I distributori di assorbenti autogestiti nelle scuole  L’iniziativa degli studenti: «Il ciclo non è un lusso»

«Il ciclo non è un lusso». È questo il motto che ha ispirato il gruppo di Liberi pensieri studenteschi (Lps) a realizzare dei distributori di assorbenti autogestiti e di collocarli nei bagni delle donne degli istituti scolastici Principe Umberto di Savoia e Duca degli Abruzzi. Da venerdì scorso, accanto ai lavandini, ci sono due contenitori rosa con dentro gli oggetti più usati per l’igiene intima femminile durante le mestruazioni. «Nessuno di noi potrebbe mai pensare a un assorbente come a un bene di lusso – dice a MeridioNews Emma, studentessa di 17 anni che fa parte del gruppo – eppure in Italia sono tassati al 22 per cento, come se lo fossero». 

Una scatola di cartone riciclato, colorata o foderata di un rosa acceso, con in basso al centro un foro ritagliato. «Prendine uno se ne hai bisogno, lasciane uno se puoi», è la scritta accanto al logo di Lps. «Noi pensiamo che gli assorbenti siano un bene di prima necessità e, in quanto tali, debbano essere messi a disposizione di tutte». Dopo questi due plessi, (oltre al liceo scientifico Boggio Lera dove il contenitore era già stato installato qualche tempo fa) il progetto dovrebbe allargarsi a breve anche ad altri istituti. «In programma c’è già di attaccarli alle pareti dei bagni del liceo artistico Lazzaro e del convitto Mario Cutelli», anticipa la giovane. 

Alcuni dirigenti scolastici hanno accolto tiepidamente l’iniziativa degli studenti, senza autorizzarlo e senza rimuoverlo dopo l’installazione. Ad altri presidi l’idea è piaciuta al punto che «ci hanno proposto di sostituire la scatola di cartone con un contenitore più stabile di metallo – racconta la giovane – come nel caso dell’istituto Principe Umberto di Savoia dove sarà la scuola a sostenere le spese della sostituzione».

In questi pochi giorni, qualcuno ha già lasciato degli assorbenti sfusi e altre ragazze hanno potuto usufruito del servizio. «Lo spirito con cui abbiamo pensato a questo progetto – spiega Emma – è quello di uno spirito di solidarietà femminile». Non solo una questione strettamente economica, dunque, ma anche legata al tabù che il ciclo rappresenta ancora oggi. «Per molte ragazze – aggiunge – è ancora imbarazzante chiedere un assorbente in classe con il rischio che anche i compagni maschi possano sentire». Il contenitore è una soluzione semplice, «nessuno arrossisce a infilare la mano nella fessura per prendere o lasciare un assorbente», conclude la studentessa di Lps convinta che «la vera liberazione sarà quando non ci vergogneremo più di domandarlo in pubblico se lo abbiamo dimenticato e ci serve». 

Marta Silvestre

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