Negli anni dai conti del Comune di Catania a quelli di alcune delle cooperative sequestrate ieri sono transitati milioni di euro. Quando è stata resa nota la notizia dell’arresto di Pietro Biondi, tra chi lavora nel settore dei servizi sociali cittadini c’è stato un momento di stupore. Perché lui – protagonista dell’inchiesta Blonds su frode, corruzione, maltrattamenti ed estorsioni nell’ambito dell’assistenza a disabili, anziani e migranti, con la complicità anche di due dipendenti infedeli dell’Inps – è stato dal 2012 al 2017 «il datore di lavoro», in primis, delle ausiliarie degli asili nido comunali. Un business che, secondo le dirette interessate, sarebbe stato gestito anche sulla pelle delle lavoratrici in anni caldissimi: tra proteste in Consiglio comunale, occupazioni e aspre accuse nei confronti dei componenti della giunta guidata da Enzo Bianco. «Tutti sapevano – dice una di loro, che preferisce rimanere anonima – Comune, sindacati… Tutti. I nostri contratti erano a termine: nei periodi in cui non eravamo in servizio (per esempio le pause per le festività, ndr) non mantenevamo il posto di lavoro e venivamo riprese successivamente, al rientro a scuola. Capitava più volte nello stesso anno scolastico».
Le cooperative al lavoro coi piccoli catanesi erano due: la Progetto vita onlus e la Comunità per vivere insieme. Entrambe adesso sequestrate e protagoniste della vita amministrativa di Palazzo degli elefanti, almeno per quanto riguarda il settore dei Servizi sociali. La prima volta che appare il nome della Progetto vita onlus sul sito del Comune di Catania è il lontano 2013: l’associazione temporanea d’imprese che si è aggiudicata i servizi ausiliari negli asili nido municipali è composta da tre coop, tra le quali quella sequestrata a Biondi. Il contratto risale al 2012 e da quel momento in poi sono poche le cose che cambiano. Le fatture segnano importi complessivi per diverse centinaia di migliaia di euro. All’inizio del 2015, ad aggiudicarsi il nuovo appalto è la Comunità per vivere insieme, alla quale vengono pagate mensilità intorno agli 80mila euro fino al 2017.
Secondo l’accusa della procura di Catania – che, allo stato attuale delle conoscenze, non riguarda gli asili nido – Biondi, nella gestione delle sue coop, avrebbe risparmiato su più di un aspetto. Tra i quali anche i pasti. «Su questo, sinceramente, non posso dire nulla – continua la lavoratrice intervistata da MeridioNews – I pasti erano di buona qualità, altrimenti i genitori sarebbero stati i primi a lamentarsi. I risparmi, se ci sono stati, riguardano altro: io ancora aspetto pagamenti del 2012 e del 2016, con quello che è successo chissà se vedrò mai i soldi che ho guadagnato». Una certezza in più, su questi pagamenti, ci sarebbe stata se la Comunità per vivere insieme si fosse aggiudicata la gara d’appalto successiva, quella datata 2017 e del valore di poco meno di due milioni di euro per il triennio 2017-2018-2019. Dopo l’esclusione di due delle quattro partecipanti, era stata effettuata l’aggiudicazione non definitiva proprio nei confronti di quest’ultima coop. Che però era stata revocata il 20 luglio 2017 per il fallimento della società e la riscontrata irregolarità nei pagamenti dei contributi dei lavoratori per oltre un milione e 200mila euro.
Gli interessi delle cooperative legate a Biondi sulla città, però, non si esauriscono ai bimbi catanesi e riguardano anche i minori migranti non accompagnati. È con loro che lavorano, infatti, oltre alle due coop già citate anche una terza, sequestrata anche questa: si tratta de Il quadrifoglio, che gestisce una comunità alloggio in via Trieste 36. Al civico 13 della stessa strada c’è una seconda struttura dello stesso tipo, che stavolta si riferisce alla Comunità per vivere insieme. Tra il 2015 e il 2017, a queste due cooperative e a Progetto vita (che gestisce un centro per minori a Caltagirone) il Comune di Catania versa poco meno di 800mila euro per l’assistenza ai cittadini stranieri fino a 21 anni di età inseriti nei percorsi di accoglienza. L’ultimo pagamento, in ordine di tempo, è avvenuto l’11 luglio 2018 nei confronti de Il quadrifoglio, sulla base di un impegno di spesa del 22 maggio. Da allora, quelle coop sembrano essere sparite dai radar.
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