I tempi bui del medioevo

E’ una questione che a poco a poco, ogni giorno, sta conquistando spazi sempre costanti sui quotidiani. Non è di certo una questione nuova, anzi, per l’Italia quasi rappresenta una questione insita alla sua stessa storia, alla sua stessa nascita e formazione quale stato; nè d’altra parte, è una questione che forse mai si risolverà senza una solida presa di posizione, nel rispetto e nella coscienza delle reciproche autonomie, da parte dello Stato italiano.

 

Mi riferisco all’ingerenza nella res publica di una religione cattolica che si fa carico di una cultura intrasigente ed arrogante in un mondo che evolve sempre più in fretta, e che con questo atteggiamento commette, a sua insaputa, un duplice sbaglio: da una parte infatti, si mantiene invisa a quanti già difficilmente tollerano l’intrusione di una religione (una, mentre anche l’Italia ha conosciuto in passato e conosce progressivamente l’ affermarsi di tradizioni, culture, e religioni differenti meritevoli di rispetto e considerazione) nell’ordinamento civile; dall’altra è incurante del fatto che all’interno della sua stessa struttura vi siano opinioni ben diverse dalla tradizionale impostazione ecclesiastica. Tempo addietro l’opinione cattolica si è scatenata contro il referendum sulla fecondazione assisitita: non si è limitata a difendere le proprie discutibili opinioni, ma il cardinale Ruini ha invitato all’astensione, alla rinuncia quindi di esercitare un legittimo diritto dei cittadini. Quanti ascolteranno le sue parole è un discorso a parte, quello che qui interessa è rilevare come la religione si voglia assumere il compito di fare politica, come voglia confondere la legittimazione con la repressione della libertà individuale. In tal caso, se per un cattolico l’embrione è già considerato persona a tutti gli effetti, è evidente che la sua distruzione è inconcepibile, ma perchè si vuole obbligare chi la pensa diversamente a rinunciare alla possibilità di avere un figlio?

 

E’ riemersa così anche la vecchia questione sull’aborto. Pochi giorni fa ha commosso la vicenda di una madre che ha sacrificato la propria vita rinunciando alle cure per la propria malattia pur di non interrompere la sua gravidanza: ha suscitato ammirazione  – ed anche sgomento – questa personalissima scelta definita “un atto d’amore infinito”, ma sinceramente ho trovato alquanto infelice l’ opinione “E pensare che c’è gente che elimina un bambino per molto meno”, pronunciata da parte cattolica, come se l’aborto fosse un’esperienza facile, specie in Italia dove è praticato solo con il solo metodo chirurgico – e non farmacologico, come negli altri paesi dell’Unione Europea – e dove, più in generale, l’ educazione e l’informazione sulla sessualità sono ancora un argomento fuorilegge per non dire peccaminoso.

 

Di recente ha occupato le pagine dei quotidiani la serie di riforme promosse dal governo Zapatero in Spagna: l’ora di religione facoltativa, i matrimoni gay, la propaganda del ministro della Sanità per la prevenzione all’Aids. A tutto ciò la Santa Sede ha risposto con condanna e disapprovazione, pronta a ribadire che che le unioni gay sono una distorsione che si contrappone all’ordine oggettivo della natura umana, (stabilito evidentemente dal Vaticano), che le coppie di fatto non possono arrogarsi la dignità di un vero matrimonio, ( e forse che i figli nati da queste unioni sono diversi da quelli concepiti con la fede nuziale?) ed infine, per i divorziati risposati (che hanno il veto sulla comunione) è stato citato a monito san Paolo : ” Ciascuno esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice”.

 

Se stesso, appunto, e non anche gli altri.

Monica Menegazzo

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