‘I Vicerè’ finalmente a casa

“I Vicerè, dal romanzo al film”, questo è il tema di cui si parlerà oggi pomeriggio alle 17 nell’auditorium De Carlo dell’ex monastero dei Benedettini. L’evento rientra nella serie sempre più numerosa d’incontri organizzati dalla facoltà di Lettere nell’ambito di un progetto di avvicinamento tra il mondo dell’università e quello del lavoro, a dimostrazione che – a volte – i sogni si avverano e che dopo anni di sacrifici e di investimento nello studio, i propri sforzi vengono premiati. All’appuntamento pomeridiano con gli studenti saranno presenti il regista Roberto Faenza, la produttrice Elda Ferri e gli attori Alessandro Preziosi, Lando Buzzanca e Larissa Volpentesta; coordineranno Enrico Iachello, preside della facoltà di Lettere e filosofia, Antonio Di Grado, ordinario di Letteratura italiana e Fernando Gioviale, ordinario di Storia del teatro e dello spettacolo e di Storia e critica del cinema.

Durante la mattina, mentre la troupe sarà impegnata con gli addetti stampa per la promozione della pellicola, i cultori del genere potranno approfondire l’argomento partecipando al seminario “La città-teatro di Federico De Roberto” che si svolgerà alle 10 nel Coro di notte del Monastero dei Benedettini, per presentare la ristampa anastatica del volume “Catania” dello scrittore d’adozione siciliana, curata da Rosalba Galvagno e Dario Stazzone. 

Invece, per vedere il prodotto finito il pubblico catanese dovrà attendere la sera e recarsi, provvisto di debito invito, al cinema Odeon, in via Filippo Corridoni alle 21, anche se è più saggio arrivare con una mezz’ora minima d’anticipo, se si vuole trovare un posto almeno sugli scalini. È, infatti, questa la situazione che si è creata nelle ultime anteprime cinematografiche (come ad esempio per “Tutte le donne della mia vita” di Simona Izzo), in cui gli inviti distribuiti per tutta la città eccedevano in numero la disponibilità di posti in sala. I fortunati, o solo più prudenti, che arriveranno in tempo avranno inoltre il piacere di essere salutati dagli attori stessi in sala, che augureranno una buona visione. L’anteprima è organizzata con il supporto dell’assessorato ai Beni culturali, ambientali e pubblica istruzione della regione Siciliana, del dipartimento regionale dei Beni culturali, ambientali e dell’educazione permanente e di Sensi contemporanei e con la collaborazione di Provincia regionale di Catania, Etna film commission e del comune di Catania.

Il film uscirà nelle maggiori sale di tutta Italia venerdì 9 novembre. Invero, bisogna segnalare che i nostri colleghi romani hanno già avuto il privilegio di visionare la pellicola lo scorso 30 ottobre, ovvero molto prima della famigerata “anteprima” nazionale che si dovrebbe tenere proprio nella nostra città, patria anche della storia del romanzo, e di conseguenza dell’ambientazione e la maggior parte delle comparse. Ebbene sì, nonostante Roma e la sua Festa del Cinema abbiano snobbato qualche giorno prima il film, la capitale è riuscita ad averne il primato, con la partecipazione straordinaria del ministro per i Beni e le attività culturali Rutelli e della protagonista Cristiana Capotondi (“Notte prima degli esami”, “Scrivilo sui muri”). 

Al di là del fumo negli occhi che lustro e lustrini, vip e attori possono provocare, la proiezione del film è molto attesa dalla gente di Catania che ha vissuto attivamente lo svolgimento delle riprese: chi in prima persona (moltissime le figurazioni catanesi), chi solo di passaggio, nell’osservare una via Crociferi stranamente affollata di cineprese e operatori o il Monastero stesso che per qualche giorno è stato trasformato in set cinematografico a cielo aperto. Inoltre, di spiccato interesse è la storia stessa, epopea letteraria tratta dall’omonimo romanzo di Federico De Roberto, che racconta di un’antica famiglia catanese d’origine spagnola, gli Uzeda di Francalanza, sullo sfondo di un’Italia a cavallo tra il Risorgimento e l’unificazione. Citando il professor Di Grado, si tratta della “impietosa autobiografia di una nazione”, opera di sconcertante attualità, feroce affresco di quello che siamo noi italiani, ancora oggi, dopo oltre un secolo di censura.

Benedetta Motta

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