«Parliamo di Greta, di riduzioni delle emissioni, di attenzioni all’ambiente, di turismo. E poi non si trovano i soldi per un servizio assolutamente indispensabile per il territorio. Il quadro è desolante». È amareggiato il sindaco di Collesano Giovanni Battista Meli. Da tempo il primo cittadino madonita tenta di tenere alte le attenzioni sulle zone montuose del Palermitano, che sono anche il polmone verde dell’area metropolitana. E la discrasia tra le parole e le azioni ritorna dopo i tagli drastici effettuati dalla Regione Siciliana per portare in pari il rendiconto 2018, dopo il miliardo di disavanzo rilevato dalla Corte dei Conti. Tra le misure indicate dalla giunta Musumeci c’è anche lo stop al milione di euro destinato alla prevenzione e agli interventi per controllo degli incendi boschivi, oltre ai 500mila euro per l’utilizzo di beni terzi per l’attività di antincendio boschivo e quasi 1,3 milioni per l’acquisto di beni di consumo per l’attività antincendio. Via anche i 500mila euro per la manutenzione ordinaria dei mezzi antincendio.
Uno scenario che preoccupa dunque le Madonie, che già a giugno avevano dovuto affrontare l’incredibile vicenda del rinnovo delle visite mediche dei forestali, effettuate proprio nel clou della stagione estiva. E dire che qualche giorno fa all’assessorato Ambiente e Territorio si era parlato di stabilizzazione del personale. «Abbiamo appreso dei tagli al servizio antincendio e ai consorzi di bonifica dai giornali – afferma Tonino Russo, segretario generale della Flai Cigl Sicilia – Se i tagli venissero confermati si tratterebbe di un fatto grave, perché così si rischia che la campagna antincendio non possa partire il prossimo anno o che comunque parta con una decurtazione importante. Penso ad esempio alle risorse finanziarie per la manutenzione dei mezzi, che sono fondamentali. Oltretutto molti di questi soldi servono per dotare i lavoratori dei necessari dispositivi di sicurezza. Ci preoccupano poi anche i tagli ai consorzi di bonifica, perché in questo modo si rischia di non poter far partire i servizi all’agricoltura come ad esempio l’irrigazione. L’anno scorso le risorse per il servizio antincendio si erano trovate».
I tagli drastici scelti dalla Regione saranno sul tavolo della discussione sulla riforma del settore forestale che, oggi 19 dicembre, vedrà impegnati i sindacati e la giunta Musumeci. «Con questo handicap il confronto parte già menomato – continua Russo – Da parte nostra chiederemo l’adeguamento al testo unico sulla forestazione che lo Stato ha adottato. Dal 2005 ad oggi da questo settore sono fuoriusciti circa 15mila lavoratori, che sono andati in pensione: siamo passati dai 35mila di 15 anni fa agli attuali 20mila. La richiesta è di trovare due sole fasce di lavoratori: quelli a tempo indeterminato e quelli a chiamata. Ma per questo servono risorse. C’è però da dire che ogni anno la Regione Siciliana ha speso sempre meno sui forestali, proprio grazie ai continui pensionamenti: prima del 2005 si spendevano più di 450 milioni di euro, oggi la spesa complessiva è di circa 270 milioni di euro. Ogni anno vanno in pensione circa un migliaio di persone, solo l’anno scorso ciò ha comportato un risparmio di quasi otto milioni di euro. Con queste somme risparmiate si può introdurre qualche giovane, perché l’età media dei forestali è molto alta. E si può far riferimento proprio all’antincendio, dove si rischia la vita e il lavoro necessita di energie fresche e giovani. Vedremo se questi tagli non condizioneranno la riforma del settore dei forestali».
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