Dopo il caso della Renault 4, l’attenzione del sindaco di Messina Cateno De Luca questa volta si è concentrata su un camper sbarcato il pomeriggio del 4 aprile. «Uno dei camper che ha attraversato lo Stretto, era un soggetto che viaggiava con un gatto che non ha saputo spiegare perché cazzo è venuto in Sicilia. Ora, ministro degli Interni, perché non lo va a rintracciare lei? – ha detto il primo cittadino durante la sua diretta Facebook – Perché non lo va a rintracciare lei, signor presidente della Regione? Il passeggero con il camper veniva dal Belgio. Ci hanno fatto tenerezza lui e il suo gatto, forse non sapeva neanche che c’era il coronavirus». È primo pomeriggio quando squilla il telefono della redazione di MeridioNews. «Quel soggetto di cui parla il sindaco De Luca penso di essere io e non c’è bisogno di cercarmi, sono a casa mia», dice la voce dall’altra parte della cornetta.
In realtà ci sono pochi dubbi. Sui social, infatti, è stata pubblicata la foto del suo camper con tanto di targa non coperta. «La titubanza deriva dal fatto che molte delle informazioni date sono sbagliate, anzi in pratica l’unica cosa vera è che viaggiavo in camper insieme al mio gatto», spiega Rocco a MeridioNews. «Innanzitutto non sono belga e non arrivo dal Belgio – racconta – Da tre anni vivo nel mio camper in giro per l’Europa».
Quando il coronavirus è arrivato anche in Italia, Rocco era a Granada in Spagna. «Sapevo benissimo dell’avanzare dalla pandemia non solo in Italia e in Spagna, ma anche in molti altri Paesi europei». Nella città dell’Andalusia, Rocco ha provato a fare la quarantena rinchiuso nel suo camper ma, «specie da quando le fontanelle sono rimaste a secco, è diventato impossibile». È la mattina del 2 aprile quando il giovane parte da Barcellona con una nave diretta a Genova, dove è arrivato il 3 aprile. «So bene che, in un momento così, rientrare a casa mia era ingiusto ma non avevo alternativa».
Casa sua è a San Gregorio di Catania. «Qui sono ho la residenza e anche tutta la mia famiglia. Adesso, da quando sono arrivato – dice Rocco – sono segregato in un piano della casa tra una stanzetta e il bagno. Sui social mi accusano di essere tornato per “fare le vacanze di Pasqua” ma mia madre mi lascia il cibo fuori dalla porta e non mi permette nemmeno di scendere in giardino». A Messina, Rocco è arrivato il pomeriggio del 4 aprile. «Era pure il giorno del mio 26esimo compleanno». Sbarcato, il giovane è stato multato. «Non so bene per cosa, le forze dell’ordine mi hanno detto “per avere superato lo stretto di Messina“».
Dalla Spagna all’hinterland catanese, Rocco è stato controllato diverse volte. «Mi hanno misurato la febbre e ho consegnato le autocertificazioni. Quando la polizia è salita sulla nave a Genova – precisa – hanno anche chiesto a ognuno dei passeggeri da dove arrivavamo, dove avremmo passato la quarantena e come saremmo giunti a destinazione». Dalla Liguria alla Calabria, diversi sono stati i controlli delle forze dell’ordine. «L’ultimo, in un autogrill a circa cento chilometri da Villa San Giovanni».
Arrivato a casa, il 26enne si registrato sulla piattaforma Sicilia Si Cura e ha mandato una mail per autodenunciarsi al Comune di San Gregorio e all’Asp di Catania. «Per lo stesso motivo, ho anche già informato il medico di base di mia madre», specifica. Un altro passaggio, il giovane lo ha fatto anche con un avvocato «per capire la possibilità di intraprendere un’azione legale visto che la mia faccia, la targa del mio camper e perfino il mio gatto sono finiti sui social dando il via a commenti pieni di un odio infondato». In questo senso, la preoccupazione del giovane riguarda soprattutto il dopo. «Quando tutto sarà finito, dovrò avere paura di fare in camper il giro della mia Sicilia?».
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