Il 2 novembre la Compagnia ‘Insanamente Instabile di Roberta Torre debutta al Piccolo Teatro di Milano

VA IN GIRO PER L’ITALIA LO SPETTACOLO ‘INSANAMENTE RICCARDO TERZO’ NATO CON LA PARTECIPAZIONE DI PAZIENTI PSICHIATRICI E ANCHE DI MEDICI. IL RUOLO IMPORTANTE E INNOVATIVO SVOLTO DALL’ASP 6 DI PALERMO. MENTRE LE ALTRE ISTITUZIONI – A COMINCIARE DAL COMUNE – RIMANGONO ASSENTI

di Sofia Li Pira

Roberta Torre, insieme con la sua Compagnia Insanamente Instabile, con la quale negli scorsi mesi ha messo in scena l’Insanamente Riccardo Terzo, si prepara a partire per Milano, alla volta del Piccolo Teatro dove debutterà il 2 novembre prossimo.

Il Piccolo Teatro è la prima tappa di una tournée che porterà la Compagnia per la prima volta fuori dalla Sicilia: un riconoscimento importante per un progetto nato come laboratorio teatrale per venti pazienti psichiatrici, ottenuto con mesi di duro lavoro e grazie al supporto dei medici e dei dirigenti dell’Asp 6 di Palermo che hanno creduto in un progetto di grande valore culturale e sociale. Attenti però con le definizioni: a Roberta Torre quella di teatro sociale non si addice…

Il tuo ‘Insanamente Riccardo Terzo’ ha interpretato con forme nuove un teatro comunemente definito “sociale”; un aggettivo nel quale non ti riconosci. Come mai?

“Il teatro sociale è una definizione che non appartiene al mio lavoro perché questo progetto è nato dal fatto che ho incontrato attori che sono anche dei pazienti psichiatrici, ma ho lavorato con loro come lavoro con gli attori. Anche loro, come gli altri, hanno imparato un metodo, una possibilità di utilizzare il loro corpo e le loro emozioni. E’ teatro e basta , e come tutto il teatro è fatto di corpi, di storie di emozioni e di attori che lavorano insieme su un progetto”.

Parlando degli attori della tua Compagnia Insanamente Instabile, li hai definiti “attori pazienti” e “attori impazienti”. Com’è nata questa distinzione?

“Non volevo definirli pazienti perché non li ho mai ritenuti diversi dagli altri, tra di loro ci sono alcuni attori straordinari in assoluto. Poi nel tempo c’è stato anche un motivo reale perché nel lavoro i più “pazienti” in assoluto, nel senso letterale del termine sono stati i pazienti, mentre gli altri hanno rivelato forme di impazienza quasi “patologiche” e paradossalmente diventava molto più facile lavorare con gli attori pazienti che con gli attori impazienti. Questa è stata una grande scoperta per me…”.

Da Palermo siete in partenza alla volta del Piccolo Teatro di Milano e poi a Roma al Teatro Valle: riconoscimenti importanti per il vostro lavoro, ottenuti portando avanti il progetto principalmente con le vostre sole forze. Chi vi sostiene oggi?

“Al momento i vertici dell’Asp 6 di Palermo, e cioè il dottor Antonino Candela, commissario straordinario, Giorgio Serio, direttore del dipartimento di Salute mentale, i dottori Maurizio Montalbano e Giovanni Mendola – quest’ultimo, impegnato in prima persona anche come attore in scena – sono tutte persone che credono molto nel nostro lavoro e ci sostengono. Sul fronte della cultura invece ancora tutto tace e i rappresentanti delle istituzioni palermitane non ci hanno supportato nonostante abbiano assistito a tutta l’evoluzione del progetto”.

Come vedi il futuro della compagnia?

“La compagnia ‘Insanamente Instabile’ è molto numerosa e coinvolge più di trenta persone tra la scena e quanti ci lavorano tra costumisti scenografi, musicisti organizzatori, insomma è una compagnia impegnativa; noi l’abbiamo voluta con tutte le nostre forze e l’abbiamo alimentata finora, ma adesso siamo a una svolta. Per rendere il progetto ‘Insanamente Instabile’ stabile, con un gioco di parole e per potergli dare un futuro le istituzioni si devono impegnare. Viceversa, se continuano a non comprendere il grande valore che questo progetto ha sul piano delle potenzialità di sviluppo artistico e non solo, sarà complicato. Per questo ho voluto fortemente offrire un palcoscenico anche oltre Palermo, perché il rischio è che qui muoia. La sfida per ora è riuscire a portare lo spettacolo e la compagnia fuori per darle maggiori possibilità, creare un ponte con realtà sensibili e proiettate nel futuro che comprendano che oggi il Teatro va in tante direzioni diverse e questa certamente è una delle più preziose. Noi abbiamo intenzione di accogliere anche attori pazienti e impazienti di altre città e , in futuro, anche fare un Festival Insanamente accogliendo compagnie Teatrali di tutta Europa , che parlino linguaggi diversi come una grande Torre di Babele. Sarebbe davvero un sogno. Se Palermo saprà accoglierlo e saprà guardare avanti bene, oppure questo grande progetto troverà spazio altrove”.

Redazione

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