabile ascesa? Secondo il Tribunale di Trapani è «facilmente spiegabile con la parentela con Matteo Messina Denaro». Un rapporto non solo di affari. Alagna infatti era diventato uno di famiglia tra i Messina Denaro. Al punto da rappresentare il superlatitante anche in vicende delicate, come quando si dovette discutere della nascente relazione tra Patrizia Messina Denaro, sorella di Matteo, e Gaspare Como (i due poi si sposarono e Como è accusato di aver sostenuto gli interessi della primula rossa). Un rapporto che, stando alle intercettazioni captate dai magistrati, avrebbe fatto storcere qualche bocca a casa Messina Denaro. In un incontro risolutore con i parenti al completo, Alagna sarebbe stato presente «per conto» del super latitante. Partecipando «con un certo distacco e umorismo», annota un testimone. Proprio come uno di famiglia.

Salvo Catalano

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