Il Benservito secondo Matteo

RENZI SI ACCINGE A GUIDARE UN NUOVO GOVERNO. MA NON HA ANCORA RESO NOTO IL SUO PROGRAMMA. CI SARANNO NOVITA’ PER IL SUD? OLTRE ALLE PAROLE, ASPETTIAMO I FATTI

di Gabriele Bonafede

La “politica estera” non appassiona più di tanto il nostro giornale, ultimamente. Ma visto che la vicenda ha monopolizzato l’attenzione anche in Sicilia, ci sembra giusto darne un minimo di descrizione.

Matteo Renzi ha dato oggi un benservito “a orologeria” a Letta che tutti aspettavamo come si aspetta il giorno dopo la notte, o la notte dopo il giorno. O come, qui in Sicilia, ci aspettiamo di mangiare le ‘sfinci’ a San Giuseppe, la cassata a Pasqua e la cuccia per Santa Lucia.

Si rimane tuttavia colpiti, e sfido chiunque a negarlo, nel seguirne “in chiaro” o, come si dice oggi, in diretta-stream,  le modalità: al vertice del PD, convocato dopo una telenovela nel miglior stile democristiano d’altri tempi, Matteo ha parlato come se fosse un Messia, un profeta, un evangelista.  Sicuramente ci ha saputo fare, pur ricordando, in un battibaleno, tutti i segretari-Dc da Fanfani in poi.

Insignito del potere decisionale nelle primarie vinte prima ancora di votarle, il segretario del PD ha parlato dal pulpito post-comunista e post-democristiano con il piglio dell’auto-insignito, dell’auto-proclamato, dell’auto-unto sic et simpliciter. E lo ha fatto in maniera persino convincente. Tanto convincente da far sciogliere come neve al sole le truppe dell’opposizione interna al PD: pochi minuti dopo Cuperlo ha financo chiesto di non votare la relazione di “Matteo”, abbandonando il campo prima ancora di schierarsi a battaglia.

Matteo non ha nemmeno sentito il bisogno di rispondere a programma con programma: non una parola ha speso per dire cosa farebbe il suo governo, a fronte di un programmino comunque uscito dalle segrete sale di Palazzo Chigi negli ultimi, forse encomiabili, giorni del primo (e forse ultimo) governo-Letta nella storia d’Italia.

Come farebbe un presidente mangia-allenatori nello sciagurato mondo del calcio, ha ringraziato Letta del lavoro fin qui svolto, ha preso in considerazione schemi tattici e stato fisico sin qui raggiunto insieme alla marginale posizione di classifica, complimentandolo pure, per mandarlo a casa in perfetto stile zampariniano: a Palermo, potremmo già chiamarlo “ZampaRenzi”.

Rimangono però molte domande. Che pesano come macigni su tutti gli italiani e su tutti i siciliani: cosa farà questo governo? Con chi governerà? Basterà l’entusiasmo, il “voler prendere rischi”, “l’ambizione”, “il vento in faccia” nella folle corsa per far ripartire l’Italia?

E in questo governo “firenzocentrico”, oltre alla rituale spartizione di poltrone tra giovinotti con qualche capello bianco in meno e belle “renzottine”, ci sarà qualcosa di concreto e di nuovo nella redistribuzione del reddito e nella politica fiscale e monetaria?

In particolare, noi ci chiediamo: Sicilia, Calabria, Mezzogiorno e Isole riceveranno ulteriori “attenzioni” per rafforzare non volute “eccellenze” nel maneggiare rifiuti e nell’accumulare munnizza e basi militari? Si continuerà ad affondare il coltello fiscale e a sforbiciare su scuole, tribunali e ospedali?

Nel frattempo c’è chi dice che, ereditata una situazione “migliore” nel Paese grazie al “lavoro sporco” di Letta, Renzi abbia tutto da guadagnare perché la situazione economica starebbe finalmente cambiando per il meglio. Sarà vero? La BCE, oggi, ha detto niet: siamo appesi a un filo, con le cose che vanno peggio di prima e la luce alla fine del tunnel, tante volte proclamata ai quattro venti, rimane sempre e comunque un piccolo puntino lontano.

A fronte di questo, c’è una grande voglia di fare, e si vede. Renzi potrebbe riunire le forze più disparate sull’onda dell’entusiasmo. Ma uno straccio di programma per un governo “di legislatura” ci vuole. Al momento c’è solo un nuovo allenatore, ma con la stessa squadra di partiti, e forse con qualche acquisto di rito, spesso superfluo, come si fa di solito a Gennaio.

Vedremo.  Intanto apriamo una linea di credito a Renzi, ma non più ampia di quella che aprono le banche alle imprese siciliane.

E speriamo comunque che non finisca tutto come a Zamparini lo scorso anno: con la retrocessione nella serie B del consesso internazionale, economico, sociale e culturale dell’Italia intera, a partire dalla Sicilia e dalla Calabria, i cui cittadini sono già da tempo considerati da serie B nelle segrete stanze del governo italiano.

Gabriele Bonafede

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