Iacp, la Regione denuncia il direttore Russo: «A rischio anche il commissario»

Dopo tante parole sullo scandalo che ha coinvolto l’Istituto autonomo case popolari etneo e che vede protagonista il direttore generale Santo Rubino Schilirò – rinviato a giudizio per falso, abuso d’ufficio e truffa – arriva la prima azione da parte della Regione Sicilia. L’istituzione, che ha il compito di vigilare sull’operato dell’Iacp, si è finalmente pronunciata contro il mantenimento dell’incarico da parte di Schilirò, la cui cattiva gestione dell’istituto ha causato, secondo le stime della Corte dei conti, un danno erariale di più di 30 milioni di euro. L’assessore alle Infrastrutture Pier Carmelo Russo  ha denunciato alla procura una situazione contraddittoria che vede il direttore mantenere la sua poltrona e restare a capo di un ente che si costituirà parte civile nel processo che a marzo lo vedrà imputato.

«C’è una norma regionale che impone la rimozione dall’incarico dei dipendenti rinviati a giudizio», spiega l’assessore. Norma che nel caso dell’Iacp catanese non è stata applicata. «Un  problema tecnico» lo definisce dal canto suo il commissario straordinario Antonio Leone. «Il Collegio di difesa – spiega – mi aveva comunicato che la legge alla quale Russo fa riferimento non si applicava agli Iacp perché per essi vale il contratto degli enti locali e non regionali». Per rispondere alle accuse di Russo, Leone ha convocato proprio il Collegio. La riunione è prevista nei prossimi giorni «per valutare le motivazioni presentate nella nota dell’assessore», dice.

Ma per la Regione la decisione del commissario ha la sola conseguenza di dilatare i tempi di permanenza di Schilirò al vertice dell’istituto. «Così l’ingegner Leone frappone ulteriore tempo rispetto agli atti dovuti – spiega Russo – Comunica che convocherà il Collegio di difesa per analizzare la questione. Però non c’è un bel nulla da analizzare. C’è solo da eseguire».  Secondo l’assessore, il commissario opera con troppa lentezza e per questo annuncia di voler sottoporre alla procura anche la sua condotta. «L’atteggiamento di Leone è certamente dilatorio – osserva – Ad accertare se sia anche omissivo sarà la procura. E in quel caso si agirà di conseguenza». Di fronte alla possibilità di essere denunciato, il commissario straordinario si mostra sereno e afferma che si difenderà davanti ai giudici.

Riguardo alle polemiche dei giorni scorsi sulla presunta scadenza del contratto del direttore generale, invece, Leone assicura che «la carica è ancora attiva o Schilirò non sarebbe al suo posto». Impossibile non chiedergli se, a prescindere da quanto ha evidenziato l’assessore, lui non ritenga opportuno rimuoverlo dal suo incarico, considerati i reati e la gestione personalistica di cui è accusato. «Verificheremo», risponde vago. E se avesse ragione Russo? «Prenderemo i dovuti provvedimenti», continua altrettanto genericamente.

Solo nei prossimi giorni si saprà forse se Santo Rubino Schilirò dovrà lasciare la poltrona che mantiene da più di dieci anni. Nel frattempo restano le tante contraddizioni. Come l’atteggiamento del Collegio legale dello Iacp che, da un lato, fa costituire l’ente come parte civile nel processo contro il direttore e, dall’altro, sostiene che la sua sospensione sia facoltativa. Sulla questione Russo non si pronuncia. «A farlo – dice – deve essere l’organo cui è sottoposto il controllo dell’ente». E cioè Leone. Un circolo vizioso? «I circoli si spezzano», risponde ottimista l’assessore. Per il commissario non c’è però alcuna incoerenza. La decisione dei legali non corrisponde per lui a un segno di sfiducia da parte dell’ente nei confronti del dirigente Iacp. «Quello che possiamo fare – dice – è attendere l’esito della vicenda giudiziaria». La costituzione di parte civile sembra quindi un atto dovuto in un processo i cui capi d’accusa costituiscono reati contro l’istituto. Non lo è altrettanto, però, la rimozione dell’imputato dalla sua carica di direttore generale.

[Foto di Viditu]

Agata Pasqualino

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