Quella del parco di Acqua dei corsari è una storia triste e, ancora, senza lieto fine. Una storia lastricata di buone intenzioni, quanto meno di facciata, che, come nel caso del proverbio, non hanno portato che all’inferno. Un inferno che in questo caso si chiama incuria, scarichi abusivi e rifiuti. L’area di lungomare che costeggia via Messina Marine e si estende per diverse centinaia di metri, fino ai confini con Villabate, fin dagli anni sessanta era stata scelta come deposito – discarica – per gli sfabbricidi di una speculazione edilizia che iniziava a muovere i suoi primi passi, specie sulla zona costiera della città, e che ormai è entrata nella storia come “sacco di Palermo”.
Sono servizi quasi dieci anni alle varie amministrazioni per riuscire a rimettere in sesto la zona della “ex” discarica. Anni e spese, circa quattro milioni di euro impiegati per lo smaltimento dei rifiuti, la bonifica della collinetta, il cosiddetto Mammellone, “nato” per effetto dell’accumulo, negli anni, degli sfabbricidi; piantare alberi, creare percorsi ciclabili e un anfiteatro con vista mozzafiato sulla costa palermitana. Un tesoro ultimato nel 2009 e mai veramente consegnato alla città.
In breve tempo, infatti, le sterpaglie e i rifiuti hanno finito col riprendersi l’area, intitolata nel 2012, anche grazie a una petizione popolare, all’imprenditore Libero Grassi, ucciso dalla mafia. E con i rifiuti non si sono fatti attendere anche i saccheggi e i deturpamenti, come il furto delle componenti dell’impianto di irrigazione e l’abbattimento di alcuni muretti in pietra. Praticamente assente la manutenzione, nonostante le continue rimostranze di associazioni e comitati civici. Così, questa mattina, partecipando all’iniziativa Clean up the world, promossa in tutta Italia da Legambiente, i volontari del circolo Francesco Lojacono, Legambiente Sicilia e il Comitato civico per il recupero della costa si sono rimboccati le maniche e hanno dedicato diverse ore alla pulizia dell’area.
«È un vero peccato – dice Gianfranco Zanna, direttore di Legambiente Sicilia – che una parte così bella della costa sia così allo sbando. Tanti sono i problemi burocratici, non ultimo il solito conflitto di competenze: la villa è di proprietà del Comune, mentre il parco appartiene al Demanio, cosa che blocca inevitabilmente qualsiasi tipo di intervento, ma ci impegniamo come associazione a pressare quanto più possibile l’amministrazione comunale non solo perché il parco possa rivivere, ma perché la città intera possa conoscere la bellezza di questo luogo».
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