Un sogno non solo per i residenti dei quartieri limitrofi, ma per i tanti cittadini che chiedono da tempo una grande area verde in centro città. I 17,4 ettari del centro direzionale Cibali, tra via Sabato Martelli Castaldi e via Cave Villarà, potrebbero diventare un parco urbano. È il contenuto della mozione presentata dal consigliere del Movimento 5 stelle Graziano Bonaccorsi a Palazzo degli elefanti. Non è una decisione, è una proposta di linea politica. Che l’amministrazione guidata da Salvo Pogliese dovrebbe sposare, decidendo che in quell’area si scelga di non costruire. Una faccenda che intreccia il piano regolatore generale di Catania e, a quanto pare, anche l’assessorato regionale all’Economia. Al quale sembra che l’area stia per essere ceduta.
Per comprendere meglio la questione bisogna partire da alcuni punti fermi: il Consorzio centro direzionale Cibali gestisce, per conto della Banca d’Italia e, prima ancora, di Sicilcassa, la grande area nel quartiere dello stadio Angelo Massimino, a poche decine di metri dal viale Mario Rapisardi. Secondo il piano regolatore del 1969 – mai cambiato – lì doveva sorgere un grande centro direzionale dove dislocare molti uffici comunali. I quali sarebbero stati collegati con altri snodi nevralgici della pubblica amministrazione tramite un asse attrezzato. Un affare per i padroni del cemento della Catania degli anni Ottanta. A fiutarlo sono i Cavalieri del Lavoro Gaetano Graci, Francesco Finocchiaro e Carmelo Costanzo: comprano i terreni coltivati dai cittadini e si preparano a trattare con Palazzo degli elefanti.
L’investimento iniziale viene fatto con un prestito di Sicilcassa che, nelle intenzioni dei tre, sarebbe lievitato con la collaborazione del Comune. Per le cronache dell’epoca, ci sono in ballo lavori per mille miliardi di lire. Un’enormità che il Consiglio comunale dell’epoca blocca, avviando suo malgrado il periodo che dura fino ai giorni nostri. Quello, cioè, dell’abbandono. Da anni, ormai, i liquidatori del Centro direzionale tentano di venderlo. Ma nessuno si è mai presentato per comprare quell’area. Tant’è che si è deciso di spacchettare l’intero lotto e dare il via libera a investimenti privati spezzettati. E qui si arriva alla proposta di variante approvata dalla giunta di Enzo Bianco il 10 luglio 2017, che avrebbe previsto l’edificazione di 165mila metri cubi di spazio. Il tutto pochi giorni prima che un clamoroso incendio devastasse l’intera area e, in virtù della normativa contro gli incendi boschivi, ne rallentasse i progetti di sviluppo.
Arriviamo così ai giorni nostri: le aree del Centro direzionale Cibali non vengono inserite nell’elenco comunale dei soprassuoli percorsi dal fuoco. Passaggio necessario per l’applicazione dei vincoli. Nei terreni accanto, inoltre, sono iniziati i lavori per la costruzione di un supermercato Eurospin là dove, come svelato da MeridioNews, il prg avrebbe previsto l’edificazione di una scuola. Il cantiere è stato in seguito bloccato per via dell’apertura di un’indagine della magistratura, dopo un esposto presentato in procura dal Movimento 5 stelle. I motivi del ricorso ricalcano per buona parte i dettagli delle autorizzazioni urbanistiche raccontati da questa testata: la proposta dei privati, infatti, cita anche la proposta di variante di Bianco. Che, però. non è mai stata votata dal Consiglio comunale di Catania.
L’ultimo capitolo della storia è la mozione di Graziano Bonaccorsi al senato cittadino. Nel documento si parla di un debito di Sicilcassa nei confronti della Regione Siciliana per quasi 155 milioni di euro, certificati dalla Corte di Cassazione. «Sicilcassa spa, a fronte di tale vicenda giudiziaria, pare abbia offerto alla Regione Siciliana la cessione bonaria di un’area di terreno ubicata in Catania in zona Cibali, pari a una estensione di quasi 18 ettari», si legge nella mozione depositata in municipio. Per dirla più semplicemente: per saldare il conto, la vecchia banca siciliana vorrebbe dare alla Regione l’area del centro direzionale. Che, quindi, diventerebbe ufficialmente parte del patrimonio pubblico. Un’area verde che potrebbe beneficiare, in queste condizioni, degli incentivi del decreto Clima, cioè una legge dello Stato per favorire la riforestazione delle grandi città.
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