«Le scelte di un grande partito non possono essere lasciate nelle mani di un uomo solo al comando. Dopo un’assemblea nazionale che ha visto emergere molti distinguo anche all’interno della maggioranza, il segretario non ha sentito il dovere di rispondere a chi da mesi, ascoltando la base, pone temi e questioni rilevanti dentro il partito». Mariella Maggio e Pino Apprendi, deputati regionali dem, esponenti dell’area di Roberto Speranza, rompono il silenzio affidando poche e calibrate parole a un’agenzia di stampa.
Nel day after della minacciata scissione del partito, i due dirigenti della corrente scissionista ammettono che «l’apertura della fase congressuale in queste condizioni appare l’ennesima accelerazione per non discutere dei reali temi di governo posti sul tavolo». Secondo i due deputati dem, «il guardare in una logica di rivincita» servirebbe soltanto «a mantenere personali posizioni di potere». Una critica in linea con quanto emerso a livello nazionale, che ha comportato una frattura per molti ormai insanabile, con possibili strascichi in Sicilia.
A cominciare dai nomi degli «scissionisti», che potrebbero non limitarsi ai due deputati dem. Della stessa area, infatti, anche il deputato nazionale Giuseppe Zappulla e diversi amministratori locali, soprattutto tra il Messinese e il Catanese. Ma anche l’assessore regionale all’Istruzione, Bruno Marziano, e l’ex presidente della Regione, Angelo Capodicasa, negli scorsi mesi hanno più volte strizzato l’occhio a Speranza. Anche se in molti dubitano che in caso di scissione, gli ultimi due possano davvero arrivare a dire addio al Pd.
In ogni caso, nella geografia politica di Sala d’Ercole potrebbe cambiare abbastanza poco: in caso di scissione Maggio e Apprendi da soli non avrebbero i numeri per creare un nuovo gruppo e l’unica alternativa potrebbe rivelarsi il gruppo Misto fino al termine della legislatura. Intanto i due deputati regionali lanciano un appello: «In queste ore anche in Sicilia attendiamo da Renzi un segnale che possa evitare questa dolorosa separazione i cui effetti graverebbero esclusivamente sui cittadini».
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