Ieri l’ultimo saluto a Manlio Sgalambro Padre Notari: «Scrisse della vita non banale»

«Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce e avrò cura di te». Le parole del testo più famoso di Manlio Sgalambro, la canzone La Cura, diventano un messaggio nel giorno del suo funerale. A leggerle, rivolto ai cinque figli, ai tredici nipoti e a centinaia di persone accorse per l’ultimo saluto al poeta, filosofo, scrittore, è padre Gianni Notari, parroco di quella chiesa Crocifisso dei Miracoli che per Sgalambro era un punto di riferimento quotidiano, a poche centinaia di metri da casa. «Un intelletto attivo, nonostante l’età», è come viene descritto dai più, vicini e conoscenti in una via Umberto a tratti bloccata dalla calca che si crea davanti all’edificio religioso. Lì anche il traffico, solitamente caotico, sembra improvvisamente diventato sobrio, come la cerimonia a lui dedicata. «Le sue parole sono dei lampi che illuminano il nostro vivere sociale, i suoi testi descrivono il quotidiano degrado – continua padre Notari – Ma i suoi testi esprimono una interiorità non banalizzata, una vita che non è una avventura noiosa».

Presenti alla cerimonia anche molti personaggi noti e istituzionali: dal sindaco di Catania Enzo Bianco, che descrive Sgalambro come «un grande figlio di questa terra, dove lascia un segno profondo», passando per il cantante Luca Madonia, il conduttore televisivo Salvo La Rosa. Ma anche l’anziano architetto Giacomo Leone, e il sindaco di Lentini Santo Mangiameli, «giunto qui dopo le proteste e le catene di ieri, perché Sgalambro era nato a Lentini», spiega Mangiameli. Il presidente del teatro Stabile, il giornalista Nino Milazzo, ricorda di averlo conosciuto «negli anni ’80, al mio ritorno da Milano. E’ stato un grande pensatore, anche se noto soprattutto per la collaborazione con Battiato». Franco Battiato, l’amico più ricercato dagli occhi dei presenti, partecipa in disparte, in ultima fila. Un mistero coglierne lo stato d’animo dietro gli occhiali da sole neri, tanto che ai giornalisti dice soltanto: «Non ho nulla da dire», allontanando le decine di telecamere.

Invitati sul pulpito dal parroco, sono gli otto nipoti più giovani, a ricordare con semplicità il nonno. «Era divertente», dice la più piccola scoppiando in lacrime. «Era premuroso», dice un altro poco più grande, e tra i banchi della chiesa, per qualcuno, l’emozione si fa forse troppo forte: una anziana donna, parente del filosofo, ha un mancamento. Qualche minuto di interruzione in attesa dei soccorsi, ma la cerimonia prosegue nel suo clima familiare e rassicurante prima che solenne. «Vostro padre non vi dirà più di lavarvi le mani. Ma avrà cura di voi, in un altro modo», conclude padre Notari. Il corpo di Manlio Sgalambro verrà seppellito nella cappella di famiglia nel cimitero di Lentini.

Leandro Perrotta

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