Aria di libertà. È il profumo che ieri hanno sentito i giocatori del Palermo arrivati in ordine sparso al Barbera per sostenere le sedute individuali facoltative concesse dalla società sul manto erboso dell’impianto di viale del Fante. All’appello c’era anche il ventunenne terzino sinistro Francesco Vaccaro che, reduce come tutti dal lockdown, non vedeva l’ora nonostante l’assenza del pallone di riassaporare il gusto di correre in campo a contatto con la sua fascia di competenza.
«Sono arrivato allo stadio molto presto per godermi ogni momento subito dopo capitan Santana che è sempre il primo ad arrivare al campo ed è un esempio fondamentale per tutti noi – ha spiegato al sito ufficiale – le condizioni del terreno di gioco sono spettacolari, sembra di essere in uno stadio inglese. Peccato che, purtroppo, dovremo aspettare ancora per potere disputare una gara. Tornare al Barbera, come sottolineato oggi anche dal portiere Pelagotti che su Instagram ha postato un’immagine del campo taggando i compagni e a corredo di alcune parole culminate con la frase «Che bello rivederti! Home sweet home», è stato davvero emozionante e molto utile per l’umore e per la mente. Anche se da lontano, rivedere i miei compagni dopo tanto tempo mi ha dato la consapevolezza che forse la fine di questo incubo sia più vicina. Sul futuro restano molti interrogativi e timori, faccio ancora fatica ad immaginare come cambieranno le nostre vite. In queste settimane di clausura ho avuto la fortuna di non essere da solo. Abito assieme a Felici, Ferrante e Lucca e in compagnia il tempo passa più velocemente. Adesso aspettiamo di sapere cosa verrà sancito dalle istituzioni politiche e calcistiche sul futuro dei campionati, fino all’ultimo noi avremo la speranza di potere concludere e vincere il torneo sul campo. Ad ogni modo, qualsiasi decisione sarà presa, nessuno potrà mettere in discussione i meriti del Palermo. È stato un campionato dominato dalla prima all’ultima giornata disputata».
Proseguire il campionato, in ogni caso, rientra nelle corde di una società come quella targata Hera Hora che, per struttura, rappresenta un’eccezione nel contesto della serie D: «Nonostante l’intero mondo del calcio sia in difficoltà e in confusione, il Palermo sta dimostrando con i fatti di avere un’organizzazione straordinaria e non ha nulla da invidiare ai top club della serie A – ha aggiunto il numero 27 rosanero – durante questi due mesi di isolamento noi calciatori siamo stati costantemente seguiti e tutelati anche dal punto di vista economico a differenza di molti colleghi di altre squadre che sono in seria emergenza. Dopo avere consegnato le cyclette per proseguire al meglio la preparazione a casa, adesso la società ci ha dato la possibilità di potere utilizzare il campo del Barbera seguendo il programma del preparatore atletico. Un’ottima alternativa per non essere costretti a correre in un affollato parco pubblico con i rischi del caso».
In attesa di sviluppi in merito alla ripresa o meno del campionato, questa sosta forzata può essere sfruttata anche per tracciare un bilancio a titolo personale: «È stata una stagione decisiva per il prosieguo della mia carriera. I primi tempi sembrava quasi di vivere in una favola – ha ammesso l’ex Altamura che in questo campionato ha collezionato finora 20 presenze, di cui 18 da titolare, condite da tre assist vincenti – giocare in casa davanti a ventimila tifosi è un privilegio per pochi, ma con il passare dei mesi tra noi compagni di squadra è cresciuta la convinzione che quello che stavamo realizzando fosse il frutto di sacrifici e cultura del lavoro. Sarebbe un autentico sogno proseguire la mia esperienza in rosanero ma prima voglio pensare soltanto all’obiettivo stagionale che ancora non è stato raggiunto».
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